MONDO – Il Giorno della Memoria è un momento di riflessione, dedicato alla vittime della Shoah. Per comprendere al meglio le dinamiche avvenute in quel determinato periodo storico, sono stati girati molteplici film. Tra questi, anche diverse testimonianze vere e proprie dell’Olocausto. I film da guardare nel Giorno della Memoria sono tanti, alcuni più famosi di altri, ma tutti volti a far luce sulla Shoah.
Quindi, in occasione di questa giornata, ecco alcuni dei film da guardare nel Giorno della Memoria più celebri e conosciuti, da vedere almeno una volta nella vita per riflettere sulle atrocità delle cosiddette “pagine nere” della storia.
Cominciamo da questo, un grande classico che non può mancare assolutamente. Un film toccante, commovente, pieno di significato, ricco di emozioni, coraggio e amore.
La storia è ambientata durante il periodo della dittatura fascista. Si nota infatti un graduale cambiamento da prima, con la normalità, a dopo, con l’applicazione di divieti, come banalmente entrare in un negozio. Qui Guido Orefice, giovane ebreo trasferitosi nella campagna toscana, incontra e conosce una maestra elementare, Dora, con la quale poi costruisce una famiglia.
Infatti, nonostante lei fosse già impegnata con un’altra persona, avendo capito le troppe differenze tra lei e il suo attuale ragazzo, abbandona tutto e scappa via con Guido, che da tempo la corteggiava. L’accentuarsi delle leggi razziali ha coinvolto anche Guido e il figlio Giosuè, che risultando entrambi ebrei, insieme ad uno zio di Dora, sono stati presi e deportati in un campo di concentramento.
Dora, non volendo che andassero via senza di lei, pur non essendo ebrea, decise spontaneamente di salire su uno dei vagoni del treno. Nel corso del viaggio e della permanenza lì, Guido non lascia mai intravedere al piccolo segni di sconforto, sebbene conosca pienamente la situazione e ciò che stava accadendo. Infatti, per proteggerlo dagli orrori dello sterminio, racconta eroicamente una sorta di gara, in cui chi riesce ad accumulare più punti, vince un carro armato d’oro.
Altro film da guardare nel Giorno della Memoria, che non può non essere menzionato nella lista. Una storia d’amicizia, pura, genuina e semplice, che mostra i risvolti cruenti della deportazione e dello sterminio, vista dagli occhi di due bambini. La pellicola è ambientata durante la seconda guerra mondiale.
Il protagonista è Bruno, un giovane tedesco di otto anni, che vive a Berlino insieme alla sua famiglia. Suo padre, ufficiale nazista, si trova a capo di un grande campo di concentramento. Un giorno la famiglia venne “costretta” a trasferirsi in una casa in campagna, quindi Bruno, sentendosi solo, in parte annoiato, e avendo voglia di istaurare nuovi rapporti e creare amicizie, decide di fare un giro nei dintorni dell’abitazione.
Scopre per caso che vicino vi è un campo di concentramento, che però crede essere una fattoria. Lì conosce Shmuel, un bambino ebreo della sua stessa età. Nonostante siano separati dal filo spinato, cominciano a legare profondamente, giocando e parlando per diverse ore, seppur nei limiti del possibile.
Un giorno, Bruno si traveste da ebreo, indossando un pigiama a righe come quello degli altri, per aiutare Shmuel a cercare suo padre all’interno del campo. Proprio in quel momento però, c’è un rastrellamento ed entrambi, insieme a tanti altri ebrei, vengono condotti all’interno di una camera a gas. La famiglia, accortasi dell’assenza di Bruno a casa, essendosi allontanato, cercano di seguire il percorso, con delle tracce lasciate per sbaglio dal bambino, che conducono al campo.
Dopo poco vedono del fumo fuoriuscire dalla camera a gas. Infatti era ormai troppo tardi. Compresa la tragedia appena avvenuta, il padre non riesce a proferire parola, mentre la madre e la sorella scoppiano in lacrime, straziate dal dolore e dalla disperazione.
Questa storia è leggermente diversa dalle altre, poiché si base sul Rastrellamento del Velodromo d’Inverno, di cui non si parla molto spesso negli episodi accaduti durante la Shoah.
In questo film, l’occupazione nazista di Parigi, porta all’arresto e alla deportazione di migliaia di ebrei, tra cui anche la famiglia di Sarah Starzynski, una bambina di dieci anni. Quest’ultima però, riesce a nascondere il fratellino più piccolo in un armadio a muro, facendogli promettere di aspettare il suo ritorno e chiudendolo a chiave.
Alcuni decenni più tardi, Julia Jarmond, giornalista statunitense e residente in Francia da anni, approfondisce la vicenda. Infatti, dal suo caporedattore, le viene affidato l’incarico di realizzare un articolo proprio sul Rastrellamento del Velodromo d’Inverno. In passato, già per un’altra rivista, aveva scritto sull’accaduto, quindi si attiva per cominciare a svolgere nuove ricerche.
Scopre che la casa dei suoi suoceri al Rue de Saintonge 36, nella quale sta per trasferirsi, era appartenuta ad una famiglia di ebrei deportati proprio durante il Rastrellamento del 16 e 17 luglio 1942. La coppia di coniugi Starzynski risulta morta ad Auschwitz, mentre dei due figli non c’è traccia in alcun documento. Pertanto, scossa dalla notizia, inizia ad occuparsi in maniera capillare della storia, che la conducono a Sarah.
Nel film la sua vita è narrata mediante numerosi flashback. In pratica dopo la deportazione è riuscita a scappare insieme ad un’amica, rifugiandosi in una fattoria, di proprietà di due anziani. Proprio grazie a loro, Sarah ha la possibilità di tornare nella sua vecchia casa di Parigi, abitata da nuovi inquilini, per salvare il fratello. Purtroppo però, aprendo l’armadio, trova il suo corpo in avanzato stato di decomposizione.
Julia continua senza sosta le sue ricerche, fino a trovare a Firenze l’unico figlio di lei, William. La madre in passato si era suicidata per la profonda tristezza che sentiva. Infatti, dopo il rinvenimento del fratello non è stata più la stessa. Il fatto di non essere riuscita a salvarlo e che, al contrario, era morto “a causa” sua, l’aveva turbata parecchio, portandola a compiere l’insano gesto.
L’uomo, sconvolto nel sentire la versione di Julia, non le crede, chiedendole di non contattarlo più. In seguito, la donna rifiuta di trasferirsi in quella casa e dopo qualche anno divorzia dal marito. William poi va a trovare il padre in fin di vita, esigendo che gli raccontasse la verità. A quel punto lui conferma quanto detto da Julia, spiegandogli come sono andate realmente le cose.
Inoltre, gli consegna anche un diario appartenuto a Sarah, che al suo interno conteneva la chiave. In seguito William ricontatta Julia per scusarsi del comportamento avuto. I due s’incontrano in un bar, il preferito di Sarah, trascorrendo lì il resto della giornata. Il finale lascia presagire un nuovo inizio insieme.
Questo film è molto particolare, poiché narrato dalla Morte, che racconta il suo sentirti affascinata dagli esseri umani, osservandone le vite. La protagonista in questa storia è Liesel Meminger, una bambina di nove anni che viaggia a bordo di un treno diretto a Molching insieme alla madre e al fratellino, Werner.
Durante il tragitto sfortunatamente Werner muore. Proprio in quel momento la Morte incontra per la prima volta Liesel Meminger. Rimasta affascinata dalla sua vita, decide di seguirne gli accadimenti/sviluppi. Dopo il funerale del fratello, la bambina viene data in adozione ad Hans e Rosa Hubermann. Lui una persona gentile e pacata, lei invece con un brutto carattere e scorbutica.
Dal dialogo tra la coppia di coniugi e l’assistente sociale, si evince che la madre, essendo comunista, ha dovuto abbandonare la Germania, scappando dalle persecuzioni naziste. In seguito la piccola cominciò ad andare a scuola, pur non sapendo né leggere né scrivere. Hans, scoprendo che è analfabeta, decide di insegnarle a leggere. Nasce così un’irrefrenabile passione per la lettura.
Qualche tempo dopo Liesel, insieme a Rudy, un suo vicino di casa e amico, entra a far parte della gioventù hitleriana. Una sera, nel corso di una cerimonia in onore del compleanno di Adolf Hitler, vengono bruciati in un rogo una serie di libri banditi nel regime totalitario. I due furono obbligati a partecipare, ma a fiamme spente, Liesel riuscì a recuperare un libro “superstite”.
Mentre leggeva, la bambina annotava tutte le parole a lei sconosciute in un abecedario, regalatole da Hans. Successivamente, a casa Hubermann si rifugia Max Vandenburg, un giovane ebreo. Il padre di Max durante la prima guerra mondiale aveva salvato la vita ad Hans. Quest’ultimo, mostrandogli grande riconoscenza, gli promise che avrebbe aiutato la sua famiglia nel momento del bisogno.
Pertanto la famiglia Hubermann nascose Max in cantina, anche se però dopo qualche tempo è costretto ad andarse causa complicazioni e controlli sempre più serrati. In seguito Hans riceve un telegramma, nel quale vi era scritto che sarebbe dovuto partire per andare in guerra. Un paio d’anni dopo viene rimandato a casa, ma una notte la città venne bombardata per errore.
Ciò provocò la morte di Hans, Rosa, Rudy. Liesel riuscì a sopravvivere, in quanto si era addormentata in cantina, “protetta” dal disastro avvenuto in superficie. Finita la seconda guerra mondiale, Liesel ritrova Max, con il quale coltiva una lunga amicizia.
Immancabile nell’elenco di film da guardare nel Giorno della Memoria. Otto Frank, l’unico sopravvissuto della sua famiglia, ritorna nella sua casa dopo la deportazione in un campo di concentramento. In soffitta, nella quale si rifugiava insieme alla moglie Edith e alle figlie Anna e Margot, trova il diario della figlia.
Leggendo quel diario appartenuto ad Anna, i suoi pensieri e la sua mente tornano al 1942, anno in cui la famiglia, per sfuggire alla polizia nazista, si nascondeva in una soffitta che si trovava sopra una fabbrica di spezie, di proprietà di Otto, nel centro di Amsterdam. Il racconto comincia quando la famiglia Frank arriva nell’alloggio segreto insieme alla famiglia Van Dann.
Qui Otto mette delle “regole“, per non farsi scoprire dagli operai che lavoravano nella fabbrica. A fine giornata, avendo meno tensione addosso, Otto regala a sua figlia Anna un diario. In quest’ultimo lei scrive tutto, pensieri, paure, riflessioni, accadimenti e ricordi. A questo punto, il film prosegue con la narrazione delle stesse pagine di diario.
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