Clochard rifiutato dalla clinica Latteri perché analfabeta e senza dimora: scoppia il caso a Palermo

PALERMO – La clinica Latteri di Palermo ha respinto un clochard con una frattura al femore perché “analfabeta, senza parenti e dimora”. Si legge così nelle lettera con la quale la clinica privata ha respinto l’uomo di 67 anni portato dal Policlinico per essere ricoverato.

L’uomo era stato visitato al Pronto Soccorso. Erano state eseguite le radiografie e accertata la frattura. In ospedale non c’erano posti letto e i medici avevano trovato la disponibilità alla Casa di cura Latteri in via Filippo Cordova.

Clinica che prima accetta il paziente e poi lo rimanda indietro con questa motivazione: “In atto non è possibile ricoverare il paziente nella nostra struttura – si legge nella nota – in quanto risulta analfabeta, senza parenti e dimora”.

Il paziente – dichiara il dottore Lawrence Camarda, direttore facente funzioni dell’unità operativa di Ortopedia del Policlinico – ieri sera è stato ricoverato nell’unità operativa di Geriatria diretta dal professore Mario Barbagallo. Questa mattina si sono liberati tre posti letto in quanto abbiamo dimesso tre ricoverati e dunque abbiamo disposto il trasferimento del paziente in Ortopedia. Questa vicenda dovrebbe indurre a realizzare concretamente una maggiore integrazione tra le strutture del servizio pubblico e quelle convenzionate per assicurare cure tempestive ai pazienti. Nel caso in questione, ossia la frattura del femore, secondo le linee guida, i pazienti dovrebbero essere trattati entro 48 ore”.

La possibile ispezione

Dall’assessorato regionale alla Salute fanno sapere che si potrebbe anche valutare nelle prossime ore di procedere con un’ispezione per esercitare il suo compito di vigilanza sulle aziende sanitarie.

La replica della clinica

La clinica Latteri replica a quanto accaduto: “La direzione della casa di cura Valsalva Latteri di Palermo, precisa che secondo le normative vigenti può prestare le cure a pazienti che siano in grado di poter dare il loro libero e informato consenso alle cure, diversamente da quanto è tenuta a garantire una area di emergenza pubblica che dovendo prestare istituzionalmente le prime cure può derogare a ciò per il bene del paziente. Nel caso di pazienti non collaboranti si richiede almeno l’assenso del parente più prossimo. Il trasferimento è stato frutto della consueta collaborazione tra le aree di emergenza cittadine e la casa di cura, che ha contato più di 200 casi di trasferimenti nel corso del 2022, anche in sintonia ad un protocollo che prevede procedure particolareggiate per tali trasporti a tutela dei pazienti e della loro sicurezza”.

Proseguono dalla clinica: “Purtroppo le condizioni di coscienza del paziente, la mancanza di riferimenti familiari che potessero sostituirsi nella espressione dell’indispensabile consenso alle cure, la sua condizione sociale, avrebbero necessitato dell’attivazione dei servizi sociali, che vista l’ora dell’arrivo dello stesso nel tardo pomeriggio sarebbero stati irrintracciabili. Ciononostante la casa di cura sin dalle prime ore del mattino ha preso contatti con il reparto di medicina del Policlinico ove il paziente era ospitato dichiarandosi disponibile al ricovero in ore diurne al fine di attivare le purtroppo necessarie procedure amministrative e fornire la meritata assistenza al paziente che dovendo essere sottoposto ad un intervento chirurgico si importante ma non vitale, prima del suo ingresso in sala operatoria avrebbe dovuto seguire delle procedure medico legali anche per mezzo di un tutore purtroppo necessarie. Da quanto appreso però anche presso lo stesso reparto il paziente avrebbe avuto evidenti difficoltà a prestare il consenso al trasferimento e pertanto nostro malgrado non è stato più possibile ricoverarlo”.

Consigliera Di Gangi: “Comune attivi subito procedure per effettiva fruibilità diritto alla residenza”

La notizia di un paziente respinto da una clinica “perché analfabeta e senza dimora”, se confermata, ci conferma che anche se solo due giorni fa tutte le istituzioni si sono dilungate in elogi di chi si prende cura degli ultimi e hanno affermato impegni a difesa dei fragili, la strada da fare per il riconoscimento dei diritti di tutti e tutte è ancora lunga.
Il Comune faccia subito la sua parte per rendere effettivamente fruibile il diritto alla residenza, anche virtuale, a tutti i cittadini e tutte le cittadine che ne hanno diritto“.