Messina Denaro in Calabria prima di rifugiarsi a Campobello: sarebbe stato protetto dalla ‘ndrangheta

Messina Denaro in Calabria prima di rifugiarsi a Campobello: sarebbe stato protetto dalla ‘ndrangheta

PALERMO – È emerso un dialogo del 3 settembre 2016 fra Nicola Accardo e Antonino Triolo, due membri della mafia di Partanna, inconsapevoli di essere intercettati. Durante la conversazione, Accardo rivela che Matteo Messina Denaro, il ricercato numero uno in Italia all’epoca, era stato in Calabria e poi era tornato. Questa informazione ha riacceso l’interesse degli investigatori sulla pista calabrese, che sembra essere stata l’ultima tappa della latitanza del padrino di Castelvetrano prima del trasferimento a Campobello di Mazara.

Secondo le ultime informazioni raccolte, Messina Denaro avrebbe trovato rifugio tra Lamezia Terme e Cosenza, dove avrebbe avuto diversi affari, tra cui traffico di droga, la realizzazione di un villaggio turistico e di impianti eolici. Si crede che abbia ricevuto protezione dalla ‘ndrangheta. Mentre la latitanza di Messina Denaro a Campobello sembrava normale, in Calabria gli investigatori pensano che abbia vissuto una latitanza simile a quella del suo alleato storico, Bernardo Provenzano, costretto a nascondersi e spostarsi frequentemente.

Rivelato parte dell’interrogatorio di febbraio

Durante un interrogatorio avvenuto lo scorso 21 febbraio in merito a un procedimento penale che lo accusa di estorsione aggravataMatteo Messina Denaro ha dichiarato di essere un ex agricoltore che ha perso la residenza a causa della cancellazione da parte del Comune, diventando così un apolide.

Messina Denaro sui suoi beni: “Non lo dico, non sono stupido”

Il capomafia ha ammesso di aver posseduto beni patrimoniali, ma di averli persi tutti, senza però rivelare se ne avesse ancora qualcuno. Queste le sue parole: “Se ancora ho qualcosa non lo dico, non sono stupido“.

Durante l’interrogatorio, il boss ha negato di avere soprannomi, dicendo che gli sono stati attribuiti negli anni dai giornalisti. Tuttavia, è risaputo che ne avesse due: “U siccu” e “Diabolik”.

L’ex latitante è stato accusato di aver minacciato la figlia di un prestanome, Giuseppina Passanante, e il marito con l’obiettivo di riavere un terreno a loro intestato fittiziamente. In merito a questa vicenda Messina Denaro ha negato ogni responsabilità, affermando di aver solo scritto una lettera per riavere ciò che gli apparteneva. Il capomafia ha anche affermato di non appartenere a Cosa nostra, di cui sarebbe informato solo tramite i giornali.