“L’amante giapponese” di Isabel Allende

“L’amante giapponese” di Isabel Allende

L’ultimo gradino della vita pretende uno sforzo simile a una tempesta di neve sfidata contemporaneamente alle rughe sedute in sala d’attesa. L’età non mantiene le promesse, in compenso mostra tutta la sua coerenza a non farle. Il passo cede il passo al suo omonimo, somigliante ma ogni giorno meno gemello, pronto per essere catalogato come specie in estinzione.

La città di San Francisco si onora di una struttura adibita a residenza per anziani, le cui condizioni fisiche e psichiche sono oggetto di una severa scrematura da parte della Direzione. I tre piani dell’edificio distinguono il grado di autonomia funzionale degli ospiti, le camere poste all’ultimo piano sono riservate agli anziani in preparazione del viaggio per i giardini del paradiso.

La scrittrice cilena Isabel Allende ha abituato milioni di lettori alle pagine frondose di saghe familiari dentro cui perdersi non è improbabile, chiudersi ore e ore nella storia si rivela un viaggio affascinante attraverso una, due, tre generazioni.

Alma Belasco, donna che ha compiuto due volte i quarant’anni, sceglie di trasferirsi a Lark House, pur potendo contare sulle sue invidiabili condizioni di salute ed economiche decide che il momento per concedersi all’esilio volontario sta già bussando alla porta. Arte, ricchezza e un temperamento vivace fanno di Alma una donna destinataria di sincera ammirazione da parte degli ospiti della struttura. Dopo qualche pagina d’attesa si aggiunge la figura di Irina Bazili, che di anni ne ha appena un quarto della metà di Alma, una ragazza di origine moldava assunta a Lark House con l’onere di svolgere diverse mansioni.

Tra Alma e Irina si intreccia un rapporto d’intesa quasi materno, la solitudine della ragazza in terra straniera intenerisce il cuore gentile di Alma, ingannevole sì dalla presenza austera, ma generoso di un abbraccio scritto negli occhi dell’anima. Irina sarà per Alma la valvola di sfogo della memoria seppellita sotto il fardello del tempo.

La Seconda guerra mondiale devasta l’integrità di un nobile specchio che riflette un focolare domestico, lo riduce in cumuli di vetri rotti, ma quello che più addolora si paralizza nella scissione di un centro: la famiglia.

Dalla Polonia a San Francisco la piccola Alma viene accolta dagli zii disposti a investire tutte le loro risorse per crescere l’unica superstite dell’altro ramo dell’unico padre. Alma cresce, Alma s’innamora di Ichimei Fukuda, il figlio del giardiniere giapponese che cura il vestito verde della sontuosa residenza dei Belasco.

Donne in battaglia di una guerra intima e personale raccolgono le confidenze di due generazioni, ospite e assistente conducono allo specchio un ruolo intercambiabile. “Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno“.

L’amante giapponese” di Isabel Allende accede ai molteplici bivi proposti dalla penna dell’ instancabile ingegno. Nessun filtro tradisce l’amore segreto di Alma e Ichimei riportato alla luce dal nipote della donna, Seth, deciso ad imbarcarsi nella bellissima storia d’amore oltre la razza, la religione, la condizione sociale. Strade parallele per non incrociarsi mai coincidono nel pellegrinaggio terreno di Alma e Irina, scritto su due calendari gremiti di numeri estranei tra loro.

L’età, di per sé, non rende nessuno migliore e più saggio, semplicemente accentua ciò che si è sempre stati“. La residenza di Lark House medica l’alone di tristezza nutrito dagli anni e dagli affanni. Primo tra tutti il fantasma della delusione si aggira per le stanze imbottite di farmaci perdenti sulla corsa del tempo. Solo gli angeli come Irina Bazili hanno il coraggio di aprire le finestre per dare nuova luce alla fiammella in coma. Angeli in terra per togliere la polvere dalla mente stanca di assistere alla ripetizione del giorno e della notte dal panorama confuso di una sedia a rotelle, o peggio, da un letto mai disoccupato.

L’emozione avanza a piccole dosi nel cammino delle sventure di un personaggio sottoposto alla luce del faro. Tematiche tanto meritevoli di d’approfondimento quanto dolorose come la pedofilia, l’eutanasia, la sindrome di Down vengono estrapolate dai vissuti interrogati per decenni, poi distesi sulla carta innamorata della memoria.

Ripreso dal lato fotogenico della vita, l’amore porge delicate sfumature al bianco e nero di una struttura eletta ad offrire l’ultima tazzina di caffè. Con molto, moltissimo zucchero. Quintali di miele sui ricordi affezionati ai fantasmi tiranni.

Di Alma e Ichimei parlerà il tempo allergico alle lancette, tenuto a galla, avvinghiato alle onde magnetiche della pelle ossigenata da un nome.
“Abbiamo detto spesso che amarci è il nostro destino, ci siamo amati nelle vite precedenti e continueremo a incontrarci nelle vite future. O forse non c’è né passato né futuro e tutto accade simultaneamente nelle dimensioni infinite dell’universo. In questo caso, siamo insieme costantemente, per sempre. È meraviglioso essere vivi“.

Un’autentica dichiarazione d’amore all’amore imbalsamato nel sole, stella sempre sveglia per un brivido sottomesso al cambiamento d’umore delle stagioni. Il passato di Alma forse aiuterà a correggere il futuro di Irina o chi, come lei, ha subito lo stalking della povertà sulla pelle respinta dal sogno di svegliarsi fiore.

Credits: Google/Ibs