MONDO – Robert Redford, figura emblematica del cinema americano, è morto nel sonno nella sua casa di Provo, nello Utah. La notizia è stata confermata al New York Times da Cindi Berger, Ceo dello studio pubblicitario Rogers & Cowan PMK.
La carriera
Redford non è stato solo uno dei divi più amati: come attore ha interpretato ruoli indimenticabili in film quali “Come eravamo“, “Tutti gli uomini del presidente“, “Tre giorni del condor” e “La stangata“.
Ma la sua influenza è andata ben oltre lo schermo. Regista di talento, ha sempre voluto che le sue pellicole portassero con sé riflessioni importanti, parlando di lutto, potere, corruzione e temi sociali, sempre con grande intensità e grazie al suo fascino innegabile.
All’età di 40 anni Redford ha intrapreso anche la carriera da regista, guadagnando l’Oscar per la sua opera prima “Gente comune” (1980), un film che racconta la disgregazione di una famiglia borghese dopo la perdita di un figlio. Oltre ai riconoscimenti, questo film rappresenta una tappa fondamentale anche per il suo contributo al cinema indipendente.
Nel 1981 fonda il Sundance Institute, con lo scopo di dare spazio a nuovi talenti cinematografici, e pochi anni dopo prende in gestione un festival in Utah, che diventerà il celebre Sundance Film Festival. La sua influenza sulla scena indipendente statunitense è stata enorme.
Ha ricevuto anche un Oscar alla carriera, nel 2002, riconoscimento del vasto impatto che ha avuto non solo come artista ma anche come paladino di cause importanti.
Biografia
Robert Redford nasce a Santa Monica, California. Figlio di una casalinga, Marta W. Hart, e del lattaio Charles Robert, di origini irlandesi. Perde la madre all’età di 41 anni. Durante l’infanzia la famiglia attraversa momenti difficili: trasferita in roulotte, vive anche con pochi mezzi. Lascia gli studi nel 1956 per partire alla scoperta dell’Europa, in Italia e in Francia, in cerca di sé.
Capelli rossi, volto segnato dalle esperienze, Redford ha saputo interpretare ruoli molto diversi: non era mai cattivo vero, ma piuttosto l’eroe che molti avrebbero voluto incontrare. Dopo esperienze televisive (serie come “Perry Mason“, “Ai confini della realtà“, “Gli intoccabili“) debutta al cinema con “Caccia di guerra” (“War Hunt“) al fianco di registi e attori destinati a diventare grandi.
Negli anni ‘60 e ‘70 spiccano ruoli importanti: “Il mondo di Daisy Clover“, “La caccia“, “Butch Cassidy” (con Paul Newman), “La stangata“. Poi “Il grande Gatsby“, “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” e “I tre giorni del condor“.
Oltre al talento, Redford ha sempre manifestato una forte coscienza civile. Nel corso della sua vita ha denunciato le ingiustizie, promosso la tutela dell’ambiente, sostenuto giustizia e indipendenza d’espressione. Una sua frase rimane emblematica “Ogni generazione ha la possibilità di diventare guida del proprio tempo. Mi rattrista vedere che la mia sia così corrotta da non cogliere questa opportunità che poi è anche un dovere che abbiamo rispetto ai giovani di oggi: dovremmo lasciare in eredità qualcosa di buono piuttosto che un mondo che sta marcendo”.