Inchiesta “Beta”, Carlo Borella rientrerà in Italia per l’interrogatorio

MESSINA – Doveva essere rintracciato nell’ambito dell’operazione “Beta” Carlo Borella, ex presidente dell’Ance di Messina, ma i carabinieri non gli avevano potuto notificare l’ordinanza che dispone i domiciliari perché si trovava all’estero.

Come sottolineano i suoi legali, Alberto Gullino e Isabella Barone, infatti, la misura non è stata eseguita solo perché si trovava all’estero per motivi di lavoro. L’uomo ha comunicato all’Autorità giudiziaria di essersi attivato per il rientro in Italia, nel più breve tempo possibile; vuole, dunque, sostenere l’interrogatorio per chiarire la sua totale estraneità ai fatti. 

Borella si trovava in Africa al momento del blitz; l’uomo era già sotto processato per il crack pilotato della Demoter e della Cubo; ora invece per l’uomo sono stati disposti i domiciliari per intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver agevolato l’associazione mafiosa.

Intanto, ieri sera, si è costituito all’aeroporto di Fontanarossa Fabio Lo Turco, anche lui all’estero.

Sale a 30 la quota degli arrestati: di questi, 18 si trovano in carcere e 12 ai domiciliari. Dei 18 dietro le sbarre, difronte al giudice per le indagini preliminari Salvatore Mastroeni, in sei si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: Vincenzo Romeo, nipote del boss Nitto Santapaola, Benedetto, Pasquale e Antonio Romeo e Antonio e Salvatore Lipari.