Il Cga reintegra il presidente del Parco delle Madonie, Angelo Pizzuto, e condanna la Regione al risarcimento

PALERMO – Gli States ormai sono storia vecchia. 

Per Angelo Pizzuto, infatti, definito dalla stampa statunitense come una sorta di “Ricucci d’esportazione”, gli strascichi della sua parabola americana si protraggono fino ad oggi.

Agente immobiliare, uomo dalla spiccata intraprendenza e spregiudicatezza, inglese fluente e fiuto per gli ambienti che contano. Fin qui tutto bene.

Poi però viene fuori una condanna a 18 mesi di carcere emessa dalla giustizia americana per evasione ai danni del fisco, evitata soltanto grazie al pagamento di 807 mila dollari.

Originario di Casteldaccia, si trasferisce negli Usa a 26 anni e comincia la sua carriera di immobiliarista. Carriera che non dev’essergli andata troppo male considerato il flusso di denaro contestatogli dal fisco e utilizzato da Pizzuto per fini personali pari a 2 milioni di dollari spesi in auto, cene e altri beni di consumo.

Il contenzioso si è chiuso con un cospicuo “ristoro” per le casse del fisco, ma la vicenda lo ha costretto a cambiare vita e a lasciare gli States.

Per Pizzuto comincia una nuova parabola, quella italiana, ma pare che anche qui le cose non vadano per il meglio. Tralasciando centinaia di polemiche che hanno riguardato il suo impegno politico, si giunge alla tanto contestata nomina a presidente del Parco delle Madonie del luglio 2012, incarico dapprima sospeso, poi addirittura revocato per alcune “criticità gestionali” evidenziate dal Tar.

Questa mattina si apprende la notizia che la Corte di Giustizia amministrativa ha annullato la sentenza impugnata del Tar e condannato la presidenza della Regione a titolo di risarcimento del danno, a pagare la somma di 25.119 euro oltre interessi e rivalutazione monetaria, alle spese del giudizio di 3.000 euro oltre spese generali di studio, Cpa, Iva e rimborso del contributo unificato.

La sentenza accoglie, dunque, le tesi difensive dei legali di Pizzuto riconoscendo l’illegittimità dei provvedimenti con i quali l’amministrazione regionale ha dapprima sospeso (11 luglio 2013) e poi revocato (2 aprile 2014) il presidente del Parco delle Madonie, modificando più volte le motivazioni nel corso di procedimento.

Il governatore, Rosario Crocetta, nel corso di una conferenza stampa, aveva additato Pizzuto come responsabile di atti volte alla ‘”manciugghia”, cioè di comportamenti dannosi per le casse della Regione.

Per il Cga “non si comprende bene perché i fatti relativi, che, come rilevato, presentano aspetti d’incertezza per non dire d’imprecisione, vengano qualificati come certi e gravi e tali da richiedere l’adozione immediata di provvedimenti cautelari”.

Per il collegio il provvedimento di revoca è illegittimo per “difetto dell’istruttoria che lo ha preceduto e per difetto della conseguente motivazione, che non dà ragione della pretesa gravità dei fatti contestati e manca di compararli ai comportamenti virtuosi dell’appellante”.