Siate affamati, siate folli. È questo il motto che nel giugno 2005 Steve Jobs ha pronunciato, a conclusione del suo intervento, dinnanzi ai laureandi della Stanford University. Un discorso profondo e autentico quello che l’ex amministratore delegato di Apple ha voluto rivolgere ai giovani che quasi vent’anni fa arrivavano al capolinea del loro percorso accademico. Parole chiare, semplici e inequivocabili, in cui studenti e studentesse di ogni parte del mondo sono riusciti nel tempo a rispecchiarsi.
La Giornata internazionale degli studenti, che si celebra oggi 17 novembre, è probabilmente l’occasione ideale per richiamare alla mente alcuni degli insegnamenti che il celebre imprenditore ha voluto rivolgere a coloro che rappresentano non solo il presente, ma anche e soprattutto il futuro della società.
Quello di Jobs è innanzitutto un invito a non smettere di credere che, nonostante non sempre sia possibile coglierlo nell’immediato, ci sia costantemente un senso dietro gli eventi della propria vita. Persino alla base di quelli più inspiegabili, che poi spesso si rivelano comunque parte di un puzzle che nessuno prima riusciva a vedere e che invece nel tempo, tassello dopo tassello, riesce a prendere finalmente forma.
“Non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete connetterli in un disegno solo guardandovi alle spalle“, ha affermato Jobs. “Dovete quindi avere fiducia nel fatto che, nel futuro, i puntini che ora vi sembrano senza senso possano in qualche modo unirsi. Dovete credere in qualcosa: il vostro intuito, il destino, la vita, il karma, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita“.
Un discorso motivazionale che in quanto tale rappresenta una vera e propria fonte di coraggio e fiducia per le generazioni che negli anni si sono passate il testimone. In fondo, è così che funziona. Il vecchio lascia posto al nuovo che a sua volta si ritroverà, a distanza di anni, a dover fare un passo indietro per fare spazio ai nuovi arrivati. E prosegue così un loop infinito, paragonabile a quello che prevede la morte come meccanismo che spiana la strada alla novità, anch’essa destinata a restare tale solo finché il tempo lo consente.
“Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la morte è la migliore invenzione della vita. È l’agente di cambio della vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’ e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità“.
Imparare a non dare il tempo per scontato e a percepirne l’importanza non è facile. Per sua natura l’essere umano tende a non cogliere l’essenza di momenti che inevitabilmente rimpiangerà. Lo ha scritto in una delle sue opere più famose, De brevitate vitae, il celebre autore latino Seneca: “La vita non è affatto breve, siamo noi a renderla tale“, si legge in uno dei suoi passi più citati.
Tornando a Steve Jobs, “Il vostro tempo è limitato perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro“, ha affermato l’ex amministratore delegato di Apple. “Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario“.
Rivendicare il diritto allo studio e il diritto degli studenti a esprimersi. Questo l’obiettivo con cui è stata istituita la Giornata internazionale degli studenti, una ricorrenza nata, nello specifico, in ricordo degli studenti e dei professori cecoslovacchi che alla fine del 1939 si opponevano alla guerra nazista.
Era il 28 ottobre (anniversario dell’indipendenza della Repubblica Cecoslovacca) quando le autorità naziste in Cecoslovacchia sedarono una manifestazione tenuta a Praga da alcuni studenti della facoltà di medicina dell’Università Carolina.
Uno dei giovani coinvolti, lo studente Jan Opletal fu colpito da un’arma da fuoco e morì il successivo 11 novembre. Il suo corteo funebre, a cui presero parte migliaia di studenti, divenne un vero e proprio evento anti-nazista che scatenò l’ira delle autorità, le quali presero nei giorni seguenti drastici provvedimenti. Furono chiusi tutti gli istituti di istruzione superiore, per non parlare del fatto che furono arrestati e deportati in campi di concentramento 1.200 studenti. Il 17 novembre, infine, nove persone (tra studenti e professori) furono giustiziate senza processo.
Teste pensanti. Spirito critico. Capacità di comprendere, dibattere, argomentare e portare avanti le proprie idee. È questa l’arma fondamentale di cui la scuola, l’università e qualsiasi forma di istruzione hanno il dovere di dotare le nuove generazioni. Sono queste le caratteristiche in grado di arginare chi nella vita vorrà semplicemente confondere e manipolare. Servirsi di menti vuote, facili da persuadere, da portare dalla propria parte.
L’obiettivo non deve essere “sfornare” studenti pronti a credere acriticamente a qualsiasi informazione, discorso o promessa, bensì formare giovani in grado di riconoscere l’autenticità di ciò che li circonda e di capire qual è il momento di alzare la voce. E smettere di essere un megafono che si limita a dare risalto alle opinioni altrui, per iniziare invece a esprimere le proprie idee e far sentire la propria voce, l’unica che ciascuno ha il dovere di diffondere.
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