Convegno su “jobs act” a Messina, poche luci molte ombre

MESSINA – Molte ombre e poche luci sono emerse sulla riforma del lavoro recentemente varata, nel corso del convegno “Jobs Act: il contratto a tutele crescenti”, organizzato dall’associazione socio culturale D.U.O. onlus presieduta dalla dott.ssa Genny Lello e svoltosi stamani nell’aula consiliare della Provincia. L’incontro, moderato dalla giornalista Carmen Di Per, è stato aperto dalla dott.ssa Lello, che ha illustrato le finalità dell’Associazione il cui acronimo vuol dire “Uomini e Donne nella Organizzazione”: “Ci sorregge non solo una passione civica – ha dichiarato la presidente della D.U.O. – ma soprattutto la convinzione che approfondire il tema della Organizzazione può contribuire a risolvere conflittualità latenti per un verso e potenzialità inespresse per altro verso, in ogni ambito, da quello familiare a quello lavorativo a quello della Polis”.

Apprezzati dai numerosi partecipanti gli interventi degli ospiti di spessore invitati alla tavola rotonda: il prof. Maurizio Ballistreri, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Messina; l’avvocato Assunta Massaro; il prof. Giovanni Moschella, docente di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Messina; don Antonio Meli, docente di Scienze della comunicazione all’Istituto Teologico San Tommaso; la dott.ssa Maria Celeste Celi, direttrice del Cirs; l’avvocato ed ex City Manager del Comune di Messina, Emilio Fragale; il dott. Tonino Genovese, segretario generale della Cisl Messina.

Dalle relazioni è emerso che in questa profonda ristrutturazione, il mondo del lavoro si è trasformato in un mercato del lavoro, secondo la definizione data dal prof. Ballistreri, che ha pure fatto notare che “ciò che è stato maggiormente sacrificato è la tutela contrattuale”, in quanto, abbandonando i contenuti del vecchio Art. 18, nel caso di licenziamento senza un giustificato motivo, si è passati dal reintegro al risarcimento. Ed anche lo stesso risarcimento è stato a sua volta ridimensionato, prevedendo un versamento al massimo di 24 mensilità, il che, ha fatto rilevare l’avvocato Massaro, “è un’altra grossa pecca di questa riforma”, poiché “questo limitato svantaggio per il datore di lavoro, può alimentare la piena discrezionalità di quest’ultimo sui licenziamenti senza motivo giustificato”. L‘avvocato Massaro ha, comunque, concesso qualche punto a favore del Jobs Act, perché esso “può costituire una spinta per il nostro Paese oltre che per lo stesso contratto a tempo indeterminato”.

Inoltre, come ha fatto notare il prof. Moschella, la tanto osannata flessibilità non ha fatto altro che produrre “un ribaltamento del fatto che dapprima la regola era il contratto a tempo indeterminato e l’eccezione il contratto a tempo determinato”. Il prof. Moschella, d’accordo con gli altri relatori, ha avvertito che già sono stati indicati almeno due motivi per ricorrere alla Corte Costituzionale, a partire dalla presunta non conformità alla Legge delega, oltre che ai principi costituzionali di razionalità del sistema e di contrasto delle diseguaglianze senza giustificazioni.

I primi dati già raccolti dalla Cisl sul territorio della provincia di Messina in questo breve periodo dal varo del Jobs Act, li ha forniti il segretario generale Genovese: tra gennaio e marzo l’occupazione è aumentata di 328 unità, mentre, comparando il 2014 con l’anno corrente, in quest’ultimo sono stati 907 i contratti a tempo indeterminato stipulati in più, a discapito, quindi, di quelli a tempo determinato. Certo, Genovese si è riservato di avere i risultati a lungo termine per poter meglio vedere gli effetti di un Jobs Act sul quale si è espresso in modo non certo lusinghiero, dicendo che “più che di tutele crescenti si tratta di un contratto a indennizzi crescenti”.

Sul piano etico, il prof. Meli ha evidenziato come la considerazione del lavoro si è spostata verso altre dottrine e modi di pensare, diversi da quella cristiana, in cui “col lavoro l’uomo collabora con Dio, partecipando e continuando l’opera della Creazione. Invece nella visione marxista l’uomo è il prodotto stesso del suo lavoro e, in quella liberista il lavoro è determinato dal mercato di domanda e offerta”.

Della risposta da dare alle famiglie e ai singoli “che in questo momento hanno enormi problemi di sussistenza”, si è preoccupata la dott.ssa Celi, nella sua veste di professionista impegnata nel sostegno e nell’inclusione sociale di donne svantaggiate, “ma – ha detto la direttrice del Cirs – l’anello debole di questi percorsi è proprio il lavoro”. “Ciò che si rende necessario – ha concluso – è l’incentivazione di quelli che prima venivano chiamati lavori socialmente utili, con l’impegno delle Amministrazioni locali”.

Infine, l’avvocato Fragale ha fatto riflettere sul fatto che ormai “siamo in una realtà che non può accettare affabulazioni: se, infatti, il lavoro diminuisce, non si può utilizzare il termine job nel titolo della riforma. Allora, è necessario che gli spazi da conquistare siano spazi di civiltà”.

Nel dibatto che a seguire si è aperto, sono intervenuti: Grace Pagano, imprenditrice; Santino Monforte, responsabile ferrovieri FIT Cisl; Annamaria Tarantino, già consigliera Commissione Pari Opportunità; Ester Isaja, rappresentante FIDAPA Messina Capo Peloro; Gianni Toscano, già rappresentante del Senato dell’Università di Messina; Simone Coletta, rappresentante CSASU Università di Messina.

Redazione

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