MONDO – Quest’oggi, 19 agosto 2024, ricorre la Giornata Mondiale della Fotografia, un’occasione per celebrare la cosiddetta “ottava arte” e per apprezzarla come forma di espressione e mezzo di documentazione storico-culturale.
Venne istituita nel 2010 dal fotografo australiano Korske Ara e dalla World Photography Day Foundation, un’organizzazione volta a promuovere e ricordare la rilevanza di questa grande innovazione, attualmente considerata fin troppo ovvia, ma che all’epoca fu un’importante scoperta.
La scelta della data è stata appositamente pensata, in quanto coincidente con il 19 agosto 1839, giorno in cui il fisico francese François Arago presentò ufficialmente all’Accademia delle Scienze e delle Arti Visive di Parigi, e più in generale a tutta la Francia, il dagherrotipo, ovvero il primo procedimento fotografico per sviluppare le immagini, a cui lavorò con la collaborazione del chimico Louise Jaques Mandé Daguerre.
Però, l’invenzione della fotografia risalirebbe addirittura al 1826, grazie al pittore/incisore Joseph Nicéphore Niépce, considerato il “padre” di essa, nonché autore del primissimo scatto fotografico di sempre, con l’eliografia chiamata “Veduta della finestra a Le Gras”, un’immagine raffigurante il paesaggio al di fuori del suo studio a Saint-Loup-De-Varennes, impressa su una lastra di rame e argento, ricoperta da bitume di Giudea.
La fotografia era di qualità scarsa e sgranata, oltre naturalmente al fatto di essere in bianco e nero, e per di più sono servite ben otto ore di esposizione per arrivare a tale risultato.
Dopodiché nacque la dagherrotipia, una tecnica che comprendeva l’utilizzo di una camera oscura con un dorso removibile, avente all’interno una lastra di rame argentata, trattata con vapori di iodio. Questo ridusse di gran lunga i tempi di esposizione, arrivando a dieci/quindici minuti circa.
Dal 1840 in poi cominciarono ad aprire i primi studi fotografici, e il fotografo inglese William Henry Fox Talbot introdusse un nuovo metodo di stampa, cioè la calotipia, che prevedeva l’uso della carta al posto delle lastre, potendo ottenere però solo una copia della fotografia.
Per ovviare al “problema” e trovare una soluzione, Frederick Scott Archer ideò un processo chiamato “collodio umido“, il quale consentiva di produrre un negativo, che potesse a sua volta essere riprodotto in più copie.
Pertanto, il collodio umido sostituì le lastra, ma in seguito venne soppiantato dalle lastre di gelatina secca, e poi, nel XIX Secolo subentrarono le fotocamere con il rullino, grazie al fondatore della Kodak, George Eastman, che sviluppò la prima macchina fotografica di questo modello, contenente un foglio con cento fogli fotografici arrotolati.
Ciò ebbe un notevole successo sul mercato, ma l’innovazione seguente non fu da meno: l’incapsulamento del rullino, che permetteva di poter scattare un determinato numero di fotografie all’esterno, e finito un rullino, sostituirlo con un altro “vuoto”, continuando a scattare rimanendo fuori, senza necessariamente dover tornare in studio per cambiarlo.
Ma in cosa consiste all’atto pratico la fotografia?
In breve, racchiude al suo interno una serie di processi, effettuati attraverso il supporto e l’utilizzo dei mezzi tecnici, tramite i quali è possibile ottenere la “materializzazione” del disegno della luce come immagine ottica, ripresa a sua volta da una fotocamera, e impressa su una pellicola in bianco e nero oppure, in tempi più recenti, nella versione a colori, successivamente sviluppata in camera oscura, cioè un ambiente buio, “illuminato” soltanto da una luce rossa specifica.
Si tratta di un mix di tecnica e arte, per riprendere figure statiche o in movimento, fatti, eventi, e qualunque altro elemento si voglia lasciare “fermo nel tempo“, proprio per fissarne l’immagine e il ricordo a distanza di anni, ma anche come rappresentazione della realtà, in quanto mezzo di comunicazione e informazione, utilizzato per raccontare/descrivere momenti storici salienti e accadimenti.
Solitamente con la fotografia si cerca di “cogliere l’attimo” come si suol dire, imprimendo per sempre, mediante uno o più scatti, determinati avvenimenti, tentando di immortalare nell’inquadratura e nell’immediatezza, gli aspetti più suggestivi di ciò che si sta riprendendo con la fotocamera.
La fotografia pertanto, è il risultato del prodotto diretto della luce, di una lente ottica e di una macchina fotografica in grado di “catturare” quello che si desidera, nei pochi secondi di tempo che si hanno a disposizione, “scolpendolo” su pellicola.
Già nell’Antica Grecia, in ambito aristotelico, euclideo e platonico, si rilevano quelle che potrebbero essere ritenute le prime forme di “fotografia” agli inizi.
Infatti, il filosofo Aristotele, osservando la luce attraverso un piccolo foro circolare, notò il formarsi dell’immagine proiettata. In seguito, lo studioso arabo Alhazen Ibn Al-Haitham giunse alle medesime conclusioni, dando il nome di “camera oscura” alla scatola in cui si riproducevano tutte le immagini, stesso termine che usò Leonardo da Vinci nel 1515 per definire il riflesso della luce sulle superfici sferiche, descrivendo la camera oscura con “Oculus Artificialis” (occhio artificiale), alla quale veniva posta una lente in aggiunta al modello “base”.
Numerosi studiosi perfezionarono in seguito la camera oscura, come strumento di osservazione e proiezione delle immagini, dallo scienziato olandese Rainer Geinma Frisius, che utilizzò un apparecchio simile per guardare l’eclissi solare, a Gerolamo Cardamo, Daniele Barbaro, e agli scienziati Johann Zahn e Giovanni Battista della Porta.
Nel corso dei decenni il suo utilizzo è stato impiegato e reso necessario anche in altre discipline e attività, in campi e settori diversi, come la ricerca scientifica, l’astronomia, la medicina, il giornalismo, la moda, l’arte, la cultura e tanto altro.
Dopo svariati passaggi e parecchie migliorie, si giunse alla fotografia digitale, quando nel 1975, l’ingegnere americano Russell A-Kirsch, sperimentò il primo scanner digitale, alla base di quel modello di macchina fotografica, per poi creare il prototipo.
Nel 1981, Sony mostrò il primo modello ufficiale di macchina fotografica digitale. Continuarono le modifiche fino ad arrivare a quella tipologia di macchina fotografica, che consentiva di scaricare le fotografie direttamente sul proprio computer, presentata da Dycam nel 1991.
Il progresso in ambito fotografico proseguì in maniera sempre più repentina, dando vita ad una nuova era della fotografia.
Infatti, poi ci fu il periodo della macchina fotografica istantanea, la cosiddetta “Polaroid“, che permetteva di scattare fotografie, avendone quasi subito il risultato, dopo qualche minuto circa, “agitandola” e soffiando leggermente.
Naturalmente, con l’avvento di Internet, dei Social Network, e delle nuove tecnologie come gli Smartphone, scattare fotografie è diventata un’azione sempre più facile, frequente e alla portata di tutti.
Attualmente, durante questa giornata, i fotografi di tutto il mondo, professionisti e non, condividono sul web gli scatti, con l’hashtag #WorldPhotographyDay, in modo da offrire al pubblico diverse tecniche fotografiche e stili differenti.
Inoltre, vengono organizzati incontri, eventi, conferenze, esposizioni temporanee, workshop, mostre e iniziative di vario tipo, per promuovere l’arte della fotografia e per rimanere sempre aggiornati sulle ultime tendenze e migliorare le proprie abilità.
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