Messina: in carcere girano “pizzini”, indagati agenti penitenziari

Messina: in carcere girano “pizzini”, indagati agenti penitenziari

MESSINA – Sembra la trama di un film un po’ scadente che tratta tematiche mafiose. Al contrario si tratta, più semplicemente, della fotografia di una realtà molto diffusa e comune: la connivenza tra la giustizia e il crimine.

Pare infatti che sei agenti della polizia penitenziaria che lavorano all’interno del carcere Gazzi siano stati coinvolti nell’inchiesta sul passaggio di “pizzini” tra detenuti e familiari durante i colloqui previsti dalla legge.

L’accusa è quella di non aver controllato i detenuti prima e al termine dei colloqui in carcere con i familiari.

Cinque sono indagati per falso ideologico commesso da pubblico ufficiale ed un sesto per corruzione. Si tratta di fatti che risalgono al periodo tra il 2008 ed il 2009 finiti in un’indagine che ieri ha portato all’arresto per estorsione e tentata estorsione di Maurizio Lucà e Stefano Celona, accusati di aver imposto e tentato di imporre estorsioni ad alcune imprese impegnate in lavori appaltati dal Comune a Santa Lucia sopra Contesse.

Per i sei agenti la procura ha chiesto la sospensione dalla funzioni. Sarà il gip a decidere.

L’inchiesta dei carabinieri scaturisce da un filone dell’operazione “Ricarica” che nel 2006 svelò il progetto di un omicidio con gli ordini che partivano direttamente dal carcere di Gazzi.

Nella prosecuzione delle indagini e dalle intercettazioni sarebbe emerso anche il passaggio di messaggi tra detenuti e familiari durante i colloqui. Nei “pizzini”, secondo gli investigatori, le direttive da impartire al clan di Santa Lucia sopra Contesse. L’indagine non ha però stabilito quale fosse la contropartita. In un solo caso le intercettazioni svelano un passaggio di denaro, in cambio un detenuto avrebbe potuto girare da un piano all’altro della struttura carceraria quando l’agente era di turno.