KARAJ – Era stata condannata a morte per avere ucciso il marito, ma prima di essere impiccata sarebbe morta di infarto. Una fatalità causata dalla “carneficina” precedente, con ben 16 uomini impiccati prima di lei, e una condanna che fa ancora discutere sulle condizioni di trattamento delle donne in Iran, oltre che sulla legittimità nel 21esimo secolo della pena di morte. Nonostante la morte sia avvenuta prima dell’effettiva impiccagione, il corpo della donna sarebbe comunque stato appeso al cappio.
Il fattaccio è successo nel carcere di Rajei-Shahr, nella città di Karaj, una trentina di chilometri ad ovest di Teheran, in Iran. La protagonista della vicenda risponde al nome di Zahra Esmaili, passata agli onori della cronaca nel 2018 per l’uccisione del marito, in quanto, a suo dire, si sarebbe dovuta difendere dalle violenze che egli stesso perpetrava nei confronti di lei e dei figli.
Una vita di inferno e un’impiccagione che, se già non fosse terribile di suo, è stata eseguita seguendo il freddo protocollo, mettendo alla gogna il corpo di una persona già morta per avere assistito ad altre terribili atrocità.
Quanto accaduto è stato riportato dalla Bbc. L’emittente, in tal senso, ha citato l’avvocato della condannata, che ha raccontato che nel certificato di morte viene specificato come il decesso sia motivato proprio dall’arresto cardiaco precedente all’esecuzione.
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