Dipendenti del Tribunale di Patti, medici e liberi professionisti: I NOMI di chi ha truffato l’Inps

Dipendenti del Tribunale di Patti, medici e liberi professionisti: I NOMI di chi ha truffato l’Inps

PATTI – Quindici episodi di corruzione, per ottenere la falsa certificazione di invalidità ai danni dell’Inps, sono quelli documentati a Patti dai carabinieri di Messina.

Coinvolti nell’enorme associazione per delinquere, che avrebbe causato un danno alla Pubblica amministrazione intorno al milione di euro, sono avvocati e medici che svolgevano ruoli di rilievo nelle operazioni criminali.

Nello specifico, si tratta di due gruppi: uno, ben strutturato e con caratteristiche di vertice, che agiva dal Tribunale di Patti e un secondo, meno influente, formato da liberi professionisti che lavorano nel settore legale e in quello medico, ma anche da funzionari pubblici e responsabili di diversi Enti di patronato.

Sessantanove, quindi, sono gli avvisi di garanzia scattati per la redazione di false perizie e certificazioni mediche, che condizionavano l’esito dei ricorsi, promossi da privati cittadini davanti al Tribunale del Lavoro di Patti. Questo giro di corruzione permetteva di ottenere, da parte dell’I.N.P.S., una serie di benefici assistenziali (pensioni di invalidità civile, riconoscimento dello stato di portatore di handicap con diritto all’accompagnamento, etc.), rimborsi che sono andati dagli 8 mila euro per le cause di minore entità, ai 43 mila euro per quella più rilevante con un danno.

Ma passiamo ai nomi di chi ha compiuto tutto questo, scoperti grazie a un’indagine partita nel 2015.

L’avvocato Anna Ricciardi (ora in carcere) e il dottor Francesco Piscitello (sempre carcere) erano certamente le figure verticistiche della principale delle due associazioni perseguite ed erano materialmente e moralmente supportati da Vincenzo Princiotta (arresti domiciliari), Ilenia De  Luca (arresti domiciliari), Rosaria Lo Presti (arresti domiciliari), quali ulteriori promotori ed organizzatori del sodalizio in qualità di gestori di patronati o studi di assistenza fiscale, che assicuravano ulteriori adesioni al gruppo indirizzando la privata clientela verso i patrocinatori prescelti, così massimizzando i profitti dell’associazione.

Inoltre, potevano contare sui favori di medici sia impiegati nelle “strutture pubbliche”, sia liberi professionisti che svolgevano il ruolo di CTU per i giudici per ottenere i falsi certificati e su alcuni dipendenti della sede dell’INPS di Patti.

Ecco perché due persone sono state portate in carcere, cinque sono state poste agli arresti domiciliari, dieci sottoposte agli obblighi di dimora e sedici sono stati interdetti dalle pubbliche funzioni.