Il crimine in Sicilia, intervista a Nicola Malizia

PALERMO – Docente di criminologia e di diritto penale all’Università Kore, ed allievo dello scomparso grande luminare Gaetano Ingrassia, Nicola Malizia è un apprezzato criminologo e ci riceve nel suo studio a Palermo.

Prof. Malizia, è cambiato qualcosa in Sicilia in tema di percezione della sicurezza?

Partiamo subito dal fatto che una percezione soggettiva di serenità e un vissuto di sicurezza oggettiva nella propria vita quotidiana sono dimensioni cardine nella costruzione del benessere individuale e collettivo. Subire un crimine, non è meramente un dato che riguarda la statistica vittimologica, bensì può comportare una perdita economica, un danno fisico e/ psicologico dovuto al trauma. L’impatto più importante della criminalità e del crimine sul benessere delle persone è il senso di vulnerabilità che determina. La paura di essere vittima di atti criminali può influenzare molto le proprie libertà personali, la qualità della vita e lo sviluppo dei territori. Anche la tematica della violenza è strettamente legata alla sicurezza ( o meglio alla percezione della stessa) ed alla qualità della vita. Insieme a Lazio, Campania e Lombardia, la Sicilia si colloca in una posizione critica in ordine alla percezione di sicurezza da parte dei propri residenti, aggravata, diciamolo pure, dalle migliaia di immigrati che circolano in Sicilia ed aumentano in molti casi la popolazione carceraria“.

In tema di reati comuni, dove si colloca la Sicilia?

L’andamento dei crimini, crescente o decrescente, è indissolubilmente legato alla situazione economica della regione cui si fa riferimento. Visto l’alto tasso di disoccupazione, la perdita di posti lavoro, l’incertezza di un futuro e la mancanza di risorse economiche, tutto cio’ espone a commettere crimini anche soggetti che non sono mai entrati nel circuito penale-giudiziario, senza, con questo, giustificare mai i loro atti. Un’analisi comparativa relativa agli ultimi tre anni, ha visto in Sicilia un decisivo abbassamento di reati estremi come l’omicidio di mafia e gli omicidi maturati in altri contesti, segno questo che le politiche repressive in tema di criminalità organizzata hanno dato i loro frutti, anche se le estorsioni, in Sicilia, visto che la criminalità organizzata sembrerebbe in una fase di quiete o meglio sommersione, sono sempre continue a danno di esercenti pubblici. Sono aumentati, invece, i furti in abitazione, borseggi e rapine (criminalità da strada), le violenze sulle donne ( atti persecutori da stalking) e la violenza sui minori in contesti intra ed extrafamiliari, ma anche la criminalità ad opera di adolescenti, legati, ormai troppo spesso a comportamenti tossicomanici precoci o a situazioni di estremo degrado familiare“.

Parliamo dell’occupazione abusiva di case private, quanto inizia a preoccupare?

Direi parecchio, tenuto conto che si registrano presso le Forze dell’Ordine numerose denunce in tal senso. Tecnicamente, coloro i quali sono nelle lunghe liste di assegnazioni di case popolari o coloro che invece sono stati destinatari di sfratti esecutivi e non hanno la possibilità di ricevere assistenza dal Comune di appartenenza, approfittando anche della momentanea assenza dei proprietari di case private, con diversi stratagemmi, riescono ad introdursi negli appartamenti privati ed in pochi minuti cambiano la geografia della dimora abusivamente occupata, impedendo, con minacce o barricandosi dentro casa, il rientro a casa dei proprietari, i quali, vista anche la depenalizzazione in tal senso del reato, dovranno lottare non poco per riavere cio’ di cui dispongono. A cio’ si aggiungono i numerosi danni volontari creati dagli occupanti abusivi e le conseguenze psicologiche sui proprietari. Gli occupanti abusivi si sentono addirittura giustificati nelle loro azioni, specie in presenza di persone della famiglia che hanno patologie o di numerosa prole”.

Professore, allora, cosa si può e si deve fare per lenire la mole di reati in Sicilia?

Io sostengo che chi commette reati è spinto quasi sempre da una situazione di estrema difficoltà economica. Ormai non si disquisisce più sul singolo delinquente che commette reati per permettersi beni di lusso, ed in tal senso la natura dei reati ha ormai una matrice appropriativa ( specie nei furti o nelle rapine) diversa, che punta alla sopravvivenza, all’affrontare il quotidiano, alla mancanza di cibo. Il paradigma occupazione lavorativa – assenza di reato, oggi, è quanto mai attuale. Se il Governo nazionale attraverso politiche occupazionali estese non fornirà strumenti efficaci, abbassando in primis la pressione fiscale, l’andamento criminale del nostro Paese e della Sicilia in particolare non potrà avere sbocchi diversi da quelli di un aumento incontrollabile di reati; E’ mortificante, inoltre, assistere alla fuga di cervelli di nostri giovani che conseguono le lauree nel nostro Paese e poi mettono a servizio di altre nazioni la loro professionalità, spesso altamente qualificata“.

Giovanni Paterna

Redazione

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