“Inés dell’anima mia” di Isabel Allende

“Inés dell’anima mia” di Isabel Allende

Il 2 agosto la Señora Isabel Allende, scrittrice cilena da milioni di copie, ha compiuto ottant’anni.

Nata a Lima in Perù, fin dalla più tenera età ha cominciato a dissetarsi da una sorgente immaginaria a banchetto con la realtà, nella stesura delle opere lodate in aeternum dalla letteratura mondiale.

Più di 40 romanzi best sellers portano la sua firma, madre prolifica della saggezza dei sogni promossi abbagli di visione onirica nelle magiche atmosfere.

Pubblicato nel 2006, il romanzo d’avventura “Inés dell’anima mia” diventa scenografia romanzata della colonizzazione del Cile del sedicesimo secolo. Le terre del sud America si affollano di spagnoli alla ricerca di ricchezze promesse dal Nuovo Mondo.

La giovane Inés de Suárez sposa Juan de Málaga (nonostante il diniego assoluto della sua famiglia), un conquistatore ambizioso che da lì a poco partirà alla ricerca di ricchezze confluite nella polvere di luce assai preziosa: l’oro. Inés insegue la scìa delle sue tracce mossa dalla sete di Libertà nel pacifico conflitto di ritrovare il marito disperso.

Non per amore, che non provavo più, né per lealtà, che non meritava, ma per il fascino della libertà. Là, lontano da chi mi conosceva, sarei bastata a me stessa…

L’incontro con Pedro de Valdivia a Cuzco, segugio affamato del Potere come Inés lo è della Libertà, consacra l’unione di due avvoltoi ostinati a compiere cerchi concentrici senza fine sulla preda prescelta.

Ogni tentativo di azzannare con le unghie e con i denti la vittima della conquista, darà linfa al coronamento ambizioso delle due forze guerriere. Insieme, Pedro e Inés affronteranno un viaggio nel deserto di Acatama prima di inoltrarsi nel territorio del futuro Cile. Con la fondazione della bellissima città di Santiago, la conquista lascerà dietro di sé lo scheletro del popolo indigeno straziato dalla convivenza impossibile tra indios e spagnoli.

Isabel Allende ha impiegato quattro anni di ricerche nella ricostruzione del personaggio Inés de Suárez, una donna dalle grandi capacità comunicative del XVI secolo, dall’Allende promossa eroina nelle pagine del romanzo.

La biografia della “conquistadora” inizia dalla fine dei suoi giorni, a partire dai ricordi personali a quelli che di diritto sono patrimonio storiografico e costruttivo del Cile di oggi.

Tanti i pericoli superati da immensi sacrifici dipingono le qualità di Inés come una donna coraggiosa, passionale che, resa forte dai drammi attraversati lungo il perimetro del suo sguardo, ha cambiato la mappa storica del Paese.

Nella vita di Inés de Suárez tre uomini hanno preso parte alle leggendarie spedizioni alla conquista della Corona spagnola. Juan, Pedro e Rodrigo, quest’ultimo più giovane di lei, governatore del Cile e terzo compagno di passioni condivise a staffetta con Valdivia. I rapporti conditi da epiche battaglie accelerarono il passo alla metamorfosi della donna troppo evoluta per il secolo artigiano della sua indole moderna.

L’audacia dell’impavida spagnola non la sottrae all’appellativo di “bruja” (strega), quando, durante la spedizione nel deserto guidata dal capitano Pedro de Valdivia, la mancanza d’acqua fu fronteggiata liberando dalla terra cospicue risorse con una bacchetta. Potere magico avuto in dono dalla madre.

Ancora una donna protagonista di un romanzo best seller della pasionaria dei diritti dell’anello debole al comando della catena umana. Con “La casa degli spiriti” (1982) la scrittrice ha concretizzato una figura immaginaria, Inés de Suárez è invece una donna autentica la cui storia è stata acquisita da un romanzo propedeutico al mito dell’eroina spagnola.

La lettura coinvolge i sensi in uno scenario avventuroso, a tratti romantico solo per alleggerire la riproduzione della sofferenza inflitta dalla barbarie delle operazioni militari. Del personaggio romanzato di Inés, la scrittrice ne ha evidenziato la figura femminile di rilievo in un contesto, come la guerra, appannaggio esclusivo degli uomini. La trasposizione letteraria delle gesta avventurose di Inés de Suárez, ha dato visibilità a una donna dal forte temperamento di cui poco è stato riportato nelle biblioteche specializzate in studi storici.

Quando ho saputo della sua esistenza, quando ho letto quelle brevi frasi all’interno dei libri, mi sono detta: ‘Ah… Ma chi è questa donna? Cosa ha fatto?’ e ho dato inizio a una ricerca su di lei, una ricerca che mi ha preso molto tempo perché su è stato scritto davvero poco. Ma d’altra parte è stato un vantaggio perché mi ha permesso d’immaginare tanto“.

Le memorie di Inés de Suárez furono consegnate dalla figlia Isabel de Quiroga nel 1580 alla chiesa dei dominicani, affinché fossero conservate con delicata cura. Nel 1580 Inés de Suárez moriva a Santiago del Cile.

"Inés dell'anima mia" di Isabel Allende