Situazione Medio Oriente: a Tu per Tu con il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Ridinò

Situazione Medio Oriente: a Tu per Tu con il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Ridinò

L’attacco missilistico Israeliano sull’Iran fa davvero paura e non ci si aspetta che un “Cessate il Fuoco”, prima che la situazione precipiti e non si arrivi ad un punto di non ritorno, a livello di crisi bellica mondiale.

Della delicata questione che direttamente ed indirettamente coinvolge l’intero Pianeta, non si può fare meno di chiedere al nostro esperto di crisi belliche, il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Ridinò, transitato nella Riserva a giugno del 2014. Il Gen. Ridinò, siciliano di Messina, fra i suoi molteplici ed alti incarichi, è stato Comandante della Regione Militare della Sicilia, Vice Ispettore per il Reclutamento e le Forze di Completamento dell’Esercito e Comandante del Raggruppamento addestrativo; in contemporanea con il principale incarico di Vice Ispettore RFC dell’Esercito, dal marzo 2003 e fino al 30 luglio 2004, ha assunto anche la Presidenza del Comitato NATO delle Forze della Riserva Nazionale (NRFC), dando un significativo ed ampiamente riconosciuto contributo alle attività del Comitato per la produzione di studi e documentazione di grande interesse per lo Stato Maggiore Internazionale dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico. Il 2 settembre 2005 assume l’incarico di Comandante del Comando Forze di Difesa (1°). Il 18 settembre 2006 lascia il comando in Vittorio Veneto per assumere l’incarico di “Direttore della Cellula Strategico Militare dedicata ad UNIFIL” presso le Nazioni Unite in New York.

Generale Ridinò, eccoci qui, ad affrontare un altro gravissimo e nuovo problema, mentre gli attacchi russi continuano non stop sull’Ucraina, Nethaniau amplifica gli attacchi missilistici sull’Iran. Ma dove dobbiamo andare a parare?

“La situazione in M.O. è molto ingarbugliata, bisognerebbe conoscere i retroscena della visita di Trump nei vari Stati del golfo e l’ attacco di Israele non nasce da una iniziativa estemporanea, potrei dire delle cose non corrette”.

Si, è vero, la visita di Trump ha un motivo preponderante per l’attacco israeliano. Ma non pensa che la situazione interna di soffocamento democratico in Iran abbia un collegamento con l’attacco israeliano?

“Il soffocamento democratico in Iran nasce nel 1979 con la rivoluzione di Khomeini. Un intero popolo è stato costretto a seguire i dettami del corano in modo radicale. I recenti tentativi di manifestare per una maggiore libertà, sono stati soffocati, come sempre, per opera delle guardie della rivoluzione. Israele ha, sicuramente, attaccato l’Iran con il placet di Trump, ma anche con l’assenso, non manifestatamente espresso, di molti Stati del Golfo. L’Iran non è sicuramente amato dall’ Arabia Saudita (vedi la guerra civile nello Yemen, dove gli Huthi sono stati sostenuti, e lo sono ancora, dall’Iran, contro il governo legittimo sostenuto dell’Arabia Saudita). Il fatto che l’Arabia Saudita e la Giordania abbiano sostenuto, con i loro sistemi, la difesa dal lancio dei
missili, da parte dell’Iran, ne è una palese dimostrazione. Israele potrebbe aspirare al rovesciamento del regime, sostenendo l’opposizione. Dubito che questo sia possibile nella attuale situazione dove sembra non ci sia unità di vedute tra le varie fazioni contrarie al regime iraniano. Il regime iraniano si potrà modificare solo con una rivoluzione interna, come avvenne nel 1979”.

Non nutro alcun dubbio sulla sua analisi, ma penso che la situazione attuale in Iran, possa incentivare una rivoluzione interna voluta proprio da Trump.

“Bisogna riunire le varie fazioni e armarle e, sangue, ne scorrerà molto”.

L’importante, per gli americani, è togliersi di mezzo Ali Chameney.

“Anche su questo ho qualche dubbio. Penso che gli americani non vogliano la caduta dell’attuale capo carismatico. Il fatto che non sia ancora stato eliminato, anche se ricoverato in bunker nascosto sotto le montagne, mi fa pensare che ci sia anche una forma di protezione”.

Ma Putin, all’improvviso, è diventato “Pacifista nei luoghi altrui”.

“La caduta immediata del regime potrebbe scombussolare tutto il sistema nel Medio Oriente e troverebbe sicuramente l’opposizione da parte della Russia e della Cina. Il fatto che Putin si sia prodigato per diventare un interlocutore pacifista la dice lunga sulla possibile caduta dell’Iran che toglierebbe molta influenza nella zona proprio alla Russia e alla Cina e quindi il regime attuale nell’Iran sarebbe proprio sostenuto ancora di più perché questo non avvenga. La caduta di Assad in Siria e la presa di potere da parte dei ribelli guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Shamha ha già cambiato, in parte, lo scenario delle influenze nell’aria, togliendo spazio alla Russia ed aumentando il potere sunnita nell’area”.

Ma Israele, veramente è riuscito a colpire ed annientare le basi missilistiche iraniane?

“Sull’attuale scambio missilistico, inoltre, nutro qualche dubbio sui risultati che Israele si è prefissato. La distruzione del potere nucleare iraniano potrebbe risultare parzialmente scalfito per la protezione che il governo iraniano ha costruito, nel tempo, attorno ai sistemi considerati strategici. Le centrifughe ed il cuore del progetto nucleare iraniano risultano essere ben protetti in caverne realizzate sotto le montagne. Questo vale anche per i sistemi missilistici che possono essere danneggiati solo nel momento in cui escono allo scoperto. Inoltre il vasto territorio rende non certo facile la loro individuazione nel momento del lancio”.

E l’attacco iraniano su Israele?

“La stessa cosa non si può dire di Israele che ha un territorio piccolo ed i suoi obiettivi sono molto concentrati. La scarsa precisione, poi, dei missili attualmente utilizzati, porta a generare danni alle abitazioni civili con conseguenti perdite di vite umane”.

L’attacco all’Iran sta tuttavia ottenendo un risultato immediato. Lo spostamento dell’attenzione internazionale da Gaza e dall’Ucraina. Un ultima mia domanda nell’intervista, signor Generale, ma la visita in Arabia Saudita di Trump, è scaturita da un accordo con Putin per fare apparire al mondo, i due come protagonisti per un processo di Pace in Medio Oriente? E così Putin da invasore sanguinario in Ucraina, diventa un “eroe pacifista?”.

“Non lo escluderei. I colloqui di Trump con Putin, a mio avviso, hanno spaziato sul tutto lo spettro del sistema di equilibri di potere nel mondo che ci riporta alle sfere di influenza della guerra fredda. Oggi c’è un interlocutore in più rispetto al passato. La Cina. Putin cerca di accreditarsi come interlocutore credibile verso il regime Iraniano anche se ciò stride un po’ con il suo accanimento contro l’Ucraina che lo porta ad essere più un sanguinario despota che uno sbandieratore di vessilli pacifisti. Ci sono altri attori in giro che lasciano altrettanto perplessi e mi riferisco alla Francia ed alla Gran Bretagna i cui governanti sono passati dall’attacco contro Israele per le attività contro Hamas sulla striscia di Gaza, alla difesa ad oltranza ed al pieno sostegno dell’azione di Israele contro l’Iran”.

Grazie, Generale, al prossimo appuntamento, nella speranza che si possa parlare di pace e non di sola guerra. Nel 2025 ancora un Mondo in pena!