La “droga dell’Isis” si affaccia nell’Occidente: commercio e richiesta alle stelle

La “droga dell’Isis” si affaccia nell’Occidente: commercio e richiesta alle stelle

MONDO – La diffusione di una “nuova” sostanza illegale fa uno strano effetto, un effetto sconosciuto ai tanti ma che per alcuni rappresenta la quotidianità. Quello che colpisce di più è l’abilità di vendita che caratterizza determinate droghe, sia per i prezzi magari più abbordabili che per le modalità d’acquisto che stanno conoscendo metodi sempre più ingegnosi al fine di evitare grosse catture da parte delle forze dell’ordine.

La Siria torna a far parte della Lega Araba

La recente reintegrazione della Siria nella Lega Araba ha fornito al presidente Bashar al-Assad, sostenuto dalla Russia, vantaggi politici e diplomatici innegabili. Tuttavia, i negoziati sulla ricostruzione e il rimpatrio dei milioni di profughi fuggiti dalla Siria verso altre parti del Medio Oriente e del mondo dal 2011 sono solo agli inizi.

È opportuno sottolineare che il ripristino dei rapporti tra Damasco e la maggior parte dei paesi arabi e il consolidamento della cooperazione strategica con l’Iran sembrano spingere l’Unione Europea, i suoi paesi membri e gli Stati Uniti a adottare un atteggiamento più intraprendente nei confronti della questione siriana.

Il fenitillina: la droga dell’Isis che si presenta all’Occidente

Il fenitillina, conosciuto anche come Captagon, è un tipo di anfetamina poco noto al di fuori del Medio Oriente ed è diventato una fonte di reddito fondamentale per la Siria. Attualmente, il paese risulta essere il più grande produttore di questa droga. Il Captagon è stato ribattezzato come la “droga dell’ISIS” o la “droga dei combattenti” dopo essere stato trovato in uno dei nascondigli degli attentatori di Parigi nel 2015. Attualmente, diversi gruppi militari e combattenti contribuiscono alla sua distribuzione.

Secondo diverse fonti, il valore delle esportazioni di Captagon supera l’intero PIL della Siria, equivalente a tre volte il valore totale del traffico di droga dei principali cartelli messicani. Le anfetamine, in particolare il Captagon, vengono utilizzate dai combattenti per i loro effetti, che vanno dalla perdita di inibizioni alla resistenza al dolore e alla fatica. Chi la assume sperimenta un senso di onnipotenza e invincibilità, una sorta di pozione capace di alterare lo stato psicofisico umano.

Nonostante i continui arresti nel paese, la Siria si è trasformata in uno stato profondamente immerso nel narcotraffico evidenziato dalle presunte connessioni con il fratello del presidente Bashar al-Assad. Il presidente siriano ha negato ogni coinvolgimento, anche se è difficile credere che una tale quantità di droga possa essere esportata dal paese così liberamente.

L’eventuale coinvolgimento del governo siriano nel commercio di Captagon potrebbe avere importanti ripercussioni a livello internazionale, specialmente alla luce della recente riapertura del dialogo con molti paesi arabi, tra cui l’Arabia Saudita, uno dei principali mercati di vendita di questa droga. Un segno restyling negotiation è arrivato con l’invio di aiuti umanitari da parte del presidente saudita in seguito al terremoto che ha colpito la Siria a febbraio di quest’anno.

Qualche strascico di questo nuovo – per gli occidentali – stupefacente può essere conosciuto in termini diretti anche in Italia, soprattutto in Sicilia dove nelle ultime settimane si stanno intensificando gli sbarchi di migranti provenienti dall’Africa settentrionale senza tralasciare la parte prettamente orientale “capeggiata” dalla Siria, da diverso tempo costretta a convivere con conflitti interni e instabilità che spingono la gente a cercare fortune in “altri lidi”.

L’evoluzione nel rapporto droga-mafia

Focalizzandoci in Sicilia e in luoghi in cui ancora vige il cartello di “rispetto”, la droga è un campo su cui la mafia ancora investe, ma a cambiare sono le modalità attraverso cui è possibile reperirla. Così come tutte le cose, anche le organizzazioni mafiose più radicate hanno dovuto rivedere i loro “modus operandi” e, tra questi, spicca l’utilizzo di vari droni per far recapitare all’interno delle carceri dei cellulari perfettamente funzionanti ricchi di dati importanti da azionare sia dall’interno che all’esterno delle mura nemiche.

Insomma quello che si sta osservando in Iran riprende, per certi aspetti, alcune delle orme seguite dal sistema criminale mafioso, una collaudata catena di montaggio che spaventa i paesi confinanti e tutto l’Occidente.