MONDO – Perdere di vista la luce e continuare a girovagare nel buio senza una meta. Forse in cerca di un segnale, di un’indicazione che ti consenta di riprendere fiato, anche solo per un attimo, prima di ricadere nell’oscurità dei propri pensieri.
Non sono sufficienti rassicurazioni o incoraggiamenti: si arriva a un punto in cui non basta più sentirsi dire che “andrà tutto bene” quando si sta lottando contro la costante paura di non farcela, di non riuscire a stare al passo con un mondo che continua ad andare avanti, anche senza di te.
Un barlume di speranza, una mano tesa, la consapevolezza che il dolore non dura in eterno: è questo ciò a cui si appiglia chi è vittima di un disagio mentale che – seppur invisibile agli occhi di chi ci circonda – rappresenta un enorme ostacolo nella propria quotidianità, certamente non meno importante della salute fisica.
Oggi è la Giornata mondiale della salute mentale (World Mental Health Day), istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
L’iniziativa nasce con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione su un tema fin troppo spesso trascurato, a causa della diffusa convinzione che un disagio psichico sia meno importante di quello fisico. È per questo che il 10 ottobre di ogni anno si lotta, con più determinazione del solito, per combattere i pregiudizi sul tema del benessere mentale, nella speranza che presto inizi anch’esso a essere considerato una priorità.
Ai nostri microfoni è intervenuta Roberta Auditore, psichiatra e psicoterapeuta che ha fornito un quadro generale sulla salute mentale, soffermandosi in particolare sulle cause dei disturbi psichici e sulle modalità per lasciarsi alle spalle il proprio disagio.
“Sicuramente non esiste un’unica causa responsabile dei disturbi psichici, ma più cause concomitanti che possono determinare l’insorgere di tali disturbi. L’eziopatogenesi multifattoriale è quella in cui credo di più: in cui fattori biologici, genetici/ familiari (si parla più di familiarità che di genetica), sociali, personologici, culturali, relazionali intra ed extra familiari e stress-correlati contribuiscono all’insorgenza dei diversi disturbi mentali“.
“I segnali possono essere molteplici: la sfera affettivo-emotiva e umorale è quella che più facilmente può essere intercettata dal soggetto stesso che ne soffre o dai care-giver. I più comuni: apatia, stanchezza, scarsa volizione, alterazione del ritmo sonno-veglia, alterazione dell’appetito, umore basso, scarso piacere nel fare qualunque cosa, tendenza all’isolamento, confusione mentale e difficoltà organizzativa“.
“È necessario rivolgersi a un professionista specialista nel campo dei disturbi psichici. Di solito ancora oggi si assiste a una grande difficoltà e resistenza da parte dell’utente a rivolgersi al medico psichiatra e vi sono prima dei passaggi intermedi: neurologo, psicologo e solo successivamente lo specialista in psichiatria. La patologia psichiatrica proprio perché multifattoriale va gestita con trattamenti specifici e tailor-made, che potranno essere farmacologici, psicoterapici, riabilitativi, psicoeducazionali: a seconda della patologia psichica e della sua gravità potranno essere combinati insieme“.
“Le patologie psichiche in quanto ‘patologie’, hanno sempre bisogno di essere trattate da uno specialista. Le cure fai da te, sia psicologiche (‘ce la devo fare da solo, analizzandomi o confrontandomi con la mia amica che mi sa dare buoni consigli…etc etc’) che farmacologiche (‘mi prendo queste gocce perché me le ha consigliate la mia vicina che aveva i miei stessi disturbi…’ oppure ‘non mi prendo niente perché io lo supero con la forza di volontà’) purtroppo determinano esclusivamente un allungamento dei disturbi e anche una cronicizzazione degli stessi. Non voglio dire con ciò che per tutti i disturbi è necessario sempre un intervento farmacologico, o un intervento psicoterapico o entrambi, ma che tale valutazione non andrebbe comunque fatta autonomamente, ma con specialisti del settore: psicologo, psicoterapeuta e medico psichiatra“.
“Lo stigma e il tabù sulla patologia psichiatrica è purtroppo nelle nostre menti: sono stati chiusi i manicomi ormai veramente da tanti anni, ma i fantasmi e le brutture a essi associati sono incistati nei cassetti della memoria. Le patologie psichiatriche, sono state per troppo tempo associate a immagini di bruttezza, violenza, scherno, pericolo, vergogna e tutto ciò ci ha creato una paura ancestrale, quindi da ciò che mi fa paura scappo, lo evito e ne prendo le distanze fisiche ed emotive. Un grande lavoro che deve essere fatto e che in parte si sta facendo è quello di associare ‘bellezza’ e ‘normalizzazione’ ai disturbi psichici anche gravi, curando la vita con la vita, permettendo l’inclusione nell’asse casa-lavoro-famiglia, con gli stessi diritti e doveri“.
Fonte foto Pixabay
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