PALERMO – Sono finiti in manette due palermitani accusati di stalking e maltrattamenti.
Chi sono i due palermitani arrestati
Nel primo caso i carabinieri della Stazione di Bagheria hanno arrestato un 27enne bagherese nei confronti del quale il Giudice per le Indaghi Preliminari, su richiesta della Procura del Tribunale di Termini Imerese, ha disposto gli arresti domiciliari per il reato di atti persecutori che il giovane avrebbe commesso nei confronti del nuovo fidanzato dell’ex convivente.
In città, invece, i carabinieri della Stazione Palermo Villagrazia hanno arrestato un 40enne, già colpito dal “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa”, che avrebbe violato le prescrizioni imposte dall’Autorità Giudiziaria di Palermo.
Per l’uomo, indagato per maltrattamenti in famiglia, il Giudice per Indagini Preliminari ha disposto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, accogliendo la richiesta di aggravamento della misura cautelare avanzata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo.
Perché le vittime di violenza devono denunciare
Vicende come queste evidenziano la necessità che le vittime nutrano fiducia nelle Istituzioni e denuncino alle Forze di Polizia le violenze subite. Occorre non restare in silenzio, ma chiedere aiuto. La Rete Antiviolenza del Comando Provinciale carabinieri di Palermo è composta da militari specializzati, capillarmente diffusi nel territorio del capoluogo e della provincia.
Le stanze di ascolto protetto
Le donne e gli uomini che ne fanno parte sono dotati di una personale sensibilità e hanno frequentato specifici corsi di formazione presso l’Istituto Superiore di Tecniche Investigative dell’Arma dei carabinieri. La “Rete” ha a disposizione cinque “stanze di ascolto protetto”, ubicate nella caserma “G. Carini” sede del Comando Provinciale carabinieri di Palermo, presso la Stazione di Palermo Oreto, il Reparto Territoriale di Termini Imerese e le Compagnie di Cefalù e di Monreale.
È doveroso rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.