“La cuntintizza” di Simonetta Agnello Hornby e Costanza Gravina

“La cuntintizza” di Simonetta Agnello Hornby e Costanza Gravina

Un libro scritto a quattro mani legate da un vincolo di sangue. Simonetta Agnello Hornby scrittrice di origine palermitana naturalizzata inglese, firma preziosa di molti romanzi ai primi posti nelle classifiche di vendita, questa volta accompagna la penna della nipote Costanza Gravina di Comitini, farmacista di professione, esperta nella preparazione e presentazione di piatti innaffiati da vini e cocktail sulle tavole di prestigio.

La tradizione siciliana vuole che il gineceo domestico abbia la mansione dell’allestimento dei pasti, un compito di Cuntintizza in virtù di una raccolta di memorie liberate dai cassetti di zie, nonne, cugine zitelle senza dote ospitate in casa dal buon cuore di un qualunque parente.

È Cuntintizza un grammo di felicità tenuto in vita il momento di un lampo, è Cuntintizza l’odore del caffè, voce fumante al primo vagito del giorno. Un sorso di piccola gioia per ossequiare il ritorno alla vita.

Beato sia il caffè, beata sia la mattina che si apre con il suo profumo. Fra il sonno e la veglia, fra sogno e realtà, mi piace pensare a quel ponte gentile che, amaro o zuccherato che sia, è pur sempre dolce, e con grazia dà pace ai pensieri“.

È Cuntintizza il taccuino di nonna Teresa, custode di ricette pazze per lo zucchero, fogli riesumati dallo scheletro di ricordi svolazzanti nel perimetro di una cucina. Pagine, schizzi, appunti scritti rigorosamente a mano, una lunga lista di ingredienti, impasti devoti alla tradizione di allegare il nome della cuoca o governante ideatrice della ricetta. Poche parole bastano a coprire assenze, a supplire mancanze:”quanto basta“, “procedere a occhio“, “proseguire a proprio gusto“.

La scrittura a due voci si esibisce nell’intesa perfetta di perquisire il cassetto della memoria a pagine alterne. Zia e nipote raccontano la Cuntintizza dell’una e dell’altra, prima che la breve emozione felice cada nel sonno ad occhi aperti. Si nutre di cose, persone, fatti, la Cuntintizza sceglie a caso il suo diletto, poi lo eleva agli onori riservati al tempio nostalgico. Il seme zelante della Cuntintizza sparge radici nei riti quotidiani moltiplicati più volte. Stirare la piega di una tovaglia fa risorgere i ricami che tornano ad offrire Cuntintizza alle mani operose.

Se da un futile fare l’emozione brilla nel petto, Cuntintizza è già qui, presente al richiamo del poco. Accontentarsi perché? Chiede lo sciocco. La saggezza in via di estinzione recupera forze con la Cuntintizza grata davanti alle minuterie della vita.

Simonetta Agnello Hornby ha un figlio disabile. Chi, come lei, vive la sofferenza della sua stessa carne, di Cuntintizza non potrebbe scrivere nè gioire del fremito breve. Lei però ha cercato il miele dove non cera, adesso è tutto suo, può averlo trovato ovunque, in una zolletta di zucchero o in un pezzetto di pasta reale.
Da piccola mi dicevano di mettere da parte i giocattoli per i bambini che non ne avevano, mi davano una puntina di pasta reale ed era il miocontentino‘”.

Se siciliana, la Cuntintizza è femmina, figlia del profumo di zagara affacciato sul mare. Sa di non poter nascondere la luce negli occhi alla vista del desiderio proibito. Conosce il torto di chi ha sempre deriso il suo breve successo, gli affamati dicono sia insapore la felicità monca di buona parte di sè, tanto che finirà nel generare una Cuntintizza malata.

Antichi segreti chiusi a chiave nel diario mentale di due, tre generazioni con le mani operose sulla tavola di marmo: impasto lento di uova fresche, zucchero, latte intero e farina, fino ad ottenere una lucida crema gialla “da godersi in tazze bollenti e profumate“. L’ aroma prende pieno possesso della casa, dopo qualche minuto il profumo diminuisce di intensità, poi scompare senza lasciare traccia. L’ attimo evaporato nel nulla è Cuntintizza. Lo è stata finché ha potuto offrire di sé.

Sono “piccole ragioni della bellezza del vivere“, ovvero cuore aperto a tutto il bene possibile ogni volta che il pensiero rallenta la corsa all’eccesso, di quel molto che ha nutrito la mente alla mercé del nulla, nemico della Cuntintizza come lo è l’attore di un gesto, uno sguardo, un’espressione maldestra, artefice di un progetto distruttivo della Cuntintizza d’altri.

Casa di Agrigento, casa di Palermo, campagna di Mosè, Cannameli. Sono i luoghi cari a Simonetta prima di essere lasciati in standby per il cielo plumbeo di Londra. Campagna di San Basilio, casa di Palermo sono le dimore settecentesche  dove Costanza è cresciuta. Lì dove zia e nipote sono nate, da lì zia Simonetta Agnello Hornby è partita per tradursi in una figlia adottiva del Regno Unito con la Sicilia nel cuore.

sara