Il 5 aprile di un anno fa la prima Giornata Internazionale delle Coscienze, cosa abbiamo imparato?

Il 5 aprile di un anno fa la prima Giornata Internazionale delle Coscienze, cosa abbiamo imparato?

MONDO –A essere inquinata non è soltanto la nostra Terra, ma anche la nostra coscienza“. Parole di Svjatlana Aleksievič, giornalista e scrittrice bielorussa insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 2015 che ci invitano a un’interrogazione sulla nostra coscienza.

Soltanto il 5 aprile di un anno fa, in pieno lockdown a causa della pandemia da Coronavirus, l’ONU promuoveva la Prima Giornata Internazionale delle Coscienze.

Lo spirito di coesione e resilienza sostenuto dalla voglia di sconfiggere un “nemico” invisibile, ma non per forza invincibile, ci ha fornito l’occasione di poter finalmente riflettere sul cammino intrapreso dall’uomo per riuscire a rinnovarsi.

Cosa abbiamo imparato?

Ne usciremo migliori” è stata, per diverso tempo, una delle massime più ripetute per autoconvincerci che qualcosa di positivo nella nostra società sarebbe potuto accadere. Ma è stato realmente così? A distanza di 365 giorni la risposta da dare non è certo delle più semplici.

Se è vero che le nostre azioni determinano ciò che siamo, anche il “non agire” si configura come un responso che non lascia spazio a fraintendimenti. E di decisioni non prese o procrastinate, piccole o grandi che siano, ne abbiamo contante tante.

La nostra coscienza, nel suo profondo, custodisce perfettamente le condotte, le paure e le timidezze di tutti noi. E anche ciò che abbiamo scaltramente riposto nel cassetto per “fingere” di dimenticare.

La coscienza nelle crisi

Γνῶθι σαυτόν” (“conosci te stesso”) è ancor oggi uno degli insegnamenti più validi per aiutarci a di fare i conti con la nostra coscienza, specialmente in un periodo, come quello attuale, sconvolto da profonde crisi. “Conoscersi” per conoscere il mondo rappresenta, dunque, un imperativo difficile da ignorare.

Le innovazioni tecnologiche, i progressi scientifici e il facile accesso al sapere devono servirci da ottimi alleati per comprendere che non siamo indistruttibili, così come non lo è il nostro pianeta.

Gli squilibri sociali, così come i cambiamenti climatici o le enormi perdite naturali, non sono forse un riflesso dei nostri errori? La vera sfida dell’uomo, oggi, è quella di “ascoltare” la propria coscienza e trarre vantaggio dai periodi di transizione. Soltanto attraverso questo atteggiamento – reale e non superficiale – riusciremo davvero a innescare il cambiamento tanto desiderato.

Foto di Arek Socha da Pixabay