Dalla crisi alla richiesta di aiuto agli usurai, imprenditore coraggioso denuncia i suoi aguzzini: in manette 3 uomini

Dalla crisi alla richiesta di aiuto agli usurai, imprenditore coraggioso denuncia i suoi aguzzini: in manette 3 uomini

MESSINA – Nelle nottata appena trascorsa personale della Polizia di Stato ha dato esecuzione a una ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di 3 soggetti, ritenuti responsabili – in concorso tra di loro – del reato di usura pluriaggravata.

L’azione investigativa in questione rappresenta l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Messina su una triste vicenda che ha visto un imprenditore costretto dal giogo usuraio di persone senza scrupoli.

Nel mese di agosto del 2019, la vittima si è presentata presso gli uffici della Squadra Mobile della Questura di Messina, rappresentando, a causa delle difficili condizioni economiche in cui versava, di essere stata costretta a chiedere del denaro liquido a credito.

Quindi, per il tramite di Antonino Morvillo, suo conoscente, l’imprenditore è stato messo in contatto con un altro odierno arrestato, Nunzio Venuti, ottenendo un prestito di 3mila euro e restituendo, in trenta giorni, la somma di 4.000 euro.

La situazione finanziaria della vittima non è, però, migliorata nel tempo, ragion per cui si è trovata nella necessità di chiedere ulteriori somme a credito all’usuraio, questa volta consegnando degli assegni a proprio nome a titolo di garanzia.

Entrato in una spirale da cui è certamente difficile uscire, l’imprenditore è stato nuovamente costretto a richiedere una somma di 3milla euro, per restituirne 4mila entro un mese.

Trovandosi ben presto nella impossibilità di far fronte agli impegni assunti con gli odierni indagati, per l’imprenditore è iniziato un vero e proprio incubo, poiché egli veniva spesso contattato dai 3 arrestati, tra questi anche Giuseppe Maggio, che avanzavano sempre più pressanti richieste di denaro nei suoi confronti.

Tali richieste venivano accompagnate da minacce (anche) velate, ossia da precisi riferimenti operati dagli indagati all’ubicazione della abitazione della vittima, alla composizione del suo nucleo familiare e a gruppi criminali a disposizione per il “recupero crediti”.

Giuseppe Maggio e Antonino Morvillo hanno poi, secondo un “copione” piuttosto ricorrente nei fatti di usura, posto in essere un subdolo inserimento nella vicenda, ostentando la loro solidarietà alla persona offesa ma perseguendo, in realtà, biechi interessi personali.

Esasperato, l’imprenditore ha raccontato l’intera vicenda agli investigatori della Sezione Reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, che hanno avviato un’attività di indagine condotta per il tramite di dichiarazioni di testimoni, intercettazioni telefoniche, ambientali, servizi di osservazione e dinamici sul territorio.

E le emergenze investigative hanno delineato un compendio, anche ad avviso del giudice p che ha emesso il provvedimento coercitivo su richiesta della Procura della Repubblica della città dello Stretto, ampiamente idoneo a fondare un giudizio di gravità indiziaria a carico degli indagati con riferimento ai gravi fatti di usura in contestazione.

Una pietra angolare dell’intera azione investigativa deve essere considerato l’arresto di Antonino Morvillo, avvenuto il 15 settembre del 2019.

In quella occasione, l’uomo era stato colto, fuori da un bar del centro cittadino, in flagranza di reato e in possesso di banconote consegnategli immediatamente prima dalla vittima quale acconto della più consistente somma illecitamente richiesta per estinguere un debito i cui interessi, in poco tempo, erano ormai cresciuti a dismisura.

Le banconote in questione erano state, per di più, precedentemente “contrassegnate” dai poliziotti della Squadra mobile, che erano impegnati in un servizio di osservazione e tutela nei pressi del luogo dell’incontro.

Così e come accennato, condividendo l’imponente quadro indiziario raccolto dagli investigatori della Squadra Mobile, la Procura della Repubblica del Tribunale di Messina, nella persona dei Pubblici Ministeri titolari delle indagini, ha richiesto e ottenuto, dal competente Giudice per le Indagini Preliminari, la misura cautelare degli arresti domiciliari con divieto di comunicazione con persone diverse da quelle conviventi nei confronti di: Giuseppe Maggio, 53 anni; Antonino Morvillo, 38 anni; Nunzio Venuti, 56 anni.

I fatti-reato risalgono al periodo compreso tra l’aprile ed il settembre del 2019.