Prevenzione del suicidio, quando la paura di non rivedere la luce prende il sopravvento

MONDO – Quando nella propria mente la paura di non rivedere la luce diventa certezza di essere destinati al buio perenne, allora si inizia a cercare disperatamente una via d’uscita, che a volte può essere drastica e irreversibile. Un modo per liberarsi da uno stato di sofferenza estrema che nessuno probabilmente può comprendere fino in fondo.

Se per alcuni è sufficiente riconoscere l’importanza di chiedere aiuto, parlandone con amici o familiari oppure rivolgendosi a uno specialista, per altri è inevitabile perdere la lucidità. In quest’ultimo caso però si rischia di imbattersi in scenari oscuri che per alcuni rappresentano una via di fuga, ma che in realtà equivalgono a una vera e propria resa.

Sebbene possa apparire “naturale” per l’essere umano il tentativo di mettere un punto al proprio dolore, talvolta anche con gesti estremi, non bisogna dimenticare che, come ha detto Jim Morrison, “non c’è notte tanto lunga e buia da non permettere al sole di risorgere“.

È necessario tenere a mente dunque che c’è sempre un’alternativa, una nuova possibilità. Per rialzarsi, riprovarci e continuare a lottare. Fosse anche per la millesima volta.

Quella del cantautore statunitense è una citazione da ricordare per tenere viva una consapevolezza ben precisa: la luce alla fine del tunnel esiste, anche quando non se ne riesce a intravedere nemmeno uno spiraglio.

La Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio

Si celebra oggi, domenica 10 settembre, la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. È stata istituita per la prima volta nel 2003 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in collaborazione con l’International Association for Suicide Prevention (IASP). L’obiettivo è ridurre il tasso di suicidi nel mondo, attraverso un processo di sensibilizzazione e prevenzione.

L’intervista alla psicologa Valentina Gentile

Per comprendere al meglio le cause dell’alto numero di suicidi e le possibili soluzioni per frenare il preoccupante fenomeno, la psicologa Valentina Gentile è intervenuta ai microfoni di NewSicilia. La dottoressa ha fornito un quadro dettagliato della situazione, soffermandosi anche su alcuni aspetti da non trascurare nell’ambito della tutela della salute mentale.

  • Che ruolo ricopre la società contemporanea nell’alto tasso di suicidi che si registrano ogni anno?

Credo che tutti noi possiamo fare qualcosa di veramente importante, nel senso che, il suicidio è un fenomeno che può essere prevenuto, infatti è anche questo l’obiettivo della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio che, si celebra ogni anno il 10 settembre, proprio per tentare di puntare i riflettori su questo tema così importante e delicato, e forse, ancora poco trattato“.

Infatti, questo appuntamento istituzionale rappresenta un’opportunità, per i diversi professionisti e i  diversi settori della comunità (pubblico, associazioni ONLUS, comunità,  ricercatori, clinici, medici di base, politici, volontari ecc.) per confrontarsi e tentare di mettere in atto, in modo sinergico, delle campagne di sensibilizzazione e prevenzione, sempre più puntuali all’interno di una società in continuo cambiamento“.

Sappiamo che l’atto suicida e la pulsione che lo sottende hanno origini molto diverse; ma entrambi, ne sottolineano un grave indebolimento dell’istinto di conservazione oppure, forse, proprio della sua inversione. Tuttavia, non appare possibile riferirsi a una causa specifica, ma piuttosto a una multifattorialità (genetica, biologica, individuale e ambientale)“.

Pertanto, la malattia psichiatrica non è l’unico fattore di rischio e le politiche di prevenzione del suicidio, stanno tentando di non rimanere confinate al solo ambito sanitario. È opportuno infatti, tener conto anche dei potenziali fattori di rischio a livello di contesto sociale, economico e relazionale del soggetto“.

  • Perché ultimamente sono soprattutto i giovani a dimostrare maggiori disagi, che poi spesso sfociano in gesti estremi?

Credo che ormai da anni assistiamo a un aumento costante dei fenomeni depressivi nei giovani e questo trend è aumentato maggiormente negli ultimi anni“.

Tra le possibili cause, dal mio punto di vista, credo che, da una parte la pandemia ha dato, per così dire, un’accelerata, o meglio, in alcuni casi, ha contribuito a slatentizzare diversi vissuti che probabilmente avevano bisogno già in precedenza d’essere accolti, contenuti e ascoltati“.

Tuttavia, come accennavo nell’incipit inziale, molti dati presenti in diversi studi scientifici, già dal 2005 al 2017, evidenziano l’aumento dell’incidenza di fenomeni depressivi nei ragazzi e nei giovani adulti“.

Pertanto, se il lockdown, con la relativa diminuzione dei rapporti sociali e quindi, un maggiore isolamento sociale, ha comportato anche dei sentimenti di solitudine, di disorientamento e a volte di profonda angoscia, favorendo quindi, dei fattori predisponenti come stili di vita alterati (ciclo sonno-veglia), l’aumento delle realtà virtuali e così via; la postmodernità, invece, già da molto tempo, ha contribuito a un’immersione dei giovani all’interno di una società estremamente competitiva, e allo stesso tempo, insicura e incerta“.

Inoltre, la postmodernità, credo che abbia fatto vacillare delle credenze e delle organizzazioni sociali che, in passato, creavano una fiducia nella civiltà, nelle istituzioni, nei legami intersoggettivi. Il concetto di garanti metasociali introdotto dal sociologo A. Touraine nel 1965, credo che ci possa essere d’aiuto. Infatti, questo termine, designa le grandi strutture, che prima citavo, che in un certo senso,  inquadrano e regolano la vita sociale e culturale, come miti e ideologie, credenze e religione, autorità e gerarchia. Sembra che, le disorganizzazioni e le ricomposizioni dei garanti metasociali abbiano colpito i garanti metapsichici della vita psichica (R. Kaës, 2014)“.

  • Pur attribuendo un’importanza sempre maggiore alla salute mentale, il numero di persone che si tolgono la vita resta pericolosamente alto. Cosa sarebbe necessario fare per ridurre il tasso di suicidi?

Credo che la prevenzione del suicidio diventi possibile se si è in grado di capire quando la sofferenza psichica sta diventando insopportabile. È fondamentale l’ascolto della sofferenza e chiedere aiuto è possibile, è una forza. La salute mentale conta“.

Come si è detto in precedenza, non appare possibile riferirsi a una causa specifica, ma a una multifattorialità (genetica, biologica, individuale e ambientale), del fenomeno suicidario. Pertanto, la parola chiave è la prevenzione e il suo orientamento dovrebbe tenere in considerazione molti fattori“.

Quindi al giorno d’oggi la prevenzione, che diviene la parola chiave per affrontare questo fenomeno sempre più in aumento, dovrebbe mirare a istituire dei programmi ad hoc con dei professionisti specializzati nel settore. Appare perciò sempre più indispensabile, istituire la figura dello psicologo all’interno degli istituti scolastici, ma anche all’università e nella comunità“.

Credo inoltre che sia importante già un intervento mirato e programmato su gruppi a rischio, come ad esempio adolescenti con problemi maturativi, anziani che vivono soli, vittime di violenza e persone che hanno già in precedenza tentato il suicidio. Infine, ma non per ordine di importanza, la promozione di tutti i programmi che possano favorire la salute mentale e il benessere psichico, poiché ogni processo di cura inizia con una ricerca di senso“.

Numeri utili

Come sempre, vi ricordiamo che sono attivi alcuni numeri verdi a cui chiunque può rivolgersi per ricevere supporto e aiuto psicologico:

  • Telefono Amico 199.284.284;
  • Telefono Azzurro 1.96.96;
  • Progetto InOltre 800.334.343;
  • De Leo Fund 800 168 678.