L’Ajax ha riacceso il credo calcistico di chi non ci credeva più

L’Ajax ha riacceso il credo calcistico di chi non ci credeva più

Tecnica. Tattica. Leziosità. Gioco. Sono solo pochi aggettivi, ma in effetti non serve sbrodolarsi per parlare di una realtà in piena crescita come quella dell’Ajax, che, come obiettivo societario, ha quello di scendere in campo con giovani “canterani” (provenienti dal vivaio) e farli esplodere.

Perchè potranno anche non vincere, ma la UEFA Champions League 2018-19 verrà ricordata per il gruppo olandese. Talenti in vetrina che finiranno, come da anni a questa parte, nel mirino di squadre di un certo calibro. E poi la storia: 1-4 al Santiago Bernabeu per raggiungere i quarti di finale, spazzando via il Real Madrid. Poi 1-2 all’Allianz Stadium per raggiungere le semifinali, mettendo da parte la Juventus.

Una sconfitta che fa male al movimento calcistico italiano che, dopo l’ultima vittoria dell’Inter nel 2010, non ha più visto una squadra salire sul gradino più alto del podio. Ma, d’altronde, quando incontri queste squadre c’è poco da fare.

Merito di un modo di giocare a calcio totalmente diverso, semplice. Era anche quello che diceva una leggenda come Johann Cruijff:  “Giocare a calcio è semplice, giocare un calcio semplice è la cosa più difficile”.

Eppure, questo è successo. Esempio lampante il minuto 56 della gara di ieri a Torino: un tiki-taka disarmante partito dalla propria metà campo e concluso con il tiro (murato) di Ziyech. Passaggi di prima dove la Juventus stava solo a guardare. E non poteva davvero fare nulla. Si vada a vedere per credere.

È una vittoria, quella dell’Ajax, che ha anche del romantico: oltre all’ironia social per l’eliminazione della Juventus, alla ricerca maledetta della consacrazione in Champions, c’è chi usa un termine solo. Innamorarsi.

Quello che ha sempre contraddistinto i buoni giocatori dai fuoriclasse, è sempre stata la tecnica e l’essere decisivi: ma, ciò che differenzia il buon gioco dalla supremazia territoriale è la passione. Si può vincere anche 6-0 giocando male, ma l’Ajax ha vinto con una sola rete di scarto giocando benissimo. Senza perdere nel doppio confronto, segnando sia all’andata che al ritorno, rimontando per due volte lo svantaggio iniziale.

Sono considerazioni importanti, merito di gioiellini come De Jong, De Ligt, il già citato Ziyech, Neres, van de Beek messi in campo dall’importante ingegno di Erik ten Hag, allenatore dei lancieri.

Oltre a quest’ultimo appellativo, ce n’è un altro locale con il quale l’Ajax viene soprannominato: “Godenzonen”, “Figli degli Dei”. A volte, denominazioni del genere non sbagliano. Perché, allora, l’Ajax ha fatto innamorare gli appassionati di calcio? Quelli veri, chiaramente.

La risposta è una: per aver osato. ten Hag lanciato giovanissimi in campo senza paura, con personalità e carattere. Qualità assenti nella Juventus vista nel doppio confronto. Aver osato nel gioco e aver osato nella sfacciataggine. Quest’Ajax è stato sfacciato. E lo sarà anche contro Tottenham o Manchester City.

Nell’attesa di un sogno chiamato Wanda Metropolitano, che può anche non arrivare, ma viste le circostanze, sembra impossibile pensare che non possa accadere a prescindere