MONDO – Sapevate che 121 anni fa, una bicicletta con sopra un motore costruita in un piccolo garage del Milwaukee, avrebbe per sempre cambiato la definizione stessa della parola moto?
Se la bicicletta con motore non vi dice ancora nulla, basti che vi dica i nomi di questi due folli inventori e rivoluzionari del due ruote:William Silvester Harley e Arthur Davidson, fondatori e creatori del marchio americano motociclistico per antonomasia: Harley Davidson.
Il cult dell’Harley nacque proprio da un disastro, un Frankenstein meccanico, un prodotto pilota uscito malissimo.
Era il 1901 quando i due ventenni William e Arthur, crearono un prototipo marciante di bicicletta motorizzata, rilevandosi un fallimento per le abbondanti perdite d’olio e le forti vibrazioni scaricate sul telaio da bicicletta non sufficientemente robusto per sopportare peso e vibrazioni del motore.
Senza perdersi d’animo, i due amici aiutati da Walter Davidson, fratello maggiore di Arthur, per due anni lavorarono allo sviluppo di un nuovo motore ed un telaio più specifico.
Si dovrà aspettare il 1903 per vedere prodotta la prima “vera” Harley Davidson, anno in cui, il 28 agosto, l’azienda fu ufficialmente fondata dando inizio alla produzione in serie.
Il serbatoio a goccia, l’armonico ruggito delle marmitte, le borse in pelle. Probabilmente nessuno nel mondo disconosce o non hai mai visto una Harley nella propria vita, tra film, serie tv, pubblicità e personaggi dello spettacolo in sella alla moto.
Basti pensare agli iconici inseguimenti in Terminator 2 con il gelido e indimenticabile Arnold Schwarzenegger, le fiamme fumettistiche di Ghost Rider o il gruppo musicale degli 883. Il nome della band nasce proprio come tributo al modello Sportster la cui cilindrata minore è di 883 cm³.
Insomma nel mondo dei VIP, l’Harley ha conquistato tutti diventando non solo una moto, ma un simbolo su due ruote, uno status sull’asfalto, un modo di vivere prima che di guidare.
“Live to ride, ride to live“, “Vivere per guidare, guidare per vivere”: su queste parole è incisa la passione e la devozione che il brand ha da sempre cercato di trasmettere ai “bikers”.
Perché guidare una Harley non vorrà mai dire fare da punto A a punto B, guidare una Harley non è l’equivalente di stare su una qualsiasi moto, guidare una Harley è qualcosa di più: un’emozione indescrivibile, quell’ineffabilità di qui tanto parlava Dante; e così come il poeta cercava attraverso l’inchiostro di raffigurare il Paradiso, il motociclista tenta di raggiungere quella stessa dimensione, scrivendo con la delicata penna dell’acceleratore e lasciando sulle strade la propria indelebile macchia d’inchiostro.
Il biker ha bisogno di guidare per vivere, passerebbe ogni istante afferrando quel manubrio inclinato, prosciugherebbe completamente gli stivali solo per ascoltare e ascoltare l’urlo del bicilindrico e lo scatto improvviso della frizione.
È per questo che quel “live to ride” è tatuato nelle profondità del cuore, spingendo l’anima all’impossibile solo, e si fa per dire solo, per danzare una volta ancora tra quelle braccia cromate, sotto le vibranti note dei cilindri e ammirando la vita da dietro una visiera.
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