Il ministro Minniti in Libia, ma i soldi per gli accordi li ha portati?

Il ministro Minniti in Libia, ma i soldi per gli accordi li ha portati?

PALERMO – Il ministro Marco Minniti in Libia per perorare l’intervento del presidente Serraj (unico leader libico accreditato all’Onu) e di ben 11 sindaci di centri urbani libici dove si concentrano i criminali africani interessati al traffico dei migranti verso l’Europa… oh scusate verso la Sicilia e il Meridione d’Italia, con l’ausilio delle Ong mercenarie.

L’intesa proposta dal rappresentante del Governo italiano, vuole che il fenomeno migratorio possa essere rallentato per evitare ingolfamenti non più sostenibili dal Bel Paese, ormai lasciato solo dagli altri Stati europei. Si, ma conoscendo i libici, Marco Minniti ha portato con se alcune centinaia di milioni di dollari per ottenere delle garanzie? È una domanda che sorge spontanea e che senza un accordo pecuniario, si rischia magari che le nostre flotte di controllo possano fare ben poco nel tenere a bada le navi a nolo delle pseudo organizzazioni non governative, ma a scopo di lucro, a fare accordi con i trafficanti e continuare a caricare poveri cristi, oggi giunti, dall’inizio di quest’anno, a quota 85 mila, dopo che la Francia e la Spagna (quest’ultima, pronta persino a schierare l’esercito contro possibili approdi) hanno detto categoricamente “no!”.

Si, i famosi migranti economici, cioè quelli che non fuggono dalle guerre, ma dalla fame e dalla disperazione, sono stati oggetto di discussione tra Paolo Gentiloni, Angela Merkel ed Emmanuel Macron, svoltosi a bordo del veliero Palinuro, in occasione del vertice a Trieste. Entrambi, sia il Gallo che la tedesca, si sono complimentati con l’Italia, per la brillante gestione della moderna schiavitù, ma poi hanno fatto capire all’uomo qualunque che legge il giornale: “Adesso basta! Che volete ancora, voi italiani?”.

Bruxelles ha accontentato, in primis, Matteo Renzi, presidente del Consiglio, consentendogli di sforare il debito pubblico per cercare di accreditarsi politicamente con gli 80 euro di aumento degli stipendi e con lo Jobs Act, dicendo a destra e a manca e poterlo scrivere sulla sua fatica letteraria, pubblicata fresca fresca, di aver creato 800 mila nuovi posti di lavoro; poi consentire al presidente Gentiloni di sforare ancora di più il bilancio dello Stato per “garantire la sopravvivenza delle banche venete, solo con lo scopo di salvare dalla catastrofe finanziaria centinaia di migliaia di risparmiatori.

Ma ritornando con i piedi per terra, proprio oggi, ci giunge una notizia dall’Osservatorio statistico che non lascia sperare niente di buono e cioè: quasi 5 milioni di italiani vivono in povertà assoluta; in parole povere, scusate solo per non mettere il dito nella piaga, meglio dire: in altri termini, l’Istat stima che nel 2016 siano un milione e 619 mila le famiglie residenti in tale condizione, per un totale di 4 milioni e 742 mila cittadini. Ci vuole un pochino di faccia tosta, ma qualcosa dobbiamo pur dirla al nostro stimato Piercarlo, a Paolo, a Marco, ad Angelino e alle altre e agli altri, chiaramente non intendiamo ai santi apostoli, ma a quelli che tirano le fila dello Stato e ai mille che fanno le leggi, lungi dal voler essere razzisti, fascisti o ancora xenofobi.

Non credete che sarebbe il caso di pensare prima agli italiani e poi agli altri, come fanno tutti i Paesi democratici persino la Penisola iberica, in cambio di foraggiare il Frontex, il Triton e l’Emigrazione selvaggia, ad opera di criminali, false Ong, speculatori dell’alta finanza europea e d’oltre oceano? Non pensate di dare le case ai senza tetto prima alle famiglie italiane e poi garantire la pensione completa, telefonini, 5 euro procapite al dì e la disponibilità alberghiera a tutti quelli che vengono da fuori? Non sarebbe ancora meglio investire con appositi finanziamenti in alcuni Paesi africani, magari con mano d’opera e tecnici italiani e tali da contribuire a dare ossigeno ad imprese italiane giunte all’orlo del precipizio?

Ma così difficile è diventata, oggi, la politica interna ed altrettanto quella estera per soddisfare le più elementari esigenze di un popolo? Possibile che nessuno dei politicanti della prima ora e della vecchia ora pensi che il “Vaffa day” sarà per tutti compreso Grillo, per il giorno di qualsiasi tipo di elezioni? Per forza si deve arrivare ad un odio irrefrenabile contro i Politici e le Istituzioni?

Dobbiamo chiudere con una ultima considerazione, per forza di cose: signori politici, continuando così, si corrono rischi di guerre civili. E non sarebbe la prima volta da noi.

Giuseppe Firrincieli