Mafia, arrestato esponente del clan Santa Lucia sopra Contesse: estorsione ad azienda e assunzioni obbligate:

MESSINA – Eseguita dai poliziotti della squadra mobile l’ordinanza di misure cautelari in carcere, emessa il 13 settembre dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Messina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, a carico di due messinesi ritenuti responsabili di estorsione, pluriaggravata dal metodo mafioso, per fatti commessi nella città dello Stretto tra il 22 dicembre 2015 e il 22 settembre 2016.   

I due arrestati (che si trovano già in carcere per altra causa) sono il pluripregiudicato Antonino Spartà, di 56 anni – detenuto dallo scorso 24 aprile nel carcere di Frosinone – fratello del boss Giacomo Spartà, capo indiscusso e promotore storico del clan mafioso di Santa Lucia sopra Contesse -,  e Gaetano Nostro (noto come “Dente i zappa”), 49enne plupregiudicato per reati di criminalità organizzata, considerato “luogotenente” del gruppo criminale messinese di Santa Lucia sopra Contesse insieme a Raimondo Messina (inteso “Saro”) e al momento detenuto nel carcere de L’Aquila.

L’ordinanza eseguita oggi è la fine dell’attività investigativa portata avanti dalla squadra mobile di Messina e dalla Direzione Distrettuale Antimafia peloritana, volta a far luce sui delicati rapporti che intercorrevano tra alcuni esponenti della criminalità organizzata messinesi, appartenenti al clan di Santa Lucia sopra Contesse, e un imprenditore di servizi “disponibile” a soddisfare le loro richieste di lavoro.

I successivi approfondimenti investigativi hanno permesso, infatti, di chiarire che l’imprenditore era effettivamente vittima degli esponenti mafiosi, risultando costretto da questi ultimi ad assumere Antonino Spartà con mansioni di elettricista (assicurandogli uno stipendio di circa 52mila euro in tre anni) e Gaetano Nostro con mansioni di sorvegliante degli altri lavoratori (mansioni, peraltro, mai svolte effettivamente, ma ritualmente retribuite).   

Tale conclusione investigativa ha poi trovato ulteriore riscontro nelle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia secondo cui, da una parte, Antonino Spartà avrebbe ricoperto il ruolo di referente del clan fondato dal fratello Giacomo; dall’altra parte, la ditta facente capo all’imprenditore risultava sotto la “protezione” del gruppo criminale.

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