Abolizione comma 1 articolo 81 Decreto Rilancio, Feneal Uil Sicilia: “Così si agevolerà il lavoro irregolare”

Abolizione comma 1 articolo 81 Decreto Rilancio, Feneal Uil Sicilia: “Così si agevolerà il lavoro irregolare”

PALERMO – “Cambiano gli attori, ma la storia si ripete e ancora una volta a pagare il conto della crisi sono i lavoratori del settore delle costruzioni“.

Questo è quanto dichiarato dal segretario generale della Feneal Uil Sicilia, Francesco De Martino, riguardo alla recente abolizione del comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio, che penalizza il settore delle costruzioni.

“In questo caso su proposta dei nuovi politici – prosegue De Martino – che dovevano rappresentare il cambiamento, e ci riferiamo ai deputati del Movimento 5 Stelle, su una loro proposta nell’ultima riunione della 5ª Commissione Parlamentare al Bilancio, con un colpo di spugna è stato abolito il comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio. L’articolo in discussione è frutto di un confronto serrato e di una esplicita richiesta delle parti sociali al governo, dal confronto con i ministri del Lavoro, Catalfo, e delle infrastrutture, De Micheli. Questi ultimi, sentite le parti sociali, hanno condiviso le preoccupazioni loro esposte e lo scorso aprile si è raggiunta un’intesa”.

Se non si interviene in tempo, ci sarebbe il rischio di aumento del lavoro non del tutto legale e non si andrebbe a favore delle imprese sane.

“Se l’atto irresponsabile prodotto dalla richiesta dei deputati del Movimento 5 Stelle – conclude De Martino –, non fosse ripreso in parlamento, e quindi ripristinato il comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio, così come concordato con le parti sociali nazionali, i danni per i lavoratori che rappresentiamo saranno irreversibili, si agevolerà il lavoro irregolare, si daranno vantaggi alle aziende del settore che operano non rispettando leggi e contratti e inevitabilmente aumenterà la concorrenza sleale tra le imprese edili, saranno emessi Sal dalle stazioni appaltanti e affidati lavori a imprese irregolari. Il Durc, soprattutto per congruità, nel recente passato ha dimostrato che non è da ostacolo per la ripresa del settore, tutto il contrario nella sua prima uscita ha fortemente dimostrato che è stato il volano della legalità, tutte le aziende che solitamente operavano nell’assoluta irregolarità sono state costrette a sottoscrivere i famosi accordi di emersione e quindi a regolarizzare le proprie posizioni. Anche nel recente periodo le imprese regolari hanno continuato la loro produzione e hanno continuato a versare regolarmente contributi e retribuzioni. Oggi le aziende hanno ripreso le loro attività con regolarità, quindi non comprendiamo la scelta della 5ª Commissione, sicuramente così non si aiutano le imprese sane, per le quali è stato chiesto da tempo di abbassare il cuneo fiscale, l’unica e vera morsa che stritola le aziende in Italia. Rispettiamo gli accordi e le intese raggiunte nei mesi scorsi, il sindacato ha fatto la propria parte sempre con responsabilità e per il bene del paese, adesso tocca al governo e a tutto il Parlamento dimostrare altrettanto rispetto degli accordi raggiunti”.

Immagine di repertorio