“L’ora del caffè” di Gianrico e Giorgia Carofiglio

“L’ora del caffè” di Gianrico e Giorgia Carofiglio

L’immagine di copertina anticipa la specificità del quesito a due voci che il giro di pagina andrà a rivelare. Un uomo e una donna condividono un meraviglioso panorama a prima vista identico per entrambi. Così non è. Sebbene sia una visione di indiscussa bellezza, lo sguardo dell’uno suggerisce all’altro l’incanto sfuggito alla vista meno stupita della magnificenza di Madre Natura. Un battito ripetuto in due cuori può moltiplicare o sottrarre lacune viziate dall’ansia di vivere che provocano caduta certa.

Accade che l’ex magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, autore di romanzi e saggi sull’uso delle parole, e la figlia Giorgia, laureata presso l’University College di Londra in Teoria Politica, si ritrovino davanti allo stesso specchio genetico disposto a ritrarre le diverse vie di fuga della password di famiglia.

Edito da Einaudi, “L’ora del caffè” è un manuale di profonde riflessioni a quattro mani di un uomo e una donna prima che un padre e una figlia, due pianeti pensanti di quest’adesso in conversazione per generazioni incompatibili.

L'ora del caffè

Tra i due vissuti, l’arco temporale resta separato come traccia di una faglia dalle origini ignote. Sapersi simili per affinità di sangue ma decisamente opposti perché nuovo e innovativo è il corridoio che scorre parallelo alla vita cosciente del sè intimo e privato.

Davanti a due tazze di caffè le sinapsi si sfiorano e si rincorrono, non di rado capita di trovarsi al centro di un ragionamento senza uscita.

Si ritenta ancora. Si scrivono insieme le spigolature caratteriali equidistanti. Prendere l’anima in prestito da un altro te seduto accanto potrebbe servire a conciliare diversità poco convinte. Per una volta, il primo furto mentale della storia permetterebbe di sincronizzare due voci sulla stessa lunghezza d’onda.

I temi apparecchiati sul tavolo toccano argomenti avallati da pregiudizi ripetuti a iosa nella società moderna.

“Com’era possibile che interpretassimo le cose in modo così diverso, nonostante avessimo valori politici ed etici simili? Bisognava aprire una finestra l’uno nell’universo dell’altra, e viceversa. Ci abbiamo provato, argomento per argomento. Cercando una sintesi, capitolo per capitolo. Ci Piace pensare che nel risultato finale, frutto faticoso di scritture e riscritture, si possano intuire le diverse posizioni da cui siamo partiti e il movimento dialettico che le ha avvicinate, smussate, mutate”.

Le conversazioni fra due generazioni apparentemente incompatibili, insomma.

Sette temi sensibili si danno il cambio tra un sorso di caffè e uno sguardo d’intesa intellettuale disturbato da una critica fuori controllo.

Il disturbo mentale tormenta una reazione muta del disabile incastonato nel nucleo familiare che, pur di non esporre quella che secondo l’ignoranza sovrana si chiama “vergogna”, ripudia le cure. Dai drammi psicologici maturati in silenzio durante la pandemia (poi precipitati nella sintomatologia depressiva esplosa sulle ceneri del terrore provato), al piano alimentare oggetto di fazioni suddivise in palati carnivori, onnivori, vegetariani, vegani, etc.

Perché piegarsi alla tradizione che ti trasforma in un estraneo omologato alla brutta copia di te?

Se si desidera conquistare il valore, non è nella discriminazione che abita il vanto. I diritti hanno bisogno di esprimersi attraverso un consenso che si tenga distante da stereotipi sulla sessualità, il femminismo, la politica, tutte tessere di un mosaico condizionato da una manomissione sociale.

In prima analisi, ogni forma di comunicazione avvicina la soluzione più idonea alla parete divisoria che, a colpi di critiche invasive, ha raggiunto un’altezza sorda alla voce equa.

Alla stregua di un torneo di tennis, la parola salta sopra la rete perché sia presa e compresa dall’avversario che comunque condivide il tuo stesso campo. A partita finita vincerà lo scontro, il pubblico si alzerà in piedi per applaudire l’incontro.

Un dialogo tra padre e figlia del nostro tempo non poteva fare a meno di includere una parentesi sul fascino del web condotto sotto processo. L’ uso e l’abuso del linguaggio digitale fuori dal make up della rete, ha stravolto l’intero guardaroba della comunicazione off-line.

L’espressione “ok boomer” prende di mira le generazioni del ventennio dopo la seconda guerra mondiale. All’interno della locuzione “baby boomer” così discriminante, origina la radice di un albero dai rami svogliati pur di non confrontarsi con il suo compagno di foglie sempreverdi.

Se le fratture sono sanate con fili di noia, sarà dura convincere la parola a cambiarsi d’abito davanti a una tazza di caffè orgogliosa del suo aroma incompatibile.

sara