PALERMO – Salvatore Baglione è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d‘Assise d‘appello, ha confessato di essere colpevole dell’omicidio della moglie, Piera Napoli, che viveva con lui in via Vanvitelli a Palermo.
La giovane uccisa il 7 febbraio 2021, era una cantante neomelodica e madre dei loro tre figli. L’uomo ha agito nei confronti della donna con crudeltà, non per motivi futili e con premeditazione.
Confermata la sentenza di primo grado
La Corte presieduta da Angelo Pellino ha confermato integralmente la sentenza di primo grado, respingendo le richieste sia dell’accusa, rappresentata dal procuratore generale Lia Sava e dal sostituto Claudia Bevilacqua, che della difesa, rappresentata dall’avvocato Daniele Lo Piparo.
Le richieste riguardavano principalmente le circostanze aggravanti, piuttosto che la pena inflitta.
La famiglia, insieme ad alcune associazioni, si è costituita parte civile nel processo, assistita dagli avvocati Massimiliano Ficarra, Francesca Legnazzi e Silvana Laura Terrasi. Le provvisionali precedentemente concesse, che superano il mezzo milione di euro, sono state confermate.
Non futili motivi
La sentenza di primo grado, emessa il 20 ottobre 2022, aveva stabilito che l’imputato non aveva agito per motivi futili, poiché non poteva considerarsi futilità il fatto di aver compreso che il matrimonio con la donna era ormai terminato, né la gelosia causata dai rumori di una presunta relazione extraconiugale della donna.
Tuttavia, i giudici avevano anche stabilito che l’omicidio, perpetrato con 40 coltellate inferte con un coltello da macellaio utilizzato per disossare la carne, non era stato premeditato.
La Corte presieduta da Sergio Gulotta, supportato da Monica Sammartino, aveva negato le attenuanti generiche, riconoscendo invece le aggravanti della crudeltà e dell‘aver agito contro una persona in una posizione di minorata difesa, infatti, Piera Napoli si trovava seduta in bagno quando il marito scatenò su di lei la sua “furia omicida”.
Dallo strangolamento alle coltellate
“Baglione ha stretto saldamente il collo della moglie per un periodo significativo, limitandone la respirazione (…) avrebbe potuto completare l’azione di soffocamento, causando la morte della vittima ma invece ha continuato a colpirla ripetutamente“, così hanno scritto i giudici sulla crudeltà utilizzata dall’imputato, ma anche che l’uomo “ha prolungato l’agonia della moglie, infliggendole oltre 30 coltellate, alterando così i lineamenti del suo volto“.
In appello, l’accusa ha invece richiesto il riconoscimento di tutte le circostanze aggravanti, in particolare quella dei motivi futili: “Uccidere la propria moglie perché vuole lasciarti, massacrare la propria moglie perché vuole terminare la relazione, sono azioni motivate da motivi futili“, ha affermato senza mezzi termini Sava, contestando la decisione presa nel primo grado del processo.
Ha inoltre aggiunto: “Baglione ha parlato di una serie di mancanze da parte della vittima, come la sua mancanza di interesse per la cucina e per le faccende domestiche: uccidendola, l’ha punita per la sua disobbedienza e ha cercato di ripristinare il rispetto perduto“.
L’ imputato ha pubblicato su Facebook un’immagine con Robert De Niro e una citazione sul rispetto poco dopo l’omicidio.
Esclusa la tesi dell’incapacità dell’uomo di intendere e volere
D’altra parte, la difesa dell’imputato ha cercato di smontare le circostanze aggravanti ritenute valide nel primo grado. In merito alla crudeltà, l’avvocato penalista ha sostenuto che su un totale di 40 coltellate, solo 4 sarebbero state inferte al volto, e quindi non c’era alcuna intenzione da parte dell’imputato di sfigurare la moglie, come affermato dai giudici nella sentenza.
Inoltre, secondo la difesa, ben 20 delle ferite riportate dalla vittima sarebbero state causate dal suo tentativo di difendersi.
L’avvocato ha anche ribadito la presunta incapacità di intendere e volere di Baglione al momento dell’omicidio, sostenendo che l’azione fosse stata compiuta durante un raptus. Tuttavia, questa tesi è stata esclusa da una perizia già nel primo grado del processo.
I giudici, in un’unica udienza e dopo poche ore di camera di consiglio, hanno deciso di non apportare alcuna modifica alla sentenza precedentemente emessa e hanno confermato la condanna all’ergastolo per l’imputato.
In foto Piera Napoli