MESSINA – All’alba di oggi, a Messina e in altre parti d’Italia, i carabinieri del ROS e la polizia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, sulla base della richiesta della Procura della Repubblica – D.D.A. di Messina, contro 40 persone gravemente indiziate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso e di numerosissimi reati: estorsione (consumata e tentata), rapina, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di armi e violenza privata reati aggravati dal cosiddetto metodo mafioso.
Non è finita qui, nella lunga lista di reati è ipotizzata anche l’appartenenza degli arrestati all’associazione mafiosa denominata “famiglia barcellonese” vicina a “Cosa Nostra” e opera maggiormente sul versante tirrenico della provincia di Messina.
I carabinieri, quindi. hanno eseguito il provvedimento a carico di 29 persone (22 in stato di libertà e 7 già detenuti per altra causa) mentre, contestualmente, la polizia ha eseguito lo stesso provvedimento nei confronti degli ulteriori 11 uomini (8 in stato di libertà e 3 già detenuti per altra causa).
L’indagine, denominata “Gotha 7”, costituisce la fase più recente e numericamente più consistente, della manovra di contrasto condotta da carabinieri e Polizia nell’ultimo decennio e che ha consentito di disarticolare sistematicamente la “famiglia” mafiosa barcellonese.
In particolare, la misura cautelare “Ghota 7” segue le precedenti operazioni di polizia, compiute negli ultimi anni sono, partite dalle dichiarazioni del capo mafia Carmelo D’Amico, arrestato nel 2009 a seguito dell’operazione “Pozzo”, e di alcuni altri esponenti di spicco dello stesso gruppo (tra cui, i collaboratori di giustizia Salvatore Campisi, Franco Munafò e Alessio Alesci), anch’essi destinatari di analoghe misure cautelari (cosidette “Gotha 4” e “5”), condotte a termine dall’arma e dalla Polizia di Stato rispettivamente nel 2013 e nel 2015.
L’inchiesta, che colpisce vertici e affiliati alla fazione più ortodossa e militarmente organizzata della criminalità mafiosa della provincia peloritana (capace di 2 documentate discussioni con esponenti di cosa nostra palermitana e catanese) ha consentito, da un lato, di documentare come il sodalizio sia stato sistematicamente in grado di riorganizzare i propri assetti interni, dall’altro lato, di fare piena luce su decine estorsioni, che si sono verificate nell’area tirrenica barcellonese tra il 1990 e il dicembre 2017, individuandone puntualmente mandanti ed esecutori materiali.