MONDO – Si celebra oggi la Giornata Internazionale del Sushi, soprannominata anche Sushi Day, dedicata ad uno dei piatti più iconici e gustosi della cucina giapponese. Infatti, partendo dai classici nigiri, hosomaki e sashimi, continuando con uramaki, temaki e gunkan, e concludendo con le portate un po’ più complesse, come futomaki e onigiri, il sushi è diventato nel tempo un vero e proprio must, tanto da non riuscire quasi più a farne a meno.
Oggi è il Sushi Day: le origini di questo piatto della cucina giapponese
All’inizio, circa una ventina d’anni fa, quando in Italia spopolarono i primi ristoranti giapponesi/cinesi con la famosa formula AYCE (All You Can Eat), tradotto letteralmente in “Tutto quello che puoi mangiare”, la gente era un po’ restia. Poi però, questi locali cominciarono ad espandersi e aumentare in tutte le regioni, da Nord a Sud, riuscendo a conquistare cuore e palato di molti.
Addirittura, il primo ristorante di sushi che è approdato nel nostro Paese, risale al 1977. Infatti Hirazawa Minoru, un giovane nipponico arrivato a Roma e poi trasferitosi a Milano, ha avuto l’idea di trasformare il proprio negozio di alimentari in un sushi bar con bottega. Il nome che gli diede fu “Poporoya“, che significa “casa del popolo” in giapponese.
Sempre nel periodo degli anni ’70 e leggermente qualche anno prima (1974) rispetto a Poporoya, aprì a Roma un luogo in cui poter gustare le pietanze tipiche del Giappone, inizialmente rivolto ad una clientela di turisti principalmente orientali in visita nella Capitale. Questo locale, situato proprio nel cuore della cosiddetta Città Eterna, puntava a servire del cibo autentico, grazie anche alla collaborazione con un ristorante di Tokyo.
Ricetta e preparazione originale
Potrebbe sembrare una ricetta facile quella del sushi, ma in realtà dietro nasconde diversi segreti e sfaccettature. Nell’immaginario collettivo, si è portati a credere al fatto che si tratti di semplice riso e salmone, nella maggior parte dei casi. Ma non è così, perché realizzare del sushi è una vera e propria arte. Infatti, essere un bravo maestro di sushi richiede molti anni di esperienza. In Giappone stesso raramente questo piatto viene preparato a casa, tranne quando si ha una buona manualità e ci si sente capaci di poter “riuscire nell’ardua impresa”.
Il termine “sushi” deriva appunto dal riso aromatizzato all’aceto che diventa la base per accogliere delle sottili fettine di pesce crudo, frittate, crostacei e verdure. Per quanto si associ il sushi alla cultura gastronomica giapponese, le sue origini sono piuttosto incerte a livello temporale. La versione più diffusa e conosciuta è quella che sia stato portato dai monaci buddisti, tornati dalla Cina nel VII secolo d.C.
Storia e origini
All’epoca in Giappone, con l’introduzione della coltivazione del riso intorno al IV secolo a.C., vi era una preparazione simile a quella del sushi. Stiamo parlando della variante di un antico metodo utilizzato dall’Asia Sudorientale e dalla Cina per conservare il pesce. La carpa, pesce più usato in quest’ambito, veniva disposta su un piano, intervallata da strati di sale, alternata al riso e pressata per qualche settimana. In seguito, si lasciava fermentare per mesi. Nel XVII Secolo si cominciò ad aggiungere dell’aceto di riso per ridurre i tempi di fermentazione del riso e il pesce venne quindi marinato o cotto.
Molti anni più avanti, verso il 1920, subentro a Tokyo, l’allora “Edo“, una ricetta con una preparazione simile e quanto più vicina possibile a ciò che mangiamo noi oggi. Il sushi infatti, come lo conosciamo attualmente, è composto specialmente da riso condito con aceto di riso, zucchero e sale, abbinato a sua volta ad una varietà d’ingredienti, quali pesce crudo, frutti di mare, verdure, uova o altro.
Le differenze tra la copia e l’originale
Negli ultimi tempi tra l’altro, stanno prendendo sempre più piede le varianti vegetariane, a base solo di frutta o verdura. C’è però da dire anche che il sushi arrivato in Italia, è molto “americanizzato” e diverso da quello reale. Andando nelle città del Sol Levante infatti, non troveremo mai dei tocchetti di riso e pesce farciti con avocado e cosparsi da maionese e/o altre tipologie di salse varie.
Tra l’altro, e ciò accade spesso nei locali AYCE menzionati prima, si rilevano delle differenze sostanziali tra il sushi “autoctono” e il nostro. Secondo tante persone, molte delle quali giapponesi d’origine, non sarebbe neanche lontanamente paragonabile per svariati fattori. Alcuni di questi sono qualità del pesce, modalità di preparazione, materie prime e ingredienti utilizzati, e ultimo, ma non meno importante, prezzo.
Un ottimo modo per celebrare il Sushi Day
A volte trovare un buon sushi, magari in un ristorante alla carta e con chef giapponesi, preparando le pietanze al momento, davanti ai propri occhi e con una cucina a vista, può davvero fare la differenza e rendere l’esperienza unica, simile quasi a viaggiare con la mente proiettandosi a Tokyo. Il modo migliore per celebrare il Sushi Day di oggi.
Questa giornata è dedicata al piatto che, un po’ anche per moda, ci accompagna da molti anni, cercando di rendere internazionale un piatto locale, e in particolar modo alla portata di tutti. Tra l’altro recentemente, si è cercato di mixare la tradizione delle varie regioni d’Italia, combinandole a questo piatto straniero e, per certi versi, così lontano dalla nostra cultura. Qui in Sicilia ad esempio si è provato ad unire in certe pietanze il noto pistacchio di Bronte. In Calabria invece ci si è avvalsi della rinomata cipolla di Tropea. In altre zone ogni tanto si usano utilizzati pomodori secchi, olive, capperi e basilico, tutti prodotti rigorosamente Made in Italy.