MONDO – “Per il Ticino cerchiamo accompagnatori/accompagnatrici per il suicidio assistito“. È quanto si legge in un annuncio di lavoro inusuale apparso il 13 gennaio.
A pubblicarlo è Exit, probabilmente la più conosciuta delle associazioni che in Svizzera si battono per il diritto all’autodeterminazione e che ha deciso di fare un’eccezione e pubblicare l’annuncio poiché attualmente infatti non ci sono abbastanza accompagnatori per far fronte alle richieste.
Richieste che, indipendentemente dagli effetti della pandemia, “tendono a crescere già da diversi anni, in Svizzera come in Ticino“, riferisce la portavoce Danièle Bersier.
L’anno scorso nel cantone i suicidi assistiti con Exit sono stati 28. Se ne erano contati 19 nel 2021, 26 nel 2020. I dati nazionali per l’intero 2022 saranno pubblicati nelle prossime settimane, l’anno precedente si erano avvicinati i mille casi.
L’aumento, anche questo è da sapere, non è legato al fenomeno del cosiddetto “turismo della morte“: Exit infatti fornisce assistenza al suicidio solo a persone residenti in Svizzera o che, pur vivendo all’estero, hanno il passaporto rossocrociato.
Quello offerto non è un posto a tempo pieno, si calcola un’occupazione flessibile del 20% circa.
“Molti accompagnatori sono pensionati o hanno comunque un’altra professione“, ricorda Bersier. A colpire nell’annuncio è anche la richiesta di una padronanza molto buona della lingua tedesca, oltre che dell’italiano.
I motivi sono essenzialmente due: la sede di Exit per la Svizzera tedesca e il Ticino è a Zurigo ed è lì che sono previste anche le cinque giornate di formazione teorica, prima di passare all’introduzione pratica.
Inoltre “a Sud delle Alpi vivono molti membri di Exit che parlano tedesco“, e vista la natura delicata della relazione che si va a costruire, si vuole che possano esprimersi nella loro lingua materna.
Fra gli altri requisiti, indispensabili sensibilità, capacità di comunicazione e una certa esperienza di vita (l’età minima è 40 anni, la massima 66).
Bisogna infine essere, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, psichicamente stabili. L’idoneità sarà accertata anche dal Centro di Psicologia dello Sviluppo e della Personalità dell’Università di Basilea.
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