Cronaca

Capomafia di Brancaccio arrestato per estorsione e traffico di stupefacenti

PALERMO – È finito in carcere per estorsione e traffico di stupefacenti il capomafia di Brancaccio. Lo ha deciso il Giudice per le Indagini Preliminari. Il provvedimento è stato eseguito dal personale della Squadra Mobile e della Sezione Investigativa dello SCO della Polizia di Stato, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere ha interessato il capomafia di Brancaccio, gravemente indiziato di associazione per delinquere di stampo mafioso con funzioni di direzione e coordinamento delle famiglie mafiose che compongono l’omonimo mandamento.

Il capomafia di Brancaccio finisce in carcere

L’operazione si inserisce nella costante pressione investigativa, esercitata nell’area criminale di Ciaculli-Brancaccio, storico mandamento di Cosa Nostra, ad opera dei richiamati Uffici, con il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, che già il decorso 3 marzo ha consentito l’esecuzione di otto misure in carcere nei confronti di altrettanti indagati, aderenti al medesimo sodalizio, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, estorsione aggravata, traffico di stupefacenti e detenzione illegali di armi.

Estorsione e traffico di stupefacenti

In particolare le risultanze investigative hanno rilevato la costante influenza mafiosa svolta dall’indagato, attraverso riservatissime riunioni ed incontri programmati con altri sodali, soprattutto nei settori delle estorsioni e del traffico di stupefacenti, impartendo disposizioni e direttive sulle modalità attuative delle attività illecite.

Le attività investigative in argomento, inoltre, hanno messo in luce la capacità gestionale dell’odierno indagato tramite la composizioni dei dissidi tra gli associati e nel dirimere i contrasti insorti tra gli affiliati per il sostentamento economico agli associati detenuti, nonché nel condizionamento delle assunzioni di personale in una cooperativa attiva nei cantieri delle ferrovie.

L’omicidio di Giancarlo Romano

Il contesto sopra delineato si inquadra, peraltro, nei gravi fatti di sangue avvenuti nella predetta area il 26 febbraio scorso in occasione dell’omicidio in pregiudizio di Giancarlo Romano, uomo d’onore in forte ascesa all’interno della famiglia di Corso dei Mille, ed il ferimento del sodale Alessio Salvo Caruso con il conseguente fermo di indiziato di delitto di due indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’omicidio.

Nel corso dell’operazione, sono state eseguite numerose perquisizioni domiciliari, delegate dalla medesima Autorità Giudiziaria, nei confronti di soggetti indagati nell’ambito delle citate indagini per ricettazione e riciclaggio.

Nota

Il provvedimento cautelare in questione si basa sui gravi indizi di colpevolezza e su un quadro indiziario emerso nel corso delle attuali indagini, significando che le piene responsabilità penali per i fatti indicati saranno accertate in sede di giudizio.

Redazione

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