MONDO – Oggi, 27 gennaio, ricorre la giornata mondiale della memoria delle vittime della Shoah. In questa giornata si ricorda uno degli eventi storici più nefasti e dolorosi dove abbiamo visto l’umanità sparire per dar spazio al male, al pregiudizio e alla violenza feroce e cieca.
La ricorrenza è stata istituita nel 2005 dall’Organizzazione internazionale delle Nazioni Unite e commemora la liberazione del campo di concentramento e sterminio Auschwitz-Birkenau, il più grande centro di morte creato dalla Germania Nazista.
L’olocausto: non è stata solo colpa della Germania
Purtroppo, soprattutto in anni più recenti, si ha la tendenza ad associare l’olocausto e l’antisemitismo a un fenomeno prettamente tedesco e nazista, non tenendo conto delle responsabilità che anche il nostro “Bel Paese” ha avuto nello sterminio di oltre 6 milioni di esseri umani.
A gridare a gran voce come l’Italia tendesse in qualche modo ad indurire la pillola è stato proprio lo scrittore sopravvissuto Primo Levi che, in un intervista Rai degli anni ’70, dichiarò: “È probabile che in Italia sia meno pesante che non in Germania, per la ragione geografica o storica che la strage sia avvenuta localmente in Germania e non in Italia. E questo ha concesso alla maggior parte degli italiani di trovarsi un alibi facile, cioè ‘queste cose le hanno fatte loro, non le abbiamo fatte noi’. Ma le abbiamo cominciate noi. Il nazismo in Germania è stato una metastasi di un tumore che era in Italia, è un tumore che ha condotto alla morte la Germania e l’Europa, vicino alla morte insomma, al disastro completo“.
Una dura e spesso pesante realtà che, però, dobbiamo accettare perché la memoria e il primo passo per evitare che quanto accaduto non si ripeta. Ma per poter ricordare dobbiamo prima comprendere il fenomeno, andare fino alla radice di quanto accaduto, partendo proprio dalle leggi razzali del 1938, alla costruzione dei 35 campi di concentramento italiani sino alle terribili e frequenti deportazioni di massa del 1943, che hanno portato alla morte circa il 13% della popolazione ebraica censita in Italia nel 1938.
Il tema per la commemorazione nel 2022
In quest’anno che, purtroppo, sembra non essere iniziato nei migliori dei modi, il tema scelto come guida per la commemorazione e l’educazione dell’Olocausto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite è “Memoria, dignità e giustizia“.
In questo decennio più che mai la commemorazione e l’educazione alla Shoah devono essere un leitmotiv, un imperativo globale. Infatti, come purtroppo temuto dallo stesso Primo Levi, il tempo rischia di offuscare i ricordi, di confondere fino anche a farci dimenticare le atrocità.
Sulla questione le nazioni unite sottolineano “l’importanza del salvaguardare la documentazione storica, ricordare le vittime, sfidare la distorsione della storia spesso espressa nell’antisemitismo contemporaneo, sono aspetti critici del rivendicare giustizia dopo i crimini di atrocità. Il tema racchiude queste preoccupazioni.
Le attività commemorative ed educative dell’Olocausto attireranno l’attenzione sulle azioni intraprese dai sopravvissuti all’Olocausto negli anni immediatamente successivi alla devastazione e alla brutalità dell’Olocausto, per rivendicare i loro diritti, la loro storia, il loro patrimonio culturale e tradizioni e la loro dignità“, spiega l’Onu. “Saranno esplorati il ruolo svolto dalle istituzioni e dagli individui nel sostenere i sopravvissuti, l’impatto a lungo termine dell’Olocausto sulle famiglie dei sopravvissuti e l’impatto dell’Olocausto sulla definizione della politica e degli interventi in materia di diritti umani“.
Il tema di quest’anno, quindi, ci incoraggia ad agire, ad attivarci contro l’odio, l’antisemitismo e il razzismo, rafforzando allo stesso tempo concetti come solidarietà tra i popoli, compassione e memoria. La giornata della memoria è, infatti, un tassello fondamentale non solo nella memoria di quanto accaduto ma anche nella speranza che questo non riaccada, diventato una vera e propria bandiera per la difesa dei diritti umani.
Foto di Lucia Parrillo da Pixabay