Eccoci davanti al terzo lunedì di gennaio, considerato il giorno più triste dell’anno, meglio noto come “Blue Monday” o “lunedì malinconico“. Alla base di tutto ci sarebbero dei fattori che, intersecati tra loro, determinerebbero questo sentimento di sconforto diffuso. Di scientifico, però, pare esserci poco e nulla.
Abbiamo voluto, quindi, entrare dentro la questione, analizzandola dal punto di vista psicologico insieme a Valentina Gentile, Psicologa – Psicoanalista I.I.P.G.
Le origini del Blue Monday
Da dove è nata l’idea che possa esistere una giornata particolarmente triste? “Cliff Arnall, psicologo e ricercatore dell’Università di Cardiff (Regno Unito), ha coniato questo termine, per mezzo di un’equazione volta ad individuare il giorno peggiore dell’anno, il cui fine era quello di creare una campagna pubblicitaria per l’agenzia di viaggi Sky Travel“, spiega la nostra intervistata.
“La formula proposta sembrerebbe includere: il fattore climatico; i debiti contratti durante le festività; lo stipendio guadagnato a fine gennaio; il tempo passato dalla fine delle festività natalizie; il periodo trascorso dall’ultimo tentativo non andato a buon fine volto ad abbandonare una abitudine malsana; le motivazioni rimaste per perseguire i propri obiettivi e il bisogno di agire per cambiare la propria vita. Tenendo conto di tutti questi fattori, Cliff Arnall è giunto alla conclusione che il giorno più triste dell’anno dovrebbe essere il terzo lunedì del mese di gennaio“, aggiunge.
Bufala o verità?
Si tratta di una giornata molto discussa, c’è chi sostiene che si tratti di una bufala e chi, invece, intravede un fondo di verità. A dimostrazione dell’ultima tesi, alcuni Paesi prendono molto seriamente il Blue Monday: in Gran Bretagna, per esempio, molti non si recano nemmeno a lavoro onde evitare problemi.
Di avviso diverso la psicologa: “Credo che sia poco probabile pensare che tutti, in un singolo giorno, possiamo sperimentare tale vissuto. Basti pensare che l’equazione alla base di questa particolare ricorrenza, fondata sulla diminuzione di ore di luce e abbassamento della temperatura, non può considerarsi valida, per esempio, per chi si trova in Sicilia o alle isole Canarie e che quindi, può godersi il sole, il mare e le temperature miti“.
“Tuttavia, c’è la possibilità che a gennaio avremo le tasche più vuote dopo i regali natalizi e non ci è possibile viaggiare, soprattutto in questo periodo storico. Infine, sembrerebbe che lo stesso Arnall, qualche tempo dopo, ammise che la sua formula non poteva ritenersi valida“, specifica.
Lunedì? No, grazie
A prescindere dalla veridicità o meno del Blue Monday, di certo i lunedì non sono mai giornate particolarmente felici, soprattutto per chi lavora e, dopo il weekend di relax, deve ricominciare. Ma realmente questo può avere incidenza sul nostro umore?
“I giorni della settimana rimangono oggetto di dibattito per diversi studi che valutano ad esempio le cause delle variazioni dei rendimenti azionari nei giorni feriali (Pettengill, GN, 1993). Altri studi invece (Stone, A. A., Hedges, S. M., Neale, J. M., et al., 1985), disconfermano che il tono dell’umore sia più basso il lunedì e che, pertanto, non varia in base al giorno della settimana”, sottolinea la psicologa Gentile.
Ancora: “Tuttavia, si potrebbe dire che il lunedì segna l’inizio della settimana, per chi non lavora nel week-end, e potrebbe essere più faticoso, poiché non è facile tornare in ufficio e alla routine quotidiana, soprattutto se si ha del lavoro arretrato e delle scadenze imminenti”.
Anche gennaio, tra l’altro, è un mese strano che potrebbe provocare tristezza: “Per alcuni studiosi la stagionalità sembrerebbe ricoprire un ruolo importante soprattutto per l’umore e per le persone più suscettibili a tale deflessione. Il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD) è stato considerato da Rosenthal et al. (1984) come una sindrome caratterizzata da depressione ricorrente annualmente, sempre nella stessa stagione, il disturbo è descritto dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) come Disturbo Depressivo Maggiore ricorrente con andamento stagionale“.
I consigli della psicologa
Come affrontare al meglio questa giornata o, in generale, i momenti di sconforto/tristezza? Quali sono gli atteggiamenti, invece, da respingere? A questi interrogativi, Valentina Gentile ha risposto: “Condivido le parole di William Shakespeare ‘Date al dolore la parola; il dolore che non parla, sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi’. Credo che il dolore e la tristezza vadano ascoltate e non respinte, credo che questo possa essere un modo per affrontare questi momenti e questi vissuti. Ogni sentimento, ogni emozione è importante per la nostra economia psichica. Non esistono emozioni giuste o sbagliate, buone o cattive, ma tutte necessarie“.
Inoltre: “Queste emozioni, se vissute, possono avere una valenza ‘positiva’, nel senso che è possibile apprendere l’esperienza che ci danno. Purtroppo il dolore come ci suggeriva Bion (1963) non può essere esente dalla personalità, occorre del tempo. Necessitiamo di una capacità per soffrire il dolore e digerirlo, è una conquista che può avvenire solo nella relazione, originariamente fra mamma e bambino, e solo se il dolore è contenuto, bonificato, modulato, sottratto alla solitudine, può essere tollerato e gestito, quindi digerito e utilizzabile per la nostra esperienza di vita“.
Dalla “krisis” alla trasformazione
Non è sempre negativa la tristezza. Dai momenti peggiori, infatti, può esserci una rinascita, un “riscatto emotivo”. A chiusura della nostra intervista, la psicologa Valentina Gentile ci consegna una riflessione molto bella e particolare: “Amo molto la mitologia ed a proposito del mese di gennaio mi viene in mente Giano (Ianus), divinità romana a cui era dedicato il primo giorno di ogni mese e, in particolar modo, il primo mese dell’anno: gennaio (ianuarius). Si narra che Giano, sovrano dell’età dell’oro, era portatore della civiltà e delle leggi fra i popoli primitivi del Lazio. Egli è il protettore degli inizi e dei passaggi, infatti il suo viso è raffigurato con due volti, l’epiteto è quello di Giano bifronte, colui che guarda in direzioni opposte: l’inizio e la fine, l’entrata e l’uscita, l’interno e l’esterno“.
“Gennaio per noi segna l’inizio di un nuovo anno e, come ogni nuovo inizio, potrebbe mettere in crisi, ma credo che ogni krisis, se vissuta, possa portare a delle trasformazioni, a dei cambiamenti utili per una crescita mentale. Credo che la vista binoculare: interno e esterno, passato e futuro, che ci dà Giano (Gennaio) possa darci una mano a so-stare nell’ignoto di questo mese e nei nuovi inizi“, conclude.
A compensare il tutto, tra l’altro, lo stesso Arnall calcolò anche il giorno più felice dell’anno: coinciderebbe con i giorni di solstizio estivo (tra il 21 e il 24 giugno). Impariamo, quindi, a considerare la felicità una priorità nella vita di tutti i giorni, non “soffocando” la tristezza, ma lasciando che “esploda” per poi scomparire.