MONDO – Oggi, 20 maggio, ricorrono i 148 anni dalla creazione di uno dei capi di abbigliamento più noti e venduti a livello globale: i jeans. Infatti, nel non troppo lontano 1873 Jacob Devis e Levi Strauss ottennero il brevetto per la creazione del pantalone jeans moderno, o meglio di un suo essenziale miglioramento.
Ma perché si parla di jeans blue moderno e non di creazione del jeans. La storia di questo famoso capo di abbigliamento è infatti ben più lontana da Strauss e da Devis, sia in termini storici ma anche geografici.
Le prime tracce di tessuto jeans non risalgono al 1800 bensì al 1500 e, per precisione, proprio nelle città di Genova e Nîmes, in Francia. Proprio il nome del tessuto jeans, secondo alcuni linguisti, deriverebbe da Gênes, la traduzione francese per Genova. Ma un altro nome è sempre associato ai jeans: denim. Quest’ultima parola, come per il caso precedente, deriverebbe dalla città di Nîmes, o meglio dalla frase da “de Nîmes“, che significa “da Nîmes”.
Ma qual è la differenza fra i due tessuti italiani e francesi:
Per correttezza, però, bisogna specificare che il termine jeans compare per la prima volta nel 1795, quando un banchiere svizzero di nome Jean-Gabriel Eynard e suo fratello Jacques andarono a Genova e iniziarono una fiorente impresa commerciale. Nel 1800 le truppe di Massena entrarono in città e Jean-Gabriel fu incaricato del loro rifornimento. In particolare li fornì con uniformi tagliate di stoffa blu chiamate “bleu de Genes” da cui in seguito deriverebbe il famoso indumento conosciuto in tutto il mondo come “blue jeans”.
Questo tipo di tessuto nel 17esimo secolo cominciò, per la prima volta, a spopolare, oltre che in ambiente militare, tra la classe operaia e le classi più impoverite della società, finanche a spuntare in una serie di dipinti. Il jeans, infatti, era poco caro e duraturo, ovvero una combinazione perfetta per una classe sociale che stentava a sopravvivere.
In questo stesso secolo nasce anche la parola salopette che veniva utilizzata dagli inglesi per riferirsi a un panno di cotone spesso e poco costoso, spesso colorato di blu ma a volte bianco, indossato da persone povere in quella che allora era una regione di Bombay, in India, un villaggio portuale chiamato Dungri che, come accaduto in precedenza, ha dato il nome alla stoffa. Il tessuto dungri è stata poi esportato in Inghilterra e utilizzato per la produzione di abiti da lavoro economici e robusti. In inglese, la parola “dungri” venne tradotta come “salopette”.
Ecco che adesso ci avviciniamo al brevetto e alla nascita dei pantaloni jeans che indossiamo tutti i giorni nella nostra vita quotidiana.
Levi Strauss, in giovane età, nel 1851, si trasferì dalla Germania a New York per unirsi ai suoi fratelli maggiori che gestivano un negozio di merci. Nel 1853, si spostò a San Francisco per aprire la propria attività di merci secche, dove vendeva anche la stoffa “blue jeans”. In quella stessa città vi lavorava un sarto, Jacob Davis, cliente abituale dell’attività di Strauss.
Nel 1872, dopo alcuni tentativi, Davis scrisse a Levi Strauss chiedendogli di collaborare con lui per creare, brevettare e vedere degli abiti di jeans rinforzati. Così, dopo vari tentativi, i 2 trovarono un modo per rendere più duraturi i punti di stress inserendo dei rivetti in rame: diventati poi un vero e proprio cult. Così, a distanza di un anno, il 20 maggio del 1873 ottennero il brevetto statunitense 139.
E così, un “semplice” ma essenziale miglioramento ha reso il capo di abbigliamento ancora più duraturo e fatto crescere la sua popolarità, tanto da essere ancora al centro della moda casual a distanza di 148 anni.
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