Cultura

Intelligenza artificiale, una riflessione sul nostro futuro. Ne parliamo con il sociologo Sergio Severino

Intelligenza artificiale: una parola “detta e ridetta”, “sentita e risentita” soprattutto negli ultimi anni. Non a caso, l’IA è stata nominata dal Collins Dictionary come parola dell’anno, confermando il suo ruolo centrale nel dibattito contemporaneo.

Tra ChatGPT, Gemini e altre tecnologie, sempre più persone si rivolgono a questi strumenti per rispondere a domande di ogni tipo: dalla preparazione di una ricetta al riassunto di un argomento complesso. Ma l’impiego dell’intelligenza artificiale non si limita a compiti pratici o superficiali: essa sta progressivamente trasformando anche ambiti umanistici e non, come l’apprendimento delle lingue straniere.

Intelligenza artificiale, il punto di vista dell’esperto

Per esplorare queste tematiche, ai microfoni di NewSicilia Sergio Severino, professore ordinario di Sociologia Generale all’Università Kore di Enna, ha offerto un’interessante analisi.

In tema di linguaggio, l’esperto ha spiegato: “Innanzitutto, il legame tra la ‘cultura di appartenenza’ e la quotidianità, quindi lo sviluppo cognitivo di una società e dei suoi stessi soggetti, è influenzato dalla lingua utilizzata”, afferma Severino, richiamando l’Ipotesi SapirWhorf, secondo cui il linguaggio modella il pensiero.

Considerata questa possibile rilevanza, al momento non possiamo escludere effetti a lungo termine sullo sviluppo del pensiero, determinati dalle trasformazioni linguistiche introdotte dai social media e dall’IA. La crescente semplificazione, banalizzazione e delega rischiano di impoverire il pensiero critico e la profondità della comunicazione”.

L’importanza dei limiti tra uomo e macchina

Un altro aspetto cruciale è il ruolo del linguaggio come strumento sociale, evidenziato dall’antropologo Malinowski. “Il linguaggio svolge anche la funzione fàtica, necessaria per stabilire e mantenere i legami sociali. La sfida, evitando la polarizzazione tra apocalittici e integrati, sarà preservare la comprensione del mondo attraverso l’IA, arricchendola piuttosto che impoverendola”.

Guardando al passato, il pensiero di Cartesio, con la sua ipotesi di macchine incapaci di linguaggio umano, e il celebre test di Turing, che esplora la possibilità di una coscienza artificiale, trovano eco nel dibattito odierno. “Da Cartesio a Turing, il dibattito sull’effettiva intelligenza dell’IA è in continua evoluzione. Alcuni la definiscono un ‘pappagallo statistico’ (Bender, 2021), mentre altri notano che anche il cervello umano opera con meccanismi simili”, sottolinea Severino. Tuttavia, “finché l’umanità manterrà il controllo delle proprie vite e delle sue capacità di pensiero, continueranno a esistere limiti tra uomo e macchina”.

L’IA nell’apprendimento delle lingue straniere

L’intelligenza artificiale ha già apportato cambiamenti significativi in settori come la traduzione, anche se, come osserva Severino, “gli aspetti interpretativi e culturali rappresentano ancora una sfida. Per fornire una profondità semantica ed evitare fraintendimenti, l’IA deve sviluppare una comprensione più sofisticata dei contesti culturali, degli idiomi e delle sfumature linguistiche”.

Tuttavia, l’apprendimento linguistico non è solo una questione di traduzione. “Lo studio delle lingue straniere trae vantaggio dall’IA, ma non deve perdere il contatto con l’aspetto umano dell’apprendimento, come l’empatia e l’interazione interculturale”. Questi elementi sono fondamentali per creare una connessione profonda tra lingua e cultura, una dimensione che l’IA fatica ancora a replicare pienamente.

I rischi della standardizzazione

Un altro rischio è quello della standardizzazione delle conoscenze e della perdita delle diversità culturali. Severino mette in guardia: “Robotica, domotica, didattica a distanza, tele-medicina, ChatGPT e altre applicazioni dell’IA stanno stravolgendo profondamente la nostra vita e le nostre società. Dobbiamo interrogarci sull’importanza di mantenere il controllo delle nostre vite e sull’autonomia cognitiva”.

Nonostante i rischi, Severino invita a guardare al futuro con un approccio realistico e costruttivo: “Non ha senso affrontare l’IA con sentimenti apocalittici o nostalgici. Si tratta di un fenomeno irreversibile, che continuerà a evolversi. La vera sfida sarà trovare un equilibrio tra l’integrazione dell’IA e la valorizzazione delle capacità umane”.

Enrico De Pasquale

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