Dipendenti costretti a restituire lo stipendio, nei guai una nota famiglia di imprenditori – IL VIDEO

Dipendenti costretti a restituire lo stipendio, nei guai una nota famiglia di imprenditori – IL VIDEO

MESSINA – È stata emessa per quattro soggetti di Messina la custodia cautelare, in quanto gli viene contestato di aver promosso e costituito una strutturata organizzazione criminale, dedita alla commissione di condotte estorsive in danno dei propri dipendenti.

Dopo complesse attività investigative condotte nei confronti di soggetti appartenenti a una nota famiglia dell’imprenditoria messinese della fascia jonica peloritana, i Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, hanno eseguito un provvedimento cautelare personale e reale disposto dal Tribunale di Messina su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Il provvedimento cautelare è attuato nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.

Le indagini svolte, sviluppate dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Taormina, si sono servite delle dichiarazioni dei lavoratori vessati dal gruppo criminale che è stato arrestato. È stato documentato l’abituale ricorso a schemi di fittizio pagamento dei corretti emolumenti previsti dai Contratti Collettivi Nazionali: mensilmente i lavoratori venivano obbligati alla restituzione – in contanti – di quota parte dello stipendio, versato solo formalmente.

Approfittando del loro stato di bisogno, simili illegittimi comportamenti sono stati documentati con riferimento alla sistematica violazione della normativa relativa all’orario di lavoro e ai riposi che gli spettavano.

L’attività d’indagine svolta, trova la sua genesi nella quotidiana attività di controllo economico del territorio esperito dalle Fiamme Gialle peloritane, soprattutto con riferimento alla piaga del lavoro sommerso e all’utilizzo di manodopera in nero e irregolare

La documentazione extracontabile trovata – tra cui diversi inequivoci “pizzini”, agende e prospetti di calcolo – in sede di primo accesso all’azienda, ha permesso di ipotizzare l’esistenza di una vera e propria struttura organizzata.

Perciò, lo sviluppo dell’attività d’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Messina e consistita in approfondimenti documentali e intercettazioni telefoniche, che hanno chiarito come gli imprenditori hanno fatto ricorso a minacce e soprusi nei confronti dei lavoratori dipendenti.

Il presupposto imprescindibile per l’avvio e la prosecuzione dei rapporti lavorativi era proprio l’accettazione, da parte dei dipendenti, di condizioni contrattuali palesemente squilibrate.

La coerenza del quadro indiziario ha portato lo stesso Giudice del Tribunale di Messina a sottolineare come si trattasse di: “Un modus operandi consolidato, volto ad estorcere sistematicamente denaro ai lavoratori assunti e a imporre loro condizioni inique di lavoro al fine di conseguire ingiusti profitti economici, avvalendosi del potere di prevaricazione derivante dalle condizioni di difficoltà economica in cui versavano le persone offese; potere esercitato mediante minaccia, di volta in volta esplicita o velata, di licenziamento.

Le indagini effettuate hanno permesso di accertare che gli indagati reinvestissero il denaro illecito, pari a circa 200mila euro oggi sottoposti a sequestro, nell’acquisto di terreni. Operazioni finanziarie illecite concordate da parte di tutti e quattro uomini, al solo fine di auto riciclare il denaro.

In conclusione, l’operazione testimonia, ancora una volta, l’impegno quotidiano della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Messina nella lotta alle condotte criminali altamente lesive della persona e dell’attività di impresa.

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