MESSINA – Cinque anni. Cinque lunghissimi anni da quando Lorena Quaranta è stata brutalmente assassinata da colui che era il suo collega/convivente.
Oggi, il destino crudele ripete il suo macabro copione con un altro nome, un altro volto, la stessa ingiustizia. Sara Campanella aveva 22 anni, il futuro davanti, il cuore pieno di sogni.
Sara come Lorena
Tutto cancellato in un istante da una lama che le ha reciso la giugulare, soffocando per sempre le sue speranze. Il sangue ha dipinto di rosso i corridoi dell’ospedale dove voleva salvare vite. Ma nessuno ha potuto salvare la sua.
Lorena e Sara. Due nomi, due storie, un tragico destino che si ripete come una maledizione. La prima frequentava Medicina, la seconda la facoltà di Tecniche di Laboratorio Biomedico. Entrambe brillanti, appassionate, determinate a costruire il proprio domani.
Ma quel domani è stato spazzato via dalla furia di chi confonde l’amore con il possesso, il sentimento con la violenza. Due tragedie gemelle che gridano giustizia, due lapidi su cui scolpire la vergogna di una società incapace di proteggere le sue figlie.
“Amore”?
Perché l’amore non uccide. L’amore non stringe la gola, non impugna un coltello, non trasforma un “addio” o un “rifiuto” in una condanna a morte. Questo non è amore, è follia, è ossessione, è il veleno di una cultura che insegna a pretendere anziché rispettare, a possedere anziché amare.
Quante altre ragazze/donne/mamme… dovranno morire prima che si capisca che l’amore malato non è amore? Prima che si insegni ai figli che amare non significa distruggere, che un cuore infranto si cura con il tempo, non con il sangue?
Lo shock di una comunità
Messina è sotto shock. Gli amici di Sara, i colleghi, i professori si sono riversati in ospedale. Qualcuno ha urlato il suo nome tra le lacrime, altri hanno stretto i pugni contro le pareti bianche di un luogo che oggi sa solo di morte.
Il sindaco, Federico Basile, ha rotto il silenzio con parole che pesano come macigni: “Oggi la città è stata scossa da una tragedia immensa: una giovane vita è stata spezzata in modo brutale. La violenza di questo gesto ci lascia increduli e profondamente addolorati”.
In cerca di risposte
Intanto, i carabinieri cercano risposte. Scandagliano il telefono di Sara, provano a ricostruire gli ultimi momenti della sua vita.
Ma nessuna indagine potrà mai restituire alla sua famiglia il suo sorriso, la sua voce, il suo calore. Nulla potrà colmare il vuoto lacerante che ha lasciato.
“La comunità accademica è in ginocchio“, ha dichiarato la rettrice dell’Università di Messina, Giovanna Spatari. “Ci stringiamo attorno alla famiglia di Sara, ai suoi amici, ai suoi colleghi. Quando una vita viene spezzata in un modo così brutale, la nostra sofferenza è ancora più acuta”, prosegue.
Lorena e Sara, due stelle spente troppo presto. Due cuori strappati alla vita nel fiore degli anni. Oggi Messina piange, l’Italia si indigna, nuovamente.