Clamoroso errore o verità? Oggi il presunto boss Yedhego in aula. “Non sono il generale”

Clamoroso errore o verità? Oggi il presunto boss Yedhego in aula. “Non sono il generale”

PALERMO – “Non sono io il generale”. Questo sostiene Mered Yedhego, il presunto boss del traffico di esseri umani arrestato nel corso di un blitz in Sudan ed estradato in Italia all’inizio di giugno.

Nello stesso giorno in cui la Procura di Palermo arresta 38 persone, nell’ambito di un’operazione contro il traffico di esseri umani, si svolge al Tribunale di Palermo l’udienza preliminare davanti al gup Alessia Geraci.

In aula è presente anche l’imputato che nello scorso fine settimana è stato trasferito dal carcere romano di Rebibbia a quello palermitano di Pagliarelli. Il detenuto ha più volte sostenuto di essere un’altra persona, che nulla ha a che fare con Yedhego detto ‘il generale’.

La difesa – con proprie indagini difensive – ha sentito (e ha prodotto davanti al gup i verbali) due uomini, che oggi vivono in Svezia con lo status di rifugiati, i quali affermano con certezza “che quello arrestato non è Mered ‘il generale’. In carcere c’è un’altra persona”.

Oltre a varie eccezioni (anche su alcuni errori relativi alla traduzione dell’interrogatorio di garanzia che, di fatto, ribalterebbero il senso delle risposte dell’indagato) la difesa, chiede l’immediata scarcerazione.

L’uomo in carcere, infatti, sarebbe un falegname arrestato per errore. Ma la Procura insiste sulla sua identità. E il gip, con la convalida dell’arresto, dà ragione ai magistrati.

Oggi, però, ci sarebbero i due testimoni pronti a dimostrare che Mered non sarebbe il latitante ricercato da due anni. Ma un giovane di nome Mered Tesfamarian. Come anticipa il giornale britannico The Guardian, uno dei due testimoni sarebbe Ambesyer Yeman, 23 anni, rifugiato eritreo, arrivato in Italia con l’organizzazione di Mered nel 2013.

“Non conosco il ragazzo che hanno arrestato, l’ho visto nella foto di un articolo pubblicato su Facebook, e ho detto immediatamente: ‘Ma questo non è Mered”, ha detto il ragazzo.

Dell’altro rifugiato il giornale inglese non fa il nome “per motivi di sicurezza”. Ma i magistrati di Palermo, guidati dal Procuratore Francesco Lo Voi, continuano a ritenere, come dicevamo poc’anzi, di non avere fatto alcun errore. E proseguono gli accertamenti sui tabulati.

L’ultima telefonata intercettata all’arrestato risaliva proprio al 23 maggio, il giorno prima del blitz eseguito dalle forze di polizia sudanesi nel corso del quale è stato arrestato. Ed in una relazione di servizio due interpreti della procura hanno ribadito che la voce della persona intercettata è identica a quella “registrata” in altre occasioni relative all’operazione “Glauco 2”, ed è attribuita a Mered Medhanie Yehdego, uno dei capi della “tratta” e latitante.