Giornata della memoria, il ricordo di un’umanità distrutta dal male

Giornata della memoria, il ricordo di un’umanità distrutta dal male

Il 27 gennaio conserva un posto speciale nel cuore di molti per una ricorrenza tra le più importanti dell’anno: la Giornata della Memoria in ricordo delle vittime della Shoah.

Istituita nel 2005 dalle Nazioni Unite, la Giornata commemora l’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. L’obiettivo primario, però, non si esaurisce nel semplice ricordo, perché fondamentale è utilizzare la memoria al servizio del futuro.

Obiettivo raggiunto? Guardando al contesto globale e alle violazioni dei diritti umani fondamentali nel mondo si direbbe di no, ma il percorso per rendere la memoria un patrimonio universale è in atto e trova la sua più alta manifestazione nella ricorrenza del 27 gennaio.

Dalle leggi razziali alla Giornata della memoria

Cercare di riassumere ciò che ha stravolto irrimediabilmente la storia umana sarebbe un’impresa pressoché impossibile. I passaggi che hanno portato dalle leggi razziali a un vero progetto di “sterminio” della popolazione ebraica sono in larga parte oscuri.

Per quanto l’antisemitismo sia diffuso da tempi immemori e le persecuzioni non fossero certo una novità nel ventesimo secolo, il caso del nazismo è singolare per numerose ragioni. La principale è l’indifferenza e, anzi, l’accondiscendenza del mondo di fronte a un piano che prima ha privato gli ebrei (nonché altre categorie, come zingari, omosessuali e oppositori) della loro identità, poi della loro vita stessa. Perché anche chi è sopravvissuto ai campi di concentramento/sterminio ha smesso di vivere.

Gente incapace di dimenticare o, paradossalmente, di ricordare o esprimere a parole quanto accaduto. Persone prive di colpe trasformate in esseri senza identità, senza nome, senza futuro, senza dignità. Scene da non dimenticare, neanche nel 2021. L’orrore del genocidio non può essere dimenticato perché purtroppo non fa parte solo del passato, così come gli atti di odio e intolleranza. Casi quotidiani in tutto il mondo, dalle grandi nazioni alla “piccola” Sicilia, ne sono dimostrazione.

Per esprimere il dissenso verso fenomeni simili, le Nazioni Unite hanno dichiarato la Giornata della memoria il 27 gennaio. Gli eventi in occasione della data scelta, anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, servono da “monito per tutti i popoli sui pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo e dal pregiudizio”.

L’errore più grave è banalizzare il senso della Giornata, ritenendo di essere andati oltre. Basta un minimo di informazione per rendersi conto che la pace universale è, purtroppo, ancora un’illusione e che la memoria è non solo necessaria, ma anche doverosa.

Gli strumenti per non dimenticare una strage indefinibile

“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. Cancellare il passato è impossibile, ma estirpare il sentimento che lo ha prodotto ed evitare di rimanere intrappolati in tossici ricorsi storici è fattibile. La giovane Anne Frank, nel piccolo della sua innocenza strappata via dalla crudeltà nazista, lo aveva già capito e lo scopo di ognuno oggi è fare in modo che tutti lo capiscano. A partire dai bambini, che del male reso “normalità” sono stati e sono le principali vittime. Sono stati i primi a essere uccisi senza pietà perché potevano cambiare il futuro, ma ora vanno resi protagonisti della memoria affinché costruiscano una storia migliore a piccoli tasselli. Occorre però mettere in campo ogni strumento a disposizione: i racconti, i documentari, i romanzi, i film, le canzoni, i disegni.

Certo, spiegare la Shoah non è semplice, specialmente ai più piccoli. Ci hanno provato silenzi, opere letterarie, testimonianze, perfino film e cartoni animati per bambini. Eppure tanti non capiscono e, chi capisce, non si spiega la brutale “normalità” che ha reso tutto ciò possibile e accettabile. Forse perché una spiegazione reale non c’è neanche per chi l’ha vissuta sulla propria pelle: è una strage indefinibile e nessuna parola potrebbe mai essere abbastanza. Il ricordo e il sentimento sincero di ciascuno, però, può fare una grande differenza ed è grazie a questo spiraglio che il 27 gennaio ha un senso.

Conclusione: il senso della Giornata della memoria nel 2021

“Meditate che questo è stato”, recita un verso di “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Poche parole che non lasciano spazio a dubbi: è accaduto tutto davvero, a uomini, donne e bambini reali.

E in quel “meditate” sta l’appello di tutti coloro che sono sopravvissuti, di chi spera che il passato aiuti il mondo a correggere gli errori attuali, di chi si impegna a vari livelli per fare in modo che la storia diventi conoscenza, la conoscenza cultura e la cultura una base sociale per distruggere tutto quello che non va.

Questo è il senso della Giornata della memoria: ricordare il passato per costruire un futuro in cui la vita e l’umanità non debbano rivivere la svalutazione dei momenti oscuri della storia. La Shoah è stato il simbolo di un’umanità distrutta dal male, un male reso normale e quasi “naturale” dalla follia dei suoi ideatori. Il 27 gennaio, invece, aspira a diventare qualcosa di diverso: il simbolo di un mondo che vince quel male e lo strumento per raggiungere questo obiettivo universale.

Foto di Lucia Parrillo da Pixabay