“Latte allungato con acqua”, cene e buco da 10 milioni: la doppia faccia della Lucia Mangano e di Corrado Labisi

“Latte allungato con acqua”, cene e buco da 10 milioni: la doppia faccia della Lucia Mangano e di Corrado Labisi

CATANIA – “Se fosse dipeso da loro, si sarebbe continuato a dare ai pazienti latte allungato con acqua, maglie di lana e scarpe invernali nel periodo estivo”. Una frase, pronunciata dai dipendenti dell’Istituto Lucia Mangano, che dà l’immagine del disinteresse da parte di Corrado Labisi nei confronti di chi si trovava all’interno della struttura per bisognosi dell’Istituto Psico-Pedagogico Lucia Mangano.

Il proprietario, insieme alla moglie, alla figlia e ad altri due collaboratori, è stato arrestato per appropriazione indebita di denaro e di fondi della Regione. Labisi, infatti, ha provocato all’azienda un buco di 10milioni di euro.

I soldi venivano utilizzati principalmente per scopi personali, gesto che ha rappresentato un doppio volto paradossale. L’uomo si proclamava paladino della giustizia e dell’antimafia per la carica di presidente dell’associazione “Saetta Livatino” e per l’organizzazione dell’omonimo premio intitolato al magistrato ucciso barbaramente dalla mafia.

E proprio per la realizzazione della manifestazione, però, sottraeva le risorse economiche alla Lucia Mangano, così da destinarle anche alla Pubblicompass, al fine di pagare servizi pubblicitari. Ma utilizzava i fondi regionali pure per soddisfare le richieste della moglie, della figlia e per pagare le cene ad amici.

Altre spese affrontate con i soldi destinati all’Istituto sono state quelle per l’Hotel Nettuno, in occasione di alcuni incontri e conferenze dell’associazione “Antonietta Labisi”, madre di Corrado, che ha impegnato la sua vita nell’assistenza ai minori e anziani nelle zone di degrado catanesi.

Per questo, spesso, per mantenere un buon livello e una qualità decente per gli assistiti, i dipendenti hanno più volte mostrato grande solidarietà con un’attività caritatevole encomiabile: “Se fosse stato per loro, avremmo potuto continuare ad andare avanti così”.

Decisive nella ricostruzione degli episodi e del modo di agire di Labisi sono state le intercettazioni e la documentazione sequestrata al suo commercialista.