LIPARI – Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Barcellona, su richiesta della locale Procura della Repubblica, guidata dal Dott. Giuseppe Verzera, ha confermato il sequestro preventivo di un’area situata nella località Vallone Bianco, nella frazione Quattropani dell’isola di Lipari, operato di recente dai carabinieri della Stazione locale.
I due uomini coinvolti sono ritenuti responsabili di aver causato illegalmente un disastro ambientale attraverso l’esercizio non autorizzato di attività estrattiva di materiale pomiceo. Inoltre, il reato è aggravato dal fatto che l’azione è stata compiuta in un’area sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico.
Gli indagati, uno dei quali è il titolare e l’altro dipendente di una ditta che si occupa del recupero e messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi, sono accusati anche di deturpare le bellezze naturali e di gestire rifiuti senza autorizzazione. Si sostiene che abbiano depositato in modo incontrollato una notevole quantità di materiale inerte e rifiuti pericolosi all’interno dell’impianto di frantumazione, includendo copertoni di gomma dismessi per autocarri, serbatoi in plastica, lamierati arrugginiti, fusti di metalli danneggiati, componenti in plastica, cassoni e benna arrugginiti, nonché un’ imbarcazione cabina fuori uso e vari materiali metallici.
Le indagini svolte dai carabinieri hanno avuto inizio nel 2019 e hanno coinvolto servizi di osservazione e controllo, nonché l’acquisizione di informazioni sommarie e accertamenti tecnici. Tali indagini hanno rivelato che gli indagati, gestori di un impianto per il recupero e la messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi, in realtà svolgevano illegalmente l’attività di estrazione di pietra pomice dai costoni delle montagne circostanti. Dopo aver raffinato la pomice e mescolato il materiale con detriti edili, la commercializzavano a cantieri edili situati nell’Arcipelago Eoliano e ad altre ditte nella provincia di Messina.
Il sequestro odierno è il risultato di ulteriori accertamenti svolti su un’area di circa 8.300 mq, per la quale era già stato eseguito un sequestro all’inizio del mese di luglio, su ordine d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto. Tale misura era stata presa per evitare il pericolo imminente di crolli che avrebbero potuto causare danni irreparabili alla pubblica incolumità.
È importante ricordare che il procedimento si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari e che per gli indagati vale il principio di non colpevolezza fino alla sentenza definitiva, in conformità con l’articolo 27 della Costituzione.
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