PALERMO – La Sicilia che conosciamo, con le sue meravigliose aree costiere capaci di attirare annualmente migliaia di bagnanti e turisti da ogni parte del mondo, potrebbe diventare un giorno soltanto un ricordo.
La nostra isola, infatti, rientra in quelle aree localizzate dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile, che rischiano letteralmente di sparire a causa dei cambiamenti climatici, delle caratteristiche geologiche del territorio e del progressivo innalzamento delle acque del mar Mediterraneo.
Il rapporto dell’ente, presentato a Roma nei giorni scorsi, ha individuato sette nuove aree costiere italiane destinate a finire sott’acqua nell’arco di un secolo. Quattro località si affacciano sul mar Adriatico: Pescara, Martinsicuro (Teramo), Fossacesia (Chieti) e Lesina (Foggia). Le altre si trovano sulle isole italiane: Valledoria (Sassari), Marina di Campo (Isola d’Elba) e, dulcis in fundo, la frazione di Granelli, in provincia di Siracusa.
Proprio in Sicilia il dato è allarmante e presenta dei numeri “record” per quanto concerne la previsione sulla perdita del territorio. Nella località costiera siracusana, infatti, è stimata la perdita di ben 6 chilometri quadrati di terre. Numeri superiori alle altre misurazioni effettuate sul nostro territorio.
Di questo passo, in assenza di interventi mirati, la nostra penisola – e in particolare la Sicilia – rischia di vedere sparire chilometri di costa e di patrimonio naturalistico, con gravi ripercussioni anche sulle economie locali e nazionali. Causa di tutto questo l’innalzamento delle temperature (come accade già da decenni al Polo Nord), i sempre più forti fenomeni meteorologici e i movimenti tellurici che caratterizzano il nostro territorio. Importanti responsabilità sono poi da attribuire all’aumento dei gas serra.
La zona costiera di Granelli, tuttavia, non sembra essere l’unica area siciliana che potrebbe essere fagocitata dal mare entro il 2100. Nella mappa delle zone a rischio disegnata dall’Enea, infatti, trovano spazio anche le aree del litorale catanese e delle Isole Eolie.
Nel complesso, poi, entro la fine del secolo l’Italia potrebbe perdere fino a 5.500 chilometri quadrati di coste dove attualmente risiede una buona parte della popolazione dello stivale. Davanti a una prospettiva del genere, il detto “siamo in un mare di guai” sembra essere davvero azzeccato.