Tre colpi d’arma da fuoco e l’uccisione di Domenico Cutè: “U sauru” e “Peppe u Tarantinu” accusati di omicidio

Tre colpi d’arma da fuoco e l’uccisione di Domenico Cutè: “U sauru” e “Peppe u Tarantinu” accusati di omicidio

MESSINA – Ieri la polizia di Messina ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei fratelli ergastolani Giuseppe e Giovanni Minardi, ritenuti responsabili dell’omicidio, commesso a Messina il 25 gennaio 2000, a Domenico Cutè, 60 anni, detto “U Sauru”.

L’ordinanza costituisce l’esito di un’attività investigativa, espletata dagli agenti, sotto la direzione della procura distrettuale della Repubblica, attraverso il riscontro delle dichiarazioni rese da plurimi collaboratori di giustizia, che ha condotto alla denuncia all’autorità giudiziaria dei fratelli, ritenuti responsabili di avere ordinato ed eseguito materialmente, nel rione Giostra di Messina, l’omicidio, mediante l’esplosione di tre colpi d’arma da fuoco, sparati con un fucile da caccia, fatto aggravato dal metodo mafioso.

L’assassinio di Cutè, legato da vincoli parentali diretti con Giuseppe Gatto, al tempo reggente della cosca mafiosa che operava in quel rione cittadino e luogotenente del boss ergastolano Luigi Galli, risulta eseguito materialmente da Giovanni Minardi, su ordine del fratello Giuseppe, in conseguenza di pretese delazioni che la vittima avrebbe reso alla polizia, a carico di Stefano Marchese, 41 anni, esponente della locale criminalità organizzata legato a Giuseppe, oltre che da vincoli criminali, da un rapporto di amicizia personale, rafforzatosi anche all’interno delle mura carcerarie in periodi di codetenzione. Le dichiarazioni accusatorie di Cutè riguardavano l’autore di un altro omicidio, quello del salumiere Giovanni Postorino, ucciso nel corso di una rapina commessa a Messina il 24 gennaio 1994, ed erano finalizzate a scagionare il proprio figlio Antonino Natale Cutè, fermato nell’immediatezza del delitto e poi effettivamente rilasciato.

L’ordinanza di custodia è stata notificata a Giuseppe Minardi al carcere di Sulmona, in provincia de L’Aquila, mentre al fratello Giovanni è stata notificata al carcere di Spoleto,in provincia di Perugia, dove si trovavano entrambi ristretti.

Giuseppe Minardi, noto come “Peppe u Tarantinu”, 42 anni, attualmente detenuto al carcere di Sulmona, annovera vari precedenti per omicidio doloso, associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto, cessione di stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi, favoreggiamento personale e altre fattispecie delittuose. Prima del suo arresto, avvenuto il 7 gennaio del 2003, era inserito, con un ruolo di primo piano, nell’associazione di stampo mafioso capeggiata dal boss Luigi Galli, noto come “Scarpuzza”, che operava nel quartiere popolare di “Giostra”.

Ancora giovanissimo, come puntualizzato nel corso delle investigazioni confluite nell’operazione Arcipelago, Giuseppe Minardi riuscì a scalare i vertici della consorteria mafiosa di Giostra, divenendo un parigrado di Giuseppe Puccio Gatto che, suo malgrado dovette fargli spazio nella direzione del clan, per evitare inevitabili quanto cruenti scontri, proprio virtù della sua nota pericolosità e risolutezza nel definire le questioni. Nel breve lasso di tempo durante il quale è rimasto in libertà, dopo quasi un decennio di ininterrotta detenzione, ammesso alla liberazione condizionale della pena e alla contestuale imposizione della misura di sicurezza della libertà vigilata, a seguito della condanna a 18 anni di reclusione della Corte d’Appello di Messina il 2 dicembre 1994, per l’uccisione di Maurizio Mento ed altro, egli formò un proprio team di uomini fedelissimi, a partire dal fratello Giovanni, Giuseppe Campo, Domenico Cavò e altri, organizzando e dirigendo le strategie delittuose del gruppo. Ha contribuito anche a dare vita a quella forma di collaborazionismo fra uomini emergenti e non delle cosche messinesi, emersa nelle fasi delle operazioni AlbaChiara, Arcipelago, nell’omicidio di Stefano Marchese e altre investigazioni e che perdura a tutt’oggi.

Il fratello Giovanni Minardi, 36 anni, attualmente detenuto al carcere di Spoleto, annovera condanne definitive per omicidio in concorso, associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, tentata rapina, estorsione, danneggiamento e altro. Vanta un grande spessore criminale ed elevatissima pericolosità sociale; insieme al fratello Giuseppe, è elemento di spicco, inserito nell’ambito della criminalità organizzata messinese e segnatamente nell’organizzazione criminale riconducibile al rione “Giostra” capeggiata dal noto boss detenuto Luigi Galli e retta, sino alla relativa detenzione, da Giuseppe Gatto. In quel contesto, si rivelò killer spietato, rendendosi autore dell’assassinio di un personaggio storico della malavita di Giostra come Carmelo Mauro, già vicinissimo a Galli, ucciso a Messina il 22 maggio 2001.

Immagine di repertorio