Gli Stati Uniti attaccano l’Iran: la svolta militare che scuote il Medio Oriente

Gli Stati Uniti attaccano l’Iran: la svolta militare che scuote il Medio Oriente

Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2025, gli Stati Uniti hanno lanciato un massiccio attacco aereo contro tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. L’azione militare, condotta con bombardieri stealth B-2 e missili Tomahawk lanciati da sottomarini, segna una pericolosa escalation nello scenario già teso del Medio Oriente.

Secondo quanto dichiarato dal presidente Donald Trump, si è trattato di un “attacco chirurgico” finalizzato a “neutralizzare la capacità dell’Iran di sviluppare armi nucleari”. Il sito di Fordow, situato sotto una montagna, è stato colpito con bombe bunker-buster GBU-57, mentre Natanz e Isfahan sono stati presi di mira con ordigni di precisione. “Abbiamo distrutto tutto, con successo totale”, ha affermato Trump in conferenza stampa.

Tra deterrenza nucleare e pressioni geopolitiche

L’attacco è stato motivato con l’urgenza di bloccare quello che gli Stati Uniti considerano un programma nucleare offensivo in fase avanzata. Secondo l’amministrazione Trump, l’Iran avrebbe superato i limiti previsti dall’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA), ormai ritenuto decaduto. Inoltre, forti pressioni da parte del governo israeliano e dei settori più conservatori americani hanno accelerato la decisione militare.

L’Iran accusa: “Atto di guerra”

Immediata e dura la reazione di Teheran. Il governo iraniano ha definito l’attacco “un’aggressione criminale e una flagrante violazione del diritto internazionale”. Le autorità della Repubblica Islamica hanno promesso una risposta “durissima”, annunciando consultazioni con Russia e Cina, e non escludono azioni militari asimmetriche nei prossimi giorni.

Tensione globale: tra diplomazia e rischio escalation

Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha parlato di “una delle crisi più gravi degli ultimi anni”, chiedendo con urgenza un cessate il fuoco e un ritorno al tavolo dei negoziati. Mentre Israele ha esultato per l’intervento americano, l’Unione Europea, la Cina e diversi Paesi asiatici hanno espresso forte preoccupazione per le conseguenze sull’equilibrio regionale e per la sicurezza globale.

Scenari futuri: cosa può accadere ora

L’attacco rischia di innescare una catena di reazioni violente. Possibili risposte iraniane includono:

  • attacchi a basi americane in Medio Oriente;
  • sabotaggi navali nello Stretto di Hormuz;
  • attivazione delle milizie alleate di Teheran, come Hezbollah in Libano o gli Houthi in Yemen.

Sul piano interno, negli Stati Uniti si apre un dibattito rovente: il presidente ha ordinato l’operazione senza previa autorizzazione del Congresso, alimentando critiche e timori di un coinvolgimento militare prolungato.

L’attacco americano ai siti nucleari iraniani rappresenta una svolta decisiva e rischiosa. Se da un lato potrebbe ritardare le ambizioni atomiche dell’Iran, dall’altro rischia di trascinare il Medio Oriente in una guerra su vasta scala. Tutti gli occhi ora sono puntati su Teheran, Washington e sulle cancellerie del mondo, nella speranza che la diplomazia riesca a fermare la corsa verso un nuovo conflitto.