Chiusura Raffineria Eni Milazzo, Maimone: “Pronti a lottare contro qualsiasi ipotesi di marcia indietro”

Chiusura Raffineria Eni Milazzo, Maimone: “Pronti a lottare contro qualsiasi ipotesi di marcia indietro”

MILAZZO – La paventata chiusura della raffineria Eni di Milazzo, nel Messinese, a causa della mancanza dei requisiti previsti dal Piano di qualità dellaria secondo la proprietà, ha scatenato la rabbia dei lavoratori, che cominciano a temere per il loro futuro.

Oltre a loro c’è però chi è capo delle associazioni ambientaliste e denuncia la strumentalizzazione dei dipendenti, come Giuseppe Maimone, presidente dell’Adasc (Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della Salute dei Cittadini).

“Da decenni i cittadini della valle del Mela – afferma Maimone – sono costretti a subire sulla propria pelle gli effetti nefasti di un’industria pesante non adeguatamente normata. I dati sanitari sono spesso allarmanti, come per esempio l’eccesso di malformazioni congenite più grave d’Italia (+80%) riscontrato nel recente rapporto ‘Sentieri’. Non va senz’altro meglio nelle altre aree inquinate della Sicilia. Nel 2018 la Regione ha finalmente approvato il Piano di qualità dell’aria, che in un arco di tempo lunghissimo (entrerà a pieno regime nel 2027) obbliga le industrie a ridurre linquinamento il più possibile, senza peraltro ridurre la produzione. È del tutto normale che le raffinerie siciliane, per decenni abituate a inquinare senza limiti adeguati, adesso si lamentino: per rendere gli impianti meno inquinanti sono necessari investimenti. Non è però accettabile che le istituzioni diano credito alle lamentele più assurde, come quella secondo cui i limiti previsti dal Piano sarebbero irraggiungibili dal punto di vista tecnico. Tali limiti non sono stati stabiliti arbitrariamente: fanno riferimento a un documento emesso dalla Comunità Europea, che indica i limiti che possono essere rispettati con l’applicazione delle migliori tecnologie oggi disponibili: si tratta quindi, per definizione, di limiti perfettamente raggiungibili, basterebbe adeguare gli impianti con le giuste tecnologie. Il Piano va a vantaggio anche della salute dei lavoratori delle industrie, che vanno tutelati come tutti gli altri cittadini. Inoltre più investimenti vorrebbero dire più lavoro. I lavoratori non vanno strumentalizzati, peraltro dando informazioni errate (i lavoratori diretti Ram sono 600, di cui circa 540 dalla provincia di Messina, ovvero meno dello 0,1% della popolazione). La Raffineria di Milazzo l’anno scorso ha fatturato oltre 500 milioni di euro: è certamente possibile destinarne una parte per il rinnovamento degli impianti, in linea con il Green New Deal lanciato dalla Commissione Europea per ridurre globalmente le emissioni”.

L’applicazione del Piano di qualità dell’aria deve essere fatta bene e l’appello alle istituzioni non manca.

“Fare marcia indietro sul Piano vorrebbe dire proteggere i profitti – conclude Milazzo – e cedere all’avidità di azionisti senza scrupoli. Vorrebbe dire sacrificare la salute dei cittadini e dei lavoratori, condannando la valle del Mela e le altre aree inquinate a subire più sofferenze e malattie. Caro sindaco Formica, caro assessore Cordaro, ve la sentite di assumervi questa responsabilità? Ci auguriamo di no. Oggi i cittadini siciliani meritano e pretendono rispetto: ne hanno dato ampia dimostrazione per esempio due anni fa, quando 10mila persone hanno riempito le strade di Milazzo contro il progetto dell’inceneritore, dando vita alla più grande manifestazione della storia della valle del Mela. Chiaramente siamo pronti a lottare contro qualsiasi ipotesi di marcia indietro sui limiti da imporre alle industrie: il Piano di qualità dell’aria va applicato in ogni sua parte. La Regione pensi piuttosto ad adottare al più presto, come previsto dall’articolo 272-bis del Codice ambientale, dei limiti sulle emissioni odorigene, magari sul modello di altre regioni o provincie autonome, come la Provincia di Trento. Ricordiamo infatti che i cittadini della valle del Mela sono sottoposti a un inquinamento senza limiti da parte di tali emissioni, che diverse note Arpa negli anni scorsi hanno indicato essere costituite in gran parte da idrocarburi provenienti dalla Raffineria di Milazzo. Tra l’altro si tratta di emissioni che potrebbero essere connesse, sulla base di alcune evidenze scientifiche, al grave eccesso di malformazioni congenite riscontrato nell’area. A tal riguardo ricordiamo al Sindaco Formica la sua funzione di massima autorità sanitaria locale, che gli impone l’obbligo di esprimere le opportune prescrizioni a tutela della salute pubblica nell’odierno riesame dell’autorizzazione della Raffineria”.