Gaza: accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ma restano molti nodi irrisolti

Gaza: accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ma restano molti nodi irrisolti

MONDO – Dopo quasi due anni di guerra, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per la prima fase di un cessate il fuoco, aprendo uno spiraglio concreto verso la fine delle ostilità. L’intesa, frutto di una lunga mediazione internazionale da parte di Stati Uniti, Qatar ed Egitto, prevede il rilascio degli ostaggi, lo scambio di prigionieri e il ritiro delle truppe israeliane da alcune aree della Striscia.

Secondo quanto comunicato dai mediatori, Hamas ha approvato formalmente la prima fase dell’accordo, che include la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora vivi. In cambio, Israele procederà alla scarcerazione di prigionieri palestinesi. Contestualmente, le forze armate israeliane si ritireranno fino a una linea concordata, permettendo così una maggiore apertura ai corridoi umanitari per l’ingresso di aiuti, combustibili e personale.

L’intesa è stata accolta con sollievo dalle famiglie degli ostaggi e dalla comunità internazionale. Il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, ha ricevuto il testo dell’accordo e si prepara alla ratifica formale. Da parte sua, Hamas ha sottolineato l’importanza del rispetto integrale dei termini pattuiti, ribadendo che vigilerà sulla loro corretta applicazione.

Nonostante il passo avanti, restano numerosi punti critici. In primo luogo, la durata e l’effettiva implementazione del cessate il fuoco: gli osservatori internazionali si chiedono se l’intesa riuscirà a reggere nel lungo periodo o se si tratta soltanto di una tregua temporanea. Altro nodo centrale riguarda la governance della Striscia di Gaza: non è ancora chiaro chi avrà il controllo politico e amministrativo una volta avviato il processo di ricostruzione, né se Hamas manterrà il suo attuale ruolo.

Israele continua inoltre a porre con forza il tema della demilitarizzazione di Hamas, considerato cruciale per garantire una pace duratura, ma su questo punto le posizioni restano molto distanti. Nel frattempo, le condizioni umanitarie nella Striscia restano drammatiche: intere aree sono distrutte, centinaia di migliaia di persone sono sfollate e l’accesso a beni essenziali come acqua, cibo e medicinali rimane estremamente limitato.

L’accordo rappresenta comunque il più significativo tentativo diplomatico di porre fine al conflitto dal 2023. Se attuato pienamente, potrebbe aprire una nuova fase per la popolazione di Gaza, per le famiglie degli ostaggi e per l’intera regione mediorientale, pur in un contesto di fragilità politica e tensioni irrisolte.

Fonte foto Ansa