Spaccio di stupefacenti e detenzione di armi, i legami tra Sicilia e Calabria: 17 arresti – I NOMI

Spaccio di stupefacenti e detenzione di armi, i legami tra Sicilia e Calabria: 17 arresti – I NOMI

MESSINA – Nelle prime ore di oggi la polizia di Messina con la collaborazione di quelle di Reggio Calabria e di Palermo, ha dato esecuzione all’ordinanza cautelare del Gip al Tribunale di Messina su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica diretta dal Procuratore della Repubblica, dott. Maurizio de Lucia, relativa a 17 misure di custodia cautelare in carcere a carico di altrettante persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, associazione finalizzata al furto di ciclomotori e altro operante a Messina.

I destinatari della custodia cautelare in carcere:

  •  Lorenzo Anghelone, 29 anni, di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, e residente a Bagaladi  nel Reggino;
  •  Francesco Arena, 37 anni, messinese, già detenuto;
  •  Michele Arena, 58 anni, messinese;
  •  Antonio Bonanno, 36 anni, messinese;
  •  Bartolo Bucè, 63 anni, messinese;
  •  Filippo Cannavò, 36 anni, messinese, già detenuto;
  •  Ugo Carbone, 43 anni, messinese;
  •  Giovanni Cortese, detto “U Criaturi”, 45 anni, messinese, già detenuto;
  •  Paolo Mercurio, 25 anni, messinese, già detenuto;
  •  Angelo Mirabello, 52 anni, messinese;
  •  Paolo Francesco Musolino, 32 anni, messinese;
  •  Mario Orlando, 38 anni, messinese;
  •  Pietro Raffa, 39 anni, messinese;
  •  Santoro Rosaci, 34 anni, di Melito Porto Salvo;
  •  Francesco Russo, 35 anni, messinese, già detenuto;
  •  Gaetano Russo, 36 anni, messinese, già detenuto;
  •  Luigi detto Angelo Siracusa, 36 anni, nato a Roma, ma residente a Messina.

Le indagini della Squadra Mobile effettuate, sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di appostamento, sequestri di sostanza stupefacente e video-riprese, hanno individuato l’esistenza di un sodalizio criminoso operante a Messina, nel quartiere Valle Degli Angeli, avente base in vico Fede, domicilio degli Arena che si è rivelato un vero e proprio fortino attorno al quale giravano gli affari illeciti della consorteria, costituita dai componenti del nucleo familiare degli Arena, e di soggetti gravitanti intorno a loro, individuati e valutati nel loro operare singolo e armonicamente in favore del gruppo, dedito al traffico di diversi tipi di sostanze stupefacenti.

In particolare, in esito all’attività della Squadra Mobile, Francesco e Michele Arena, Paolo Mercurio, Pietro Raffa, Paolo Francesco Musolino, Ugo Carbone, Mario orlando, Bartolo Bucè, Filippo Cannavò, Antonio Bonanno, Giovanni Cortese, Angelo Mirabello sono risultati indagati del delitto di cui all’art. 74 D.P.R. 309/90, art. 74 I, II e III comma DPR 309/1990, per essersi stabilmente associati tra loro al fine di commettere più delitti di cui all’art. 73 DPR 309/1990, costituendo un’articolata associazione, dedita all’acquisto, alla detenzione e allo spaccio di consistenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo hashish e marijuana.

Gli Arena in qualità di promotori, direttori e organizzatori dell’associazione, provvedevano a impartire le direttive ai vari consociati, a mantenere i contatti con i fornitori di sostanza stupefacente, ad acquistare le varie partite di tale sostanza e infine, sia direttamente che a mezzo dei pusher del gruppo, a cedere a terzi la droga. Mercurio, Cortese, Carbone, Orlando e Musolino, avevano il compito di coadiuvare gli Arena nella gestione dell’attività del gruppo. Mercurio e Carbone erano attivi nell’approvvigionamento di sostanza stupefacente. Lo stesso Carbone, Musolino e Orlando operavano per immettere nel mercato la droga.

Cannavò e Bonanno, rifornendosi abitualmente di sostanza stupefacente dagli Arena la collocavano poi sul mercato. Raffa, Bucè e Bartolo erano operativi nell’associazione con il compito di fornire ogni utile supporto agli Arena, mentre Mirabello procurava gli aspiranti acquirenti, partecipando alla contrattazione del prezzo da proporre e alle modalità di approvvigionamento della sostanza.

Le indagini hanno evidenziato che gran parte della droga da introdurre nel mercato messinese aveva provenienza dalla Calabria e infatti Rosaci e Anghelone, già colpiti dal provvedimento, cedevano hashish del peso di 999,3 grammi agli Arena. A tal proposito, il 25 gennaio 2016 si è proceduto al sequestro della somma di denaro di 30mila euro, trovata in possesso di Anghelone e Rosaci, quest’ultimo con precedenti sull’art. 416 bis c.p., dopo che gli stessi si erano incontrati con Francesco Arena, per concordare l’acquisto di una partita di sostanze stupefacenti. Il giorno successivo all’esito di appostamenti è stato effettuato il sequestro del chilogrammo di hashish indicato. Sempre gli Arena, in concorso tra loro, con altri soggetti calabresi non individuati, detenevano un ingente quantitativo, pari ad almeno 20 chili, di sostanza stupefacente di qualità non identificata.

Si è accertato, che la consorteria criminale aveva la disponibilità di armi e munizioni. Importante tra le attività di riscontro il sequestro nei confronti degli Arena di hashish del peso di circa tre chilogrammi che detenevano nella propria Fiat 600. E ancora, elementi di gravità indiziaria sono stati acquisiti nei confronti di Francesco Arena, dei Russo e Mercurio per la sussistenza di un’altra associazione a delinquere, questa volta finalizzata alla consumazione di furti di ciclomotori. Alcuni indagati erano già stati oggetto di investigazioni.

La squadra mobile, nell’ambito del P.P. 6924/07 istruito dalla Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, aveva già permesso di delineare la caratura criminale di  Francesco Arena, in quel contesto (settembre 2007 – aprile 2008), ritenuto capo di un’organizzazione criminale dedita principalmente allo spaccio di sostanze stupefacenti con approvvigionamenti provenienti dalla Calabria e addirittura transfrontalieri, da paesi come l’Olanda.

Anche per Michele Arena, padre di Francesco e figura di assoluto rilievo nel tessuto malavitoso di questo centro, in grado di imbastire rapporti con altri noti esponenti della malavita di questo capoluogo, si sono evidenziati nell’indagine rapporti con esponenti di spicco della criminalità organizzata messinese quali Raimondo Messina e Lorenzo Guarnera. Lo stesso il 7 agosto 2015, era stato scarcerato dalla casa circondariale di Sulmona, in Abruzzo, dopo aver scontato una lunga pena detentiva a seguito di condanna definitiva secondo l’art. 74 D.P.R. 309/90.

Elemento di primo piano del gruppo criminale oggetto d’indagine è da considerarsi anche Giovanni Cortese con precedenti agli atti d’Ufficio perché colpito da ordinanza restrittiva in carcere nell’ambito dell’operazione Biancaleo che lo indicava fare parte di un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Sempre lui era stato colpito ancora da provvedimento cautelare insieme con altre 42 persone ancora per associazione finalizzata alla cessione di ingenti quantitativi di stupefacenti. Denunciato nell’anno 2006 nell’ambito dell’operazione Nemesi, per i delitti secondo gli art. 73-74 era sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Lo stesso è stato arrestato il 31 maggio 2017, dalla squadra mobile, in esecuzione di ordinanza cautelare per il delitto di rapina in concorso in pregiudizio della Banca di Credito Peloritana di Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. E ancora va indicato Paolo Mercurio, personaggio già colpito dall’esecuzione dell’ordinanza Totem per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Immagine di repertorio